
Martina Hlinova avrebbe da essere ascoltata per ore, mentre racconta con evidente passione i dettagli storici e sociopolitici di Bratislava e della sua Slovacchia: è la proprietaria di Flagship, un ristorante con birrificio che occupa le pareti di uno dei monasteri più longevi della nazione (tanto da dover chiudere necessariamente alle 22 come vincolo comunale). Quando arriva a parlare della Bratislava nuova, europea, si gira per ringraziare «voi che state facendo un lavoro meraviglioso per cambiare le abitudini di consumo in meglio, qui».
Questo "voi" è rivolto a Stefano Cattaneo e il suo team, che sotto l'egida del mitico Erik Lorincz dal 2018 guidano l'Antique American Bar; in quello stesso anno Cattaneo, che parla fluentemente slovacco per eredità materna, vinceva la Campari Bartender Competition e iniziava un percorso di spessore assoluto già da giovanissimo (oggi ha appena 28 anni). L'Antique American Bar è infatti il baluardo della miscelazione classica in una terra storicamente dominata dal consumo di birra (una pinta di leggendaria pivo costa meno di due euro), e il lavoro che si continua a fare sul consumatore è enorme: «È comprensibile, chi visita la Slovacchia viene per bere il prodotto nazionale: ne abbiamo anche noi, solo in bottiglia, ma preferiamo continuare a spingere sulla miscelazione e piuttosto mandiamo chi lo preferisce a provare esperienze migliori in qualche birreria particolare».
L’esordio dei twist
Bratislava, d’altronde, rimane «un'incognita», prosegue Cattaneo. «È una capitale ed è divenuta molto più multiculturale, si viaggia di più, si guadagna di più e lo vediamo noi nello specifico che non siamo certo il luogo più economico in città (prezzo medio di un drink 12€, ndr). È ancora una fase di esplosione per i cocktail bar, quando siamo entrati nei 50 Best per la prima volta gli ospiti venivano comunque a chieder “un buon gin tonic” ed è ancora tutto sommato così». Non a caso, per i primi sette anni di vita, l'Antique ha lavorato esclusivamente con i classici; soltanto lo scorso anno c'è stato l'esordio di alcuni twist, leggeri ma identitari, in una carta cocktail arricchita dalle stupende fotografie del mitico Karol Kallay: la Pina Colada è per esempio a base whiskey, il Bloody Mary prevede del mezcal.
Un salto in avanti con il nuovo menu
Il nuovo menu, in procinto di essere lanciato, sarà finalmente un salto in avanti, quanto meno nella complessità del messaggio e nel filo conduttore delle ricette: rimarranno esclusivamente twist on classics, accomunati però dal tema dei movimenti artistici, per celebrare “eleganza e il più generale, e importante, concetto del less is more”. Dal Rinascimento alla pop art, ciascun drink avrà il nome di un artista, con annessa descrizione dei dettagli storiografici e tecnici che hanno portato Cattaneo e il suo team a includere quei personaggi in lista. Rimangono, infine, i leggendari vintage cocktails, apparsi fin dal giorno uno e realizzati con prodotti ormai fuori mercato: un Daiquiri da questa sezione, miscelato con un Bacardi degli anni Dieci, si aggira sui 500€.
Più che di un’affermazione, in ogni caso, si potrebbe parlare di una estensione della tradizione che ha visto la Slovacchia e i Paesi limitrofi come fucina di talenti cristallini: oltre a Lorincz, i vari Stan Vadrna, Alex Kratena, Marian Beke sono nati tutti nel giro di pochi chilometri, poi affermatisi ovunque nel mondo: «Sono arrivati in vetta perché hanno avuto il coraggio di sporcarsi le mani e mettersi in gioco all’estero, quando qui non c’erano ancora opportunità; Erik è stato forse il primo a provarci nella sua terra d’origine», dando quindi luce verde alla costruzione di una comunità che oggi conta anche lo Sky Bar e il Mirror Bar del Carlton Hotel come luoghi di miscelazione di livello. Ma a proposito, il movimento locale è in salute? «Intanto possiamo dire che è in crescita e che è sfidante. Forse potremmo impegnarci di più per creare una rete più solida, mettere da parte l’ego e guardare nella stessa direzione. Il margine c’è».


