The Gin Corner non è solo il bar dell’hotel Adriano di Roma, ma il tempio dei nuovi gin-maniaci con oltre 60 specialità in carta. E un grande ritorno: il Gin&Tonic
Un piccolo bar d’albergo che diventa un ritrovo per appassionati di gin. È da un’idea dei proprietari dell’hotel Adriano di Roma che è nato il primo Gin Corner d’Italia. Un concept che potrebbe diventare una specie di format ed essere riprodotto anche altrove. Cinquanta posti a sedere, ma i numeri possono più che raddoppiare se si prendono in considerazione le sale attigue, tanto che all’inaugurazione del 10 giugno scorso erano presenti più di 200 persone. Un arredamento moderno, tutto giocato sui toni del bianco e del nero e un lungo divanetto a scorrere sulle pareti, che ricorda un po’ lo stile yacht. Prima di accedere alla sala c’è il bancone, alle cui spalle si trova in bella mostra l’intera esposizione delle etichette di gin presenti. L’idea è che chi arriva passa prima per il bancone, fa due chiacchiere con il barman, sceglie cosa bere e poi si accomoda. Per realizzare questo progetto Barbara Ricci, titolare sia dell’Adriano che del neonato bar, ha chiamato a raccolta due famosi bartender della capitale e ha chiesto loro di selezionare più di sessanta etichette da gin in tutto il mondo. Così Patrick Pistolesi e Federico Tommaselli hanno creato la carta del Gin Corner, suddividendola in cocktail classici, premium e superpremium (proposti rispettivamente a 9, 12 e 15 euro e caratterizzati sulla drink list da tre fiches di tre diversi colori che riprendono il logo del locale).
Referenze internazionali
Le categorie identificano i distillati in base alla loro rarità e alla difficoltà di reperimento. Molti di questi, infatti, sono in edizione limitata, provenienti da piccole produzioni non necessariamente delle zone di vocazione del gin, anche se sono stati volutamente esclusi i gin “distillati in casa”, nonostante in America questa pratica sia diventata una moda. La metà delle bottiglie sono London dry provenienti da Inghilterra e Scozia, le restanti si dividono fra referenze americane, francesi, spagnole. I più curiosi sono il Monkey 47, realizzato in Germania, nella regione della Foresta nera, laddove il 47 indica il numero dei “botanicals” presenti; nonché il Dol Gin, una chicca proveniente dalle Dolomiti, per la precisione dall’Alpe di Siusi, che peraltro è l’unica etichetta italiana presente in carta. La formula, neanche a dirlo, ruota tutta attorno al gin. Per i clienti, naturalmente, anche la possibilità di chiedere qualcosa di diverso, ma come dice Barbara Ricci: «Il resto è intenzionalmente marginale». Pochi, dunque, i cocktail in carta, a cui si aggiunge la fantasia dei bartender, autorizzati a realizzare anche creazioni esclusive in base alle richieste dei clienti.
Tasting in formato menù
Grande spazio invece al Gin&Tonic: non un long drink di scarso impegno, ma come affermano gli esperti il modo migliore per apprezzare le espressioni dei “botanicals” delle diverse etichette in carta. Con attenzione anche agli ingredienti complementari: il ghiaccio innanzitutto, che deve essere pieno e corposo, in maniera che si sciolga il più lentamente possibile. E poi la tonica, dalla più famosa Schweppes alle tre opzioni premium: le due inglesi, Fever-tree e Fentimans, e l’argentina 1724, che prende il nome dall’altitudine su cui cresce la pianta della china da cui si estrae il chinino. Per i veri appassionati di gin, c’è anche l’opzione degustazione, una specie di verticale “on the rocks” che prevede la degustazione di diverse etichette. Si chiamano “Gin tasting menus” e si tratta di selezioni di label suddivise in base al loro Paese d’origine: Usa, Francia e Scozia. Questa opzione si abbina particolarmente bene all’idea delle “Gin notes”, schede di valutazione che vengono lasciate ai clienti dopo la degustazione, in modo che appuntino le sensazioni olfattive e gustative che hanno avuto nell’assaggio e che vengono classificate secondo i cinque criteri: “Juniper”, “Spice”, “Floral”, “Citrus” e “Heat”.
I drink vengono sempre serviti in abbinamento a qualche piattino di stuzzichini realizzato nelle cucine dell’hotel e talvolta giocato sulla concordanza con il distillato, come i macarons o il sorbetto al gin. «Abbiamo scelto di evitare i grandi buffet - spiega Barbara Ricci - perché da precedenti esperienze abbiamo capito che quando c’è un’offerta libera la gente va al bar per mangiare e non per degustare i cocktail in carta. Tuttavia c’è sempre un abbinamento food anche perché non vogliamo che i nostri clienti bevano a stomaco vuoto». Il Gin Corner sta diventando anche una sede di eventi. «Per la gioia degli americani presenti in hotel - aggiunge la titolare - abbiamo festeggiato il 4 luglio con una serata a tema in cui abbiamo offerto solo gin statunitense». Stesso piano d’azione e filosofia per il “Post Bastiglia day”: «Il 14 luglio scorso era domenica, per noi giorno di chiusura, per questo abbiamo festeggiato il 15 con un cocktail a base di gin francese e Champagne». Le serate evento, però, non nascono solo per iniziativa della proprietà, ma sono diventate anche un motore di business del locale per feste private o aziendali. «A due passi dal bar c’è una piccola sala riunioni - aggiunge la titolare - e questo piace molto alle aziende, specialmente agli stessi produttori di gin, che ci scelgono sia perché siamo l’unico bar tematico d’Italia, sia per la possibilità di organizzare master class per i bartender combinate a serate aziendali».
Clienti stranieri e tanti eventi
Questo mese sono già in programma due appuntamenti, con la scozzese Hendrick’s e l’americana Aviation. A proposito di americani, sono loro i principali clienti del Gin Corner. «Siamo aperti da poco tempo e per ora abbiamo solo dati parziali, ma abbiamo notato che l’80% degli avventori sono stranieri e fra questi il 50% si suddivide fra statunitensi e scandinavi, veri appassionati di gin». Il motivo è presto spiegato e sta nella posizione dell’Adriano, nascosto in una traversa in pieno centro storico di Roma, e nell’altissima incidenza degli stranieri in hotel, che annualmente conta circa 10mila presenze. Ed è proprio per gli ospiti dell’hotel che sono stati modulati gli orari del bar. «Per noi è prioritario convivere pacificamente con la clientela, che è fra i principali fruitori del Gin Corner». Per questo motivo il bar è chiuso il sabato e la domenica e negli altri giorni il servizio termina a mezzanotte, con la tradizionale campanella che suona mezz’ora prima per l’ultimo giro di cocktail.