Alberto Pizarro, alla guida del Bobby Gin di Barcellona, ha una carta con 200 gin e 5 acque toniche. Ogni preparazione, a partire dal classico Gin Tonic, viene esaltata con affumicature, infusioni e invecchiamenti
God save the gin. È il tormentone di Robert Gallower, cittadino inglese nato a metà degli anni Trenta, noto nell'ambiente con lo pseudonimo di Bobby Gin. Il suo destino è segnato fin dalla tenera età: il papà, con la scusa di tranquillizzarlo, immergeva il ciuccio nel Gin Tonic. Da giovanissimo Bobby Gin emigra a New York, lancia la moda del Gin Tonic servito nel ballon e diventa talmente famoso che al suo rientro lo nominano baronetto. Come i Beatles, solo che quella dello shaker era l'unica musica che Gallower conoscesse.
La storia che avete letto è inventata. È servita ai titolari solo per alimentare la leggenda del Bobby Gin, cocktail e lounge bar inaugurato un paio d'anni fa a Barcellona. Oltre la favola però c'è la sostanza. Quella che mette in campo sette giorni su sette l'head mixologist Alberto Pizarro, già finalista mondiale del World Class.
«Siamo specializzati nel gin. Nel nostro menù “ginebras” contiamo circa 200 etichette, che mescoliamo con cinque diversi tipi di acqua tonica. Il marchio di fabbrica del locale è il Gin Fonk, un metodo innovativo di elaborare il Gin Tonic. In pratica, prima di mescolare il gin con la tonica, facciamo in modo di enfatizzare le peculiarità dei vari distillati. Lavoriamo i vari gin con tecniche come l'affumicatura, l'invecchiamento, l'infusione, la macerazione o la miscelazione con fiori, frutta, spezie e radici». Hayman's Fonk, per esempio, è una miscela di Hayman's London Dry con liquore di gin Hayman's 1820, Chartreuse invecchiata in barrique, lime, bitter al pompelmo. A questa base si aggiunge acqua tonica Fever Tree. «Il Gin Tonic perfetto - sentenzia Pizarro - non esiste. È questo il motto del nostro locale che trovate scritto a lettere cubitali vicino al banco. Con le nostre proposte innovative puntiamo a differenziarci dalla massa. In Spagna tutti, e a qualsiasi ora, bevono Gin Tonic, noi forniamo l'alternativa. Lo facciamo con i drink, ma anche puntando al food pairing». Oltre alle tradizionali tapas il locale propone ogni mercoledì la serata Play Dinner, che consiste in una cena accompagnata da cocktail a base di rum, whisky e, ovviamente, gin. In totale si tratta di tre percorsi guidati di degustazione nei quali sono comprese otto specialità nel piatto e tre nel bicchiere. Agli ospiti il locale fornisce mappe molto interessanti. Nella sezione del menù intitolata alla “Bob Gin Family”, i gin sono segmentati secondo il loro carattere: floreali, erbacei, agrumati, equilibrati, speziati e vintage.
Il frutto del recupero
La proposta del locale fa il paio con la sua immagine fuori schema. In tempi in cui, almeno in Europa occidentale, i budget per realizzare locali sono ridotti ai minimi termini, l'Estudio Normal di Barcellona ha fatto del riciclo il filo conduttore del suo intervento. All'ingresso del Bobby Gin il visitatore s'imbatte in un banco realizzato con un mosaico di vecchie porte. Le sedute intorno al banco sono sgabelli da laboratorio, regolabili in altezza, mentre i tavolini a muro sono frutto del recupero di vecchie cassettiere. Alzando lo sguardo al cielo si notano altri particolari unici, come le cornici e le porte ridipinte che mascherano, con un divertente collage, l'impianto di areazione e insonorizzazione sul soffitto. Altro tocco di classe è il divano in pelle di recupero della zona lounge posta al termine del corridoio centrale. La seconda casa di Pizarro è un inno al gin, ma anche alla cultura del vintage.