Il tocco local di Hard Rock Cafe Milano

Hard Rock Cafè Milano 4
Drink list blindata - ma con qualche concessione local in omaggio all'italianità - e tanto culto del servizio: a poche settimane dal soft opening di Hard Rock Cafe Milano il bar manager Fabiano Erbaggi racconta come ha impostato il servizio

Negroni, Negroni Sbagliato, Americano, Spritz. Poi i vini di Cantina Urbana, che nascono in città, in via Ascanio Sforza lungo il Naviglio Pavese. L'italianità fa capolino qui, in un angolo del menu beverage dell’Hard Rock Cafe Milano, per il resto dominato dai signature cocktail della catena come Hurricane, Classic Caribbean Mojito, Bahama Mama. Placata la sete, ecco tutti i classici piatti tex mex che i frequentatori degli Hard Rock di tutto il mondo conoscono bene, dal Legendary Burger alle Famous Fajitas, preparati, però, con carni italiane. Notizia: anche sul fronte food potrebbe arrivare, con l’autunno, qualche concessione alla cucina milanese.

Tra memorabilia e culto del servizio

Intanto, a creare l’atmosfera da vero Hard Rock pensano i memorabilia alle pareti. Alzando gli occhi dal bancone si incontrano il reggiseno in pizzo di Cher o una batteria dei Negramaro, tutta bianca, o ancora una chitarra di Eddie Van Halen e un paio di scarpe di Bruno Magli appartenute a B.B. King, la giacca dorata di Michael Jackson e l’intimo di Madonna indossato durante il suo “Who’s That Girl” World Tour del 1987. Sempre puntando in alto, ecco l’insegna con lo slogan LOVE ALL SERVE ALL.

«Puntiamo molto sulla musica dal vivo»

In via Dante ha aperto da meno di un mese questa quinta location italiana della catena, dopo Roma, Firenze, Venezia e Verona. Più di 800 mq proprio lungo il flusso di turisti che si spostano dal Duomo al Castello Sforzesco e viceversa; al piano terra circa 60 mq di negozio – con una piccola collezione dedicata a Milano – poi un salone con un piccolo palco per la musica dal vivo e un banco bar impreziosito da marmi e inserti dorati. Al piano superiore un banco bar identico nel design, ma più grande, e una seconda sala con un altro palco. «In tutto 300 coperti e presto se ne aggiungeranno altri 50 circa all’esterno, appena avremo l’autorizzazione per il dehors», ci spiega Giampiero Pelle, ceo di Rock Group Italy, la società che ha aperto l’Hard Rock Cafe milanese in franchising (gli altri pdv sono a gestione diretta della catena). «Siamo aperti dall’ora di pranzo fino a mezzanotte. A regime contiamo di arrivare a 500-600 coperti serviti al giorno e di avere 2-3 serate a settimana dedicate alla musica dal vivo, spaziando dal jazz al rock, dal pop al – perché no – rap. L’immaginario mitico legato alle grandi icone del pop e del rock è ancora vivo e resta la firma del nostro locale, ma nulla ci vieta di aprirci anche a movimenti musicali più vicini ai giovanissimi. Sogno una inaugurazione in pompa magna, in settembre, e mi piacerebbe vedere via Dante chiusa per una serata tutta nostra, con un grande evento musicale dal vivo».

«Dal bar arrivano grandi soddisfazioni»

Intanto, dopo due anni di attesa perché si liberasse la location perfetta e un gran lavoro di training al personale (circa 100 persone), il lavoro dietro i due banconi bar e in cucina ora è frenetico. I numeri delle assunzioni sembrano raccontare un piccolo miracolo, visti i tempi di enormi difficoltà per tutto il settore nel trovare e trattenere personale. «Abbiamo fatto recruiting con grande attenzione», spiega Pelle, «e la maggior parte delle candidature sono arrivate in modo spontaneo, sia online che grazie agli annunci esposti qui fuori prima dell’apertura. Offriamo regolare contratto di assunzione e quanto a livello di retribuzione ci collochiamo nella fascia medio alta del mercato».

Fabiano Erbaggi
Fabiano Erbaggi, Operations manager dell'Hard Rock Cafe Milano

A dare l’impronta organizzativa alle operazioni in ambito beverage c’è Fabiano Erbaggi, 32 anni, abruzzese, lunga esperienza a Londra dove ha vissuto 8 anni lavorando in pub e ristoranti della City per diventare in seguito General manager di uno dei locali della catena di cocktail bar Be At One. Tornato in Italia è stato Operations manager presso Pokéria by Nima, per poi arrivare in Hard Rock Cafe Milano nello stesso ruolo. «La drink list è ovviamente quella classica, aderente ai dettami della catena». I signature – come il già citato Hurricane o lo Sparkling Blue Hawaian – sono in carta a prezzi che variano dai 11,50 euro ai 12,25, a 17,95 con il bicchiere brandizzato da collezionare. «Abbiamo aggiunto una piccola parte di offerta che riporta il tutto nella dimensione italiana, da "aperitivo alla milanese" con Negroni, Negroni Sbagliato, Americano e Spritz. Per il vino “della casa” abbiamo scelto le etichette Metro e Tranat di Cantina Urbana, che si affiancano a qualche altra selezione in rappresentanza di Friuli, Trentino, Toscana e Veneto».

Accompagnare il cliente passo dopo passo, senza risultare invadenti

Erbaggi ha organizzato con precisione il lavoro dei 10 bartender che coprono tutti i turni dei due bar. «I ragazzi hanno seguito un training di 2 settimane prima dell’apertura, con trainer esperti di Hard Rock che hanno trasmesso loro tutti i dettagli delle modalità di servizio. La sfida più grande, prima ancora dell’organizzazione del bar, è proprio questa, per tutti noi: entrare appieno nella cultura di servizio di questa grande realtà. Dobbiamo attenerci alle regole operative con scrupolo. Ogni passaggio è un pezzo del puzzle che va a comporre la qualità del servizio, importante tanto quanto la qualità dei cocktail. Arriva il cliente, ci si presenta, lo si accoglie, si mette subito sul banco un tovagliolino, si suggerisce un drink tenendo sempre d’occhio la sua disponibilità ad accogliere suggerimenti, per non andare mai oltre o risultare invadenti. Lo chiamiamo feel the vibe, saper interpretare il mood del cliente. Insomma, un percorso operativo da rispettare e che ci permette di rappresentare il brand Hard Rock Cafe. Da non vedere come un limite, perché siamo comunque professionisti dell’ospitalità e uno spazio per improvvisare c’è sempre».

«Dal bar arrivano grandi soddisfazioni»

«Ad oggi il bar porta il 30% del fatturato f&b», spiega il ceo Giampiero Pelle, «e ci sta dando belle soddisfazioni, considerando che non abbiamo offerta di colazioni è un risultato ragguardevole». La prova del nove verrà in settembre, naturalmente. «Per ora stiamo intercettando un flusso importante di turisti, naturalmente, ma anche di milanesi. Registriamo una buona risposta della città», conclude il manager, mentre con una punta di orgoglio mostra la Fender Telecaster bianca firmata da Ligabue e due chitarre acustiche appartenute ad Andrea Bocelli e a Bob Dylan. La gestione dei memorabilia di Hard Rock Cafe è una storia a parte: sono ufficialmente di proprietà della catena, che li assegna e li distribuisce ai vari locali in tutto il mondo, lasciandoli per tempi molto lunghi, e chissà che in magazzino non ce ne siano abbastanza per impreziosire le pareti di altri Hard Rock Cafe in Italia nel prossimo futuro.

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