Distillati e liquori gentili da birre doppio malto

Per dessert e finepasto c'è un recente rilancio di distillati e liquori e base di birra che si distinguono per varietà di gusti e per una più facile metabolizzazione.

Controllo dell'evoluzione del distillato in cantina courtesy by Distilleria Sibona

La distillazione della birra è una pratica diffusa in Nord Europa, dal Belgio (eau de vie) alla Germania (bierbrand), e negli Stati Uniti, ma ha bisogno di elementi certi: quantità di prodotto base (rapporto 8 parti di birra per 1 parte di distillato), tipologie aromatiche o doppio malto, impianti di distillazione dedicati, grado alcolico minimo di 38% e nessuna aggiunta d’alcol (Ce n. 110/2008).

In Italia i distillati di birra rientrano nella categoria “acquavite di cereali” e, insieme ai liquori a base di birra, stanno vivendo un felice momento creativo e di consumi, da Bierbrand Theresianer (41%), a L’Esprit (40%) e L’Esprit de Nöel (40%) di Baladin, ai distillati Weisse, Raaf e Rossa di Birradamare (gruppo Molson Coors Brewing Co.), ai distillati Classico e Barricato di L’Olmaia prodotti dalla Microdistilleria Alboni di Colle Val d'Elsa (Siena).
Antesignani del settore sono stati la piemontese Mazzetti d’Altavilla con Acquavite di Birra e il distillatore veneto Vittorio Capovilla che (dal 1995) ha puntato sulle doppio malto poco luppolate e non filtrate Theresianer producendo tre Bierbrand (bianca 42% e due invecchiate 5 anni, da 46% e 52%): «Essendo gentile e rotondo, il distillato di birra è di facile beva e viene metabolizzato facilmente, perché non contiene metanolo o residui di conservanti come l’anidride solforosa». Una soluzione ideale per accompagnare un dessert a base di cioccolato o frutta, come digestivo finepasto o come bevanda da conversazione.

L’opportunità di mercato non è sfuggita ad altri distillatori e birrai, come la piemontese Sibona con Distillato di Birra 2.1 (da birra doppio malto, 38%) e la friulana Bepi Tosolini con Acquavite di Birra (da mix di tre birre, 40%). Ma la creatività italiana è andata oltre, utilizzando l’arte liquoristica. Il piemontese Teo Musso di Baladin, insieme con Dennis Zoppi e Giacomo Donadio, ha messo a punto un prodotto originale come Amaro (altro mix di botaniche infuse sempre in birra Xyauyù, 20%).
Insieme con Genziana Distillati, il birrificio trevigiano 32 Via dei Birrai ha presentato l’amaro alla birra A+B Ambedue (mix di erbe e birra ambrata Nebra, 25%). Ultima novità italiana di settore: la bellunese Riso Sake propone Hope, distillato di riso (10% alc) che utilizza luppolo e lieviti American Ipa in aggiunta al tradizionale lievito koji.

Ma non mancano due altri interessanti esempi limited edition come Fernetic (mix di erbe aromatiche in Imperial Black Ale, 8,4%) realizzata dalla birreria artigianale Forbidden Root di Chicago (Usa) con l'impiego delle erbe aromatiche utilizzate da F.lli Branca per il suo celebre digestivo. In Svizzera invece c'è stato un tentativo sperimentale come Herbaliser, realizzato dalla Brauerei Unser Bier di Basilea con l'impiego dello storico mix di 13 erbe Ricola in birra spice.
Tra i tanti prodotti esteri sul mercato, citiamo Esprit d'Achouffe, distillato della belgian ale Chouffe della birreria Duvel Moortgat (Belgio) che ha dato vita di conseguenza anche al liquore al caffè Chouffe Coffee (60% alc) che utilizza lo stesso beer spirit come base.

Ultima curiosità. Per aromatizzare i propri Irish Whiskey, Jameson (gruppo Pernod-Ricard) utilizza botti che hanno contenuto birra stout e birra Ipa: Jameson Stout Edition e Jameson Ipa Edition. Una vera nemesi per quei birrai che aromatizzavano birre in botti che avevano contenuto a loro volta distillati aromatici.

 

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