
Sette bicchieri, sette storie. Un Veneto che parla al mondo. Ci sono competizioni che sembrano gare di velocità e altre che diventano romanzi corali. L’AkademyLab 20/20 Global Cocktail Competition by Rossi d’Asiago appartiene alla seconda categoria: un mosaico di voci, gesti e sapori che, invece di contendersi solo il podio, hanno raccontato un’unica grande storia fatta di ospitalità e identità. Dentro i bicchieri, i brand della casa madre - dal Kranebet Botanic Gin, con i suoi sentori balsamici da bosco in quota, ai liquori Volare nelle sfumature più ardite (dal Lychee al Red Cinnamon, dall’Espresso Coffee al White Cacao) - hanno fatto da collante tra i finalisti provenienti da tre continenti. E mentre scorrevano i drink, la giuria (con me accanto agli esperti Michele Di Carlo e Danilo Bellucci) prendeva appunti che erano più racconti che voti.
Le storie liquide dei finalisti
Un esempio? Il Tiramisuper Asiago di Michele Pedrett, vincitore e bar manager al Cape of Senses di Torri del Benaco (Verona), era più di un cocktail: era il tiramisù in versione liquida, vellutata e avvolgente, che correva verso le papille dei giudici come il Diavolo Rosso del ciclismo. Un dolce da condividere, capace di sciogliere la distanza tra dessert e dopocena.
Diverso ma complementare il “regalo floreale” di Alex Gill, quel Roses in December che invitava a sfogliare un ricordo petalo dopo petalo, lasciando che Kranabet botanic gin, il succo di rosa e lime chiarificato e il Volare Lychee danzassero insieme con grazia invernale. Un grande impatto anche dal punto di vista estetico. Gill, infatti, ha quel “magic touch” di chi è passato dal mondo della fotografia prima di approdare al bar.
E poi c’era Anastasia Kazarina (Lettonia), appena ventidue anni, con le sue Note di Natura: un cocktail che sembrava un poema fatto di gin che canta la primavera, liquore alla banana che risponde col tropico e succo di carota per la par condicio. Un drink innocente e deciso insieme, come un bruco che sa già di farfalla.
Più matura, quasi intima, la proposta della lituana Rūta Klemkaitė, che con la sua Regina d’Essenza ha trasformato un bicchiere in fragranza: elderflower, cacao e gin intrecciati come un profumo da indossare sulle labbra, un omaggio dichiarato, anzi una lettera d’amore, per Laura Bosetti Tonatto, la più grande esperta italiana di profumi.
La Sardegna di Elisa Locci (Forte Village Resort) si è materializzata in Dopo, un tè, di più, un punch: gin, cannella rossa e miele, serviti in tazza da tè con accanto un cucchiaino di gel ricavato dagli scarti. Un invito alla lentezza, un after che diventa rito che ci è stato servito all’ora del “tea o’ clock”.
Dalla Cina, invece, Zini Xue ha portato un’idea di ospitalità totale: Country Road, Take Me Home era cocktail e pairing insieme, whiskey e Volare Triple Sec da un lato, le tradizionali costolette agrodolci dall’altro. Il risultato? Un viaggio che accorciava la distanza tra Asiago e Chongqing in un paio di morsi e sorsi.
Più teatrale ma altrettanto incisivo il bicchiere della concorrente ucraina Olha Tochka, A Fuoco: aquavit, pesca, ananas e Prosecco in un crescendo che sembrava un fuoco d’artificio controllato, acceso ma elegante, chiuso da una chiave di cioccolato per aprire il sipario del gusto.
Dare forma a un’icona senza tempo

Tra queste storie liquide, Pedrett ha avuto il merito di dare forma a un’icona senza tempo. «Gli ospiti sono la mia fonte di ispirazione - racconta -. Sono loro a lanciarmi sfide, a chiedere sempre qualcosa di nuovo. Io li uso come complici, ma complici felici. E il bello è vederli stupiti al primo sorso». Pedrett parla con la naturalezza di chi vive il bar come una vocazione più che un mestiere. «Ho iniziato a 14 anni e oggi, a 38, non ho mai smesso di divertirmi. La musica e l’arte sono parte del mio lavoro: ogni drink è un quadro che ha bisogno di una cornice, e quella cornice è l’ospitalità».
Così il Tiramisuper Asiago - costruito mattone per mattone con Kranebet Botanic Gin, Volare Espresso Coffee, Volare Butterscotch, Amaretto e White Cacao, completato da panna montata e cacao amaro - non è soltanto una ricetta vincente, ma una dichiarazione: la tradizione può essere liquida, la memoria può essere condivisa, e un cocktail può essere super. SuperAsiago.
La ricetta
Tiramisuper Asiago (foto cocktail) di Michele Pedrett, Cape of Senses, Torri del Benaco, vincitore AkademyLab20/20 Cocktail Competition by Rossi d’Asiago
Ingredienti:
30 ml Kranabet Botanic Gin, 30 ml Volare Espresso Coffee, 10 ml Volare Butterscotch, 5 ml Volare Amaretto, 5 ml Volare White Cacao, top di Floating Shaked Double Cream
Tecnica:
build
Guarnizione:
spolverata di cacao amaro
Bicchiere:
old fashioned.
La voce del Ceo Nicola Dal Toso

«Non abbiamo assaggiato un solo drink mediocre. Ognuno aveva una storia, un suono, un’emozione da trasmettere. È questo che rende grande la mixology: non solo tecnica, ma narrazione». Così Nicola Dal Toso, Ceo e vicepresidente di Antiche Distillerie Riunite – Rossi d’Asiago, sintetizza lo spirito della competizione.
«Il territorio per noi è imprescindibile: Asiago è radici, memoria, rinascita. L’Akademy stessa è stata costruita con il legno della tempesta Vaia. Al tempo stesso guardiamo al mondo: vendiamo in 55 Paesi e vogliamo che i nostri prodotti siano una lingua comune. Il bartender è il nostro traduttore: prende il Kranebet, i Volare e li fa parlare con accenti diversi».
E sul futuro: «L’anno prossimo torneremo ad Asiago con un’edizione ancora più globale. Vogliamo più voci, più lingue, più emozioni. Perché un cocktail non è mai solo un drink: è un racconto che si beve».
