
Quale modo migliore per celebrare il traguardo dei 10 anni se non inaugurare un nuovo mixology lab? Un modo per promuovere ancora di più (se ce ne fosse bisogno), l'unione fra bar e cucina, in un posto come Locale Firenze, 36° posto dei World’s 50 Best Bars, che da sempre ha una doppia anima di cocktail bar e ristorante, promuovendo il verbo del food&cocktail pairing. Inaugurazione ufficiale prevista per il 15 settembre, giorno in cui Locale Firenze spegnerà le dieci candeline, per il nuovo spazio denominato Labo-ttega, realizzato nelle sue suggestive cantine sotterranee del Trecento.

Definirlo mixology lab è tuttavia riduttivo: è uno spazio in cui le due squadre guidate dall'executive chef Simone Caponnetto e dal bar manager Fabio Fanni si potranno confrontare, proponendo percorsi che mixano sapori liquidi e solidi, sublimando il concetto di food&cocktail pairing: masterclass esclusive, esperienze gastronomiche e di mixology (su prenotazione, al costo di 65 euro a persona), eventi privati focalizzati sull’innovazione e la sperimentazione sugli ingredienti. Qualche esempio? Il drink Maiale e pesche (un Milk Punch a base di Marsala, whisky, pesca, mela, fondo bruno di maiale e latte), affiancato alla Terrina di maiale, che valorizza il quinto quarto dell'animale.
Anche il nome Labo-ttega non è casuale: nasce dall’unione di laboratorio e bottega, prendendo spunto dalla tradizione fiorentina, dove la bottega non era solo un negozio, ma un centro di apprendimento, produzione e creatività. Si "andava a bottega" per imparare e sperimentare, con la supervisione di un maestro.
«Labo-ttega - commenta Fabio Fanni - ci offre la possibilità di sperimentare ancora di più, utilizzando tecniche come la fermentazione e la nostra già vasta produzione di miso, kombucha e amazake. Non si tratta di bere un semplice drink, ma di vivere un’esperienza sensoriale studiata con coerenza, precisione e rispetto per ciò che il territorio offre in quel momento dell’anno». Lo scambio fra bar e cucina è il fulcro del progetto, per lo chef Simone, che aggiunge: «Con questo percorso voglio celebrare il valore dell’ingrediente originale, riscoprendo materie prime dimenticate, come il vero zafferano toscano, il miele autentico e i fagioli zolfini».


