Rivive il Regno delle Due Sicilie. Succede all’Archivio Storico di Napoli, ricercato caveau ricco di memorie con al centro la mixology
di Alberto Ferraro. Foto di Alessia Gugliotta.
Via Scarlatti, zona Vomero di Napoli, quartiere di salotti antichi, culturali e aristocratici. In questi ambienti non è difficile trova quadri di Giorgio Vasari, Marco da Siena o di Salvator Rosa. Tra le location del quartiere brilla anche un locale: è l’Archivio Storico.
Nato dall’idea di alcuni investitori partenopei, si tratta di uno spazio che recupera memorie borboniche con quadri, cimeli, diplomi e bandiere che riportano al Regno delle Due Sicile, esistito fra il 1816 e il 1861. Un luogo sotterraneo (vi si accede da una lunga scala che si trova al piano della caffetteria che dà su via Scarlatti) e labirintico con una lunga teoria di sale e spazi, di cui cinque dedicate ai cinque re Borbone. Tutte arredate con gusto utilizzando abat-jour, tavoli, divani, sedute e complementi in stile moderno e neoclassico. Una stanza dentro l’altra che diventa una passeggiata nella storia. Una storia che incrocia anche la grande creatività dell’architetto e designer francese Philippe Starck a cui è ispirata la sala bar, con un’esplosione di quadri disordinatamente sistemati sotto il soffitto da cui pendono, tra le grandi e spesse e lavorate cornici, lampadari neri.
Qui è il regno di Alberto Ferraro, il bar manager. Una barba da generale borbonico e modi affabili e decisi. «Stiamo affrontando una sfida ambiziosa - spiega Ferraro -. Vogliamo riportare alla luce la tradizione borbonica nel bere, quella dei barman dell’Ottocento. Li chiamavano “acquavitari” e servivano grappe, liquori con un cesto attaccato al collo. L’acquavitaro miscelava e poteva contare su un mercato che già nel 1850 vantava circa 120 distillerie». Il bottigliere dell’Archivio Storico è la migliore testimonianza di questo impegno. L’Archivio presenta infatti numerosi liquori locali. Tra le diverse specialità spicca il rosolio, prodotto tipico dell’entroterra campano. Nella pratica si tratta di un’infusione alcolica di petali di rosa.
«Credo - aggiunge Ferraro - che la dimensione ideale di questo liquore sia da ricercare nel filone dei punch. Nei documenti storici che abbiamo visionato abbiamo trovato ricette che parlavano di un “O’Punch”, bevuto dai francesi di stanza nella Napoli ottocentesca». Ferraro utilizza il rosolio nelle preparazioni sour o creando basi per il Bloody Mary. Altro cavallo di battaglia dell’Archivio il Negroni, proposto in versione classica e accompagnato da taralli, o in versione smokey (servito con affumicatura di chiodi garofano): mix di gin, bitter, vermouth rosso, liquore messicano e whisky giocato sugli equilibri dolce e amaro tra le note affumicate del malto e quelle aromatiche donate dal liquore latino-americano. A proposito di Messico, Ferraro ha un altro asso nella manica che si chiama Mezcal&Nuvole ed è una miscela vigorosa e fresca al palato composta, oltre che dal distillato d’agave, da zucchero aromatizzato all’eucalipto, succo di lime, albume d’uovo lavorato con fiori d’arancio e liquore al pino mugo. Da non dimenticare che l’Archivio è molto di più di un “premium bar” e a complemento c’è un articolato menu (che va dalle tapas ai dessert) e una wine list di tutto rispetto.