Per il momento aperitivo è tempo di tornare all’essenziale

L'editoriale del numero di novembre 2025 di Bargiornale a firma dei vicedirettori Andrea Mongilardi e Stefano Nincevich

L’aperitivo non è morto: ha solo cambiato il tono di voce e smesso di urlare. Sta per chiudere il suo 2025 con meno rumore e più consapevolezza. I consumi si fanno più selettivi, il portafoglio è attento e la sensibilità salutista invita a bere con misura. Il risultato? Qualche drink in meno forse, ma più pensato. Meno “booze”, più esperienza. Dopo anni di proposte scenografiche il pubblico è a caccia di autenticità. Non cerca effetti speciali alla Steven Spielberg, ma emozioni vere. Si beve per stare bene, non per fare i gradassi del saloon. E si sceglie il bar come si sceglie una compagnia: per come ti fa sentire, non solo per ciò che mette nel bicchiere.

È finita l’era dell’aperitivo come status symbol: (ri)comincia quella dell’aperitivo come relazione. Il buffet, un tempo monumento alla confusione, si ritira. Al suo posto arrivano piatti identitari, condivisi, coerenti con l’anima del locale. L’abbinamento food & drink non è più un matrimoni di convenienza, ma una storia d’amore ben scritta: ingredienti locali, piatti semplici, riconoscibili, spesso da mangiare con le mani, perché la convivialità non ha bisogno di posate. Il trainer bar chef Filippo Barracano di Ad Horeca spiega che la formula vincente unisce velocità, coerenza e percezione di valore. Tradotto: meglio tre taralli sinceri che un buffet che sa di tutto e di niente. Sul fronte beverage, meno orpelli e più attenzione all’operatività. La miscelazione torna alla sostanza: highball, sode profumate, gradazioni moderate e tanto ghiaccio buono. È il ritorno dell’essenzialità, ma con cervello: “less is more” non come moda, ma come metodo.


Il Quanto Basta di Lecce, protagonista
della copertina del numero di novembre 2025 di Bargiornale, è il manifesto di questa evoluzione. Diego Melorio e Andrea Carlucci hanno fatto della loro strada una sala da bar. Nessun tappeto rosso, solo un banco e un’idea chiarissima: l’ospitalità non si misura in litri, ma in gesti. Appena l’ospite si siede arrivano acqua, patatine, taralli e olive. Nessuna strategia, solo educazione liquida. «Il cibo copre il 3% del fatturato, ma il 100% del benessere», scherzano. Il loro è un bar pop e colto allo stesso tempo, dove un Whiskey & Soda vale quanto un qualsiasi altro classico, se dentro c’è l’idea giusta. In un mondo che complica tutto, loro hanno deciso di semplificare. «Abbiamo imparato che il segreto non è stupire, ma far stare bene. Il bar è un posto a cui si appartiene», dicono. E in effetti, chi passa dal Quanto Basta non entra per dissetarsi: entra per sentirsi parte di una storia con il ghiaccio dentro. Anche Baritalia nel 2026 diventa Ultra Baritalia: non un invito a esagerare, ma ad andare oltre con equilibrio. Il riferimento è storico: il punch, la madre di tutti i cocktail, cinque ingredienti perfetti nella loro misura. Un vero paradigma per chi è del mestiere.

L’aperitivo cambia pelle, ma resta lo specchio del bar italiano: artigianale, sociale, imperfetto quanto basta. Con dentro la voglia di stare insieme, di condividere, di essere - come direbbe qualcuno - “felici a sentimento”.

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