Parliamo dei fruit bar, formula che sta conoscendo un vivace sviluppo grazie al franchising e ai nuovi stili alimentari. Format, specializzazioni e nuovi trend
Gustare alimenti freschi, salutari e di stagione, spesso anche “a chilometro zero”. Consumare le fatidiche 5 porzioni quotidiane di frutta e verdura in modo pratico e veloce. Fare il pieno di vitamine e antiossidanti in maniera pratica e divertente. Sono questi i plus che stanno trascinando, in tutta Europa, il successo dei cosiddetti “fruit bar”, locali dove frutta (e spesso anche verdura) sono il cuore di un’offerta molto ricca e variegata, che spazia dalla frutta ready-to-eat fino a succhi, frullati e smoothies realizzati al momento con materia prima fresca. Un nuovo segmento di mercato su cui hanno messo gli occhi anche grandi aziende, che appartengono sia al mondo del commercio che a quello della produzione. Come Starbucks che, dopo aver rilevato un’azienda di succhi di frutta, ha aperto a Washington il punto vendita di una nuova catena di bar dedicati alla frutta con l’insegna Evolution Fresh (www.evolutionfresh.com) che, nei piani della catena, possono arrivare a fatturare fino a un milione di dollari l’anno, poco meno delle vendite di uno Starbucks.
Multinazionali in concorrenza
Un’altra multinazionale che sta scommettendo su questo filone è Chiquita, che ha lanciato i Chiquita Fruit Bar (www.chiquita-fruitbar.com), un progetto in franchising già avviato in Germania, Belgio, Svizzera, Dubai e che in Italia è in fase di start-up. Declinato in tre differenti format (da 4,5 a 15 mq), offre succhi, shake, spremute, frappé, smoothies, gelati e insalate che vengono realizzati solo con frutta fresca davanti agli occhi dei clienti. Chiquita non è l’unica azienda produttrice di frutta ad aver debuttato nel mondo della vemdita al dettaglio. Qualche mese fa lo ha fatto anche Almaverde Bio (leader italiano nel biologico, www.almaverdebio.it) che ha aperto la prima frutteria bar Almaverde Bio all’interno di un centro commerciale di Castenaso, nel bolognese. Il locale, che è gestito da Camst, ha una superficie di 150 mq e offre un ampio assortimento di prodotti biologici, come frullati, macedonie e insalate, da consumare sul posto o da portarsi via grazie al comodo servizio di take away.
La carica dei format locali
In parallelo a queste iniziative, in molte città si stanno sviluppando e consolidando format locali, come Oranjuis a Lodi (www.oranjuis.it), FraGola (www.fragolaonline.it) e Spicchiricchi (www.spicchiricchi.it ) a Bologna, Jungle Juice (www.junglejuice.it) a Milano, e Frulalà a Venezia (www.frulala.com). Ci sono poi insegne che nascono con lo scopo di assumere una taglia nazionale, come Juice Bar (www.juicebar.it), già presente con i propri corner in aeroporti, centri commerciali, stazioni, palestre e centri direzionali, o come Fragole Carote (www.fragoleecarote.net) che ha già 7 punti vendita tra Lombardia e Piemonte. E altri operatori che di recente si sono votati al franchising, come Fruteiro do Brasil.Dunque a dispetto di alcuni disinvestimenti recenti (come Autogrill che ha chiuso i suoi fruit bar Gusto Frutta portandone l’offerta direttamente al banco bar), gli operatori credono che i locali che focalizzano la loro proposta sulla frutta in tutte le sue possibili preparazioni saranno un fenomeno duraturo. Da un lato, perché rispondono in modo edonistico ai diffusi bisogni di naturalità, freschezza e salubrità nell’alimentazione. Dall’altro, perché si rivolgono a un target ampio: quei 34 milioni di italiani che hanno mangiato almeno una volta frutta fuori casa, secondo uno studio del 2009 commissionato dal Cso di Ferrara a Gfk-Eurisko.
Frutterie storiche e lavorazioni
E infine perché, in una società “drogata” di novità, i fruit bar rappresentano un’innovazione reale nel fuori casa. Da quando, nel 1955, Viel ha aperto la prima frutteria di Milano se n’è fatta di strada. All’offerta classica di frullati, macedonie e gelati, si sono affiancati smoothies, frappé, snack di frutta e verdura da asporto, e menu che si rinnovano a ogni stagione per proporre sempre prodotti ed esperienze nuove. Una varietà favorita anche dall’uso non solo di frutta fresca (solo alcuni fruit bar la utilizzano in esclusiva) ma anche di frutta surgelata o semilavorata, che viene poi trasformata nel punto vendita. Del resto l’universo della frutta si presta a molte interpretazioni e consente anche di coprire diverse occasioni di consumo nell’arco della giornata.
In questi locali la frutta debutta a fianco dei tradizionali prodotti di caffetteria (caffè, cappuccino, brioche) per colazioni più sostanziose e ricche, altre volte si sposa a prodotti da forno e sandwich per light lunch e spuntini, oppure diventa protagonista di mix, aperitivi e after dinner. Un eclettismo che consente ai fruit bar di rivolgersi a target differenti: se quello principale restano le donne dai 25 ai 45 anni, molti operatori riconoscono che il lavoro di segmentazione dell’offerta ha permesso di soddisfare un pubblico più ampio: salutisti, sportivi, bambini, persone a dieta, bambini, chi vuole un’alternativa veloce al pasto ma non ama i fast food all’americana.