Noma 2.0, già pieno prima di aprire

La data fissata per la riapertura del Noma di Copenhagen era il 15 di febbraio, ma i lavori sono andati per le lunghe, l’apertura è slittata di un giorno. I primi ospiti sono arrivati a cantiere ancora aperto. Non si poteva ritardare di più, perché tutti i posti per i successivi tre mesi erano andati esauriti a poche ore dall’apertura delle prenotazioni e, soprattutto, erano già stati pagati. Infatti, per mangiare al nuovo Noma, già ribattezzato Noma 2.0, è obbligatoria la prenotazione minima per due persone, con pagamento anticipato del menu degustazione di 15 portate. Prezzo: 302 euro, a cui vanno aggiunti 147 euro per i vini o 107 per i succhi in abbinamento (foto Jason Loucas).

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    Il menu cambia tre volte l’anno ed è monotematico, incentrato su quello che di meglio offre ogni stagione alle latitudini nordiche: pesce e prodotti del mare tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, tutto quel che di commestibile si trova nel regno vegetale in estate, cacciagione e prodotti della foresta in autunno e inizio inverno. Tra un menu e l’altro il Noma chiude per una pausa di due settimane. Il nuovo ristorante dello chef René Redzepi, uno dei migliori del mondo e massimo esponente della cucina scandinava e del foraging, è a poche centinaia di metri dalla vecchia sede. L’ambiente è sempre quello tra cielo e mare del porto di Copenhagen, ma con una connotazione più rurale e un concetto diverso: una decina di costruzioni di legno collegate tra loro, a formare un piccolo villaggio. C’è anche lo spazio per orto e serre. Ogni costruzione ospita una funzione: la sala ristorante, le quattro cucine, tra cui quella di servizio a vista e quella di preparazione, il laboratorio per le fermentazioni, la bella sala per il personale. Al Noma, infatti, lavorano un centinaio di persone e il loro benessere sta a cuore a Redzepi, che più volte ha dichiarato che vuole che il suo non sia il miglior ristorante del mondo, ma quello dove si lavora meglio. E anche quando il locale è aperto, si lavora solo dal mercoledì al sabato, per consentire al personale di avere una vita privata. Il design del nuovo Noma è semplice e contemporaneo, in sintonia con il gusto nordico: tanto legno e materiali naturali, linee pulite, grandi vetrate con vista sul paesaggio esterno. Per l’apertura, in tema con il menu di pesce, gli ambienti sono decorati con pesce essiccato, conchiglie, molluschi e crostacei sotto formalina, paralumi fatte di alghe. E il cibo? Be’, Redzepi non si smentisce e sperimentazione e innovazione sono le parole d’ordine. La pagina Twitter di Redzepi documenta esperimenti e anticipazioni, come la salsiccia di carote e alghe o il brodo di funghi e cozze servito sul fieno. Del menu degustazione dell’apertura già iconica è quella che appare come una stella marina rossa, in realtà uova di trota, tuorlo d’uovo e olio di girasole. «La mia grande paura – ha dichiarato Redzepi – è che la gente pensi che la mia cucina non sia abbastanza diversa da quel che ho già fatto». Beh, c’è da credere che continuerà a stupire.

The Maestro al Donovan Bar di Londra

Il 12 aprile, a Londra, inaugura il Donovan Bar curato da Salvatore Calabrese, “The Maestro”. Il nuovo locale, ispirato all’opera del maestro della fotografia Sir Terence Donovan, si trova nel quartiere di Mayfair all’interno del Brown’s Hotel (fondato nel 1837), di recente rinverdito dalle progettiste Olga Polizzi e Inge Moore. Nel nuovo menu trovano posto le creazioni originali di “The Maestro” insieme a una selezione di cocktail vintage realizzati con alcuni tra gli spirits più rari della sua collezione personale.

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    Il Donovan Bar, a lungo conosciuto come uno dei locali più intimi e sofisticati di Londra, ospita i ritratti dei volti più affascinanti della moda e della scena artistica d’elite di Mayfair scattati da Terence Donovan, amico intimo della famiglia Forte. Salvatore Calabrese ha creato per il bar una lista di 16 cocktail originali suddivisi in quattro sezioni ispirate al mondo della fotografia: Luminosa e Rinfrescante (High Exposure); Scura e Morbida (Low Exposure); Forte e Audace (High Contrast); Leggera e Delicata (Low Contrast). Il bar ospiterà anche musica dal vivo ogni giovedì, venerdì e sabato sera per mostrare un mix eclettico di artisti e creare una vibrante atmosfera da speakeasy. Salvatore Calabrese commenta: «Dopo il successo del menu “Martini & Negroni” che abbiamo lanciato al Brown’s durante l’Italian Takeover alla fine dell’anno scorso, sono lieto di ricongiungermi al Donovan Bar per offrire agli ospiti più esigenti di Mayfair un menu unico di cocktail ispirati dal lavoro di Sir Terence Donovan. Si tratta del mio personale omaggio all’arte straordinaria dei suoi scatti iconici che rivestono le pareti del nuovo bar». Se, dunque, passate per la capitale britannica non scordate di fare un salto al nuovo tempio di The Maestro, in 33 Albermarle Street, non rimarrete delusi e farete la conoscenza di uno dei luoghi più affascinanti e pieni di glamour e storia della metropoli.

     

Piazza della Scala accoglie la nuova Rinaldini Pastry

Milano capitale italiana della pasticceria? Sembrerebbe proprio di sì, con le nuove prestigiose aperture che si stanno susseguendo a ritmo serrato, fra cui quella di Iginio Massari a metà marzo. A metà aprile è invece la volta di Roberto Rinaldini (foto Matteo Lonati), maestro pasticcere Ampi, lo “stilista del dolce” il cui marchio campeggia già su due pasticcerie a Rimini (la sua sede storica) e nei corner shop di Milano, Roma, Firenze e Pesaro. Ma ora c’è una svolta. Il 12 aprile Rinaldini inaugurerà la sua prima Pasticceria Rinaldini a Milano in via Santa Margherita 16, a un passo da piazza della Scala.

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    Ma questa apertura sarà diversa: è la prima inserita in articolato piano di sviluppo il cui primo passo è stata la creazione della Rinaldini Pastry Spa, che si pone l’obiettivo, nei prossimi anni, di una trentina di nuove aperture (dirette o in franchising) in Italia e nel mondo. Presupposto di questo sviluppo, la creazione di un grande laboratorio produttivo a Rimini (3.600 mq), che ospiterà anche un “negozio pilota” da 400 mq che sarà il punto di riferimento per gli altri punti vendita, con una offerta che spazia dalla pasticceria alla caffetteria, alla ristorazione.
    Nel nuovo negozio di Milano (su progetto di CierreEsse), infatti, oltre alla pasticceria al piano terreno (e il laboratorio nel seminterrato), ci sarà uno spazio ristorazione al primo piano, con una ventina di coperti a sedere, dove il menu sarà incentrato su specialità romagnole come pasta fresca, cappelletti e piadine gourmet. «La pasticceria del futuro – spiega Rinaldini – a mio avviso non può concentrarsi solo sul prodotto dolce, ma deve essere un luogo esperienziale, di incontro dove le persone, che mediamente sostano 20-30 minuti, possono trascorrere un momento di gratificazione personale. La pasticceria deve poter soddisfare anche chi ha l’esigenza di consumare qualcosa di salato, per questo ho voluto uno spazio dedicato alla ristorazione. Non c’è bisogno di avere un menu esasperatamente lungo: anche solo un’insalata può diventare particolare ad esempio abbinando verdure alla frutta, creando salse particolari… Nei miei locali proporrò la piadina gourmet, che rappresenta la mia identità di romagnolo e allo stesso tempo è ormai sdoganata dal consumo locale». Ma questo, promette Roberto Rinaldini, è solo l’inizio: si stanno già valutando location adatte per Parigi e Londra, considerando che il format della Rinaldini Pastry è stato studiato per essere sviluppato in franchising e su differenti metrature, che vanno dai 250 fino ai 50 metri quadrati.

La pasticceria è rock, parola di Alex Servida

«Sarà una pasticceria rock, dove gustare dolci di alta qualità in un ambiente più informale e confortevole di quello delle pasticcerie tradizionali, eleganti ma un po’ fredde. Un concept che ancora non si è visto in Italia, che abbina l’alta pasticceria al design urban e street, con dettagli vintage». Alessandro Servida, pastry chef e membro Ampi, descrive così il locale che sta progettando insieme alla moglie Donatella Bongermino e che, se tutto andrà secondo i programmi, aprirà a maggio a Milano in viale Piave.

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    Se l’ambiente è rock, l’offerta è quella di un locale all-day, aperto dalla mattina alle 7.30 alla sera alle 19.30, sette giorni su sette. Si comincia la mattina con le brioche che arriveranno quotidianamente dal laboratorio di Pantigliate (Mi), dove Servida ha una pasticceria e il quartier generale. Si continua poi per tutta la giornata con un’offerta dolce e salata da declinare dal pranzo alla merenda all’ora del tè. In particolare, per il pranzo e gli spuntini salati ci sarà una selezione di proposte fredde, dai mini panini ai tramezzini a base di pane fatto in casa e salumi particolari.
    L’offerta dolce non si discosterà molto da quello che il pastry chef già propone a Pantigliate, con la differenza che a Milano saranno protagoniste le monoporzioni, da consumare sul posto o da portare a casa. Spariscono le mignon, rimane una piccola selezione di torte, oltre ai dolci stagionali, dalle colombe al panettone, anche in vaso.
    Grande spazio avrà la caffetteria, mentre per il resto dell’offerta beverage Servida sta selezionando un’offerta di succhi e bibite biologici “ricercata”.
    L’ispirazione per il concept di pasticceria rock, racconta Servida, è legata da una parte ai viaggi in California, dall’altra all’esperienza della trasmissione tv Pastry Garage, che lo ha visto protagonista lo scorso autunno. «Da molto tempo stavamo studiando la piazza di Milano – racconta Servida – ma abbiamo voluto avere le idee chiare e trovare il locale giusto nella posizione giusta». Il locale ha una superficie di 60 mq, con una ventina di posti a sedere all’interno e una quindicina nel dehors. Volutamente, rivela Servida, «non è molto grande, perché, se funzionerà, vorremmo replicarlo e sviluppare il format in breve tempo».

“L'ispirazione per il concept di pasticceria rock è legata da una parte ai miei viaggi in California, dall'altra all'esperienza della trasmissione tv Pastry Garage.”
Alex Servida

Iginio Massari, “re” della pasticceria a Milano

L’apertura era annunciata da tempo e finalmente è arrivato il momento. Iginio Massari, il Maestro dei maestri pasticceri, titolare della pregiata e pluripremiata Pasticceria Veneto di Brescia, è approdato a Milano: la sua pasticceria ha aperto i battenti a metà marzo. Ma non una pasticceria qualunque, e d’altronde visto il personaggio non potevamo aspettarci niente di meno.

«Avevo detto che avrei aperto a Milano se mi avessero dato uno spazio nel Duomo. Qui poco ci manca», scherza Massari. Il locale infatti non solo è in una posizione centralissima, a pochi passi dal Duomo ma – cosa insolita – si trova nella rinnovata filiale di Banca Intesa Sanpaolo di via Marconi, all’angolo con piazza Diaz.

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    L’inedita partnership si inserisce nell’ambito delle iniziative del gruppo bancario per estendere la fruibilità degli spazi delle filiali a tutti, non solo ai clienti della Banca. Una pasticceria aperta sette giorni su sette, con ingresso indipendente dalla filiale bancaria, caratterizzata dal laboratorio a vista su strada che consente di vedere lo staff di Massari all’opera. «Da tantissimi anni i miei clienti mi chiedevano di aprire una pasticceria a Milano e la proposta di Intesa Sanpaolo è arrivata nel momento giusto – dice Massari – Qui si potrà trovare un’ampia selezione delle mie creazioni: dalle monoporzioni, ai macaron, dalle torte alle praline. In questa nuova avventura avrò al mio fianco i miei figli, Debora nutrizionista ed esperta di pasticceria e Nicola, che da anni lavorano con me».

    Per il professionista bresciano è un momento molto positivo. Oltre a questa importante apertura (che potrebbe preludere ad altre, in ulteriori città italiane) Massari è impegnato in tv su Sky Uno HD con le nuove puntate di Iginio Massari The Sweetman, in onda quotidianamente all’ora di pranzo. Mentre, da sabato 21 aprile, sempre su Sky Uno HD, sarà la volta dello spin-off vip: Iginio Massari The Sweetman Celebrities con ospiti tra i quali Lodovica Comello, Pupo, Mara Maionchi e Diletta Leotta.

Cristian Lodi vince Challenge on Ice 2018

Il drink “Erano…” di Cristian Lodi ha trionfato alla XVI edizione di Challenge on Ice, manifestazione ideata da Danilo Bellucci alla quale sono stati invitati 30 tra i migliori bartender italiani, andata in scena nella maestosa cornice del Mont Blanc Hotel Village di La Salle (Ao), alle pendici del Monte Bianco. Il barman e titolare del Milord Milano ha presentato un twist sul Boulevardier preparato con 4,5 cl di Jack Daniel’s Single Barrel, 3 cl di Amaro Jefferson e 3 cl di Choya Umeshu Giallo, tipico liquore giapponese preparato con prugne acerbe. A decretare la vittoria un panel di super esperti composto da tre giudici di degustazione – Filippo Sisti (già vincitore del trofeo), Cinzia Ferro e Samuele Ambrosi – e dal giudice tecnico Ernesto Molteni, presidente di Abi Professional.

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    Subito alle spalle di Lodi si è classificato Nicola Romiti di Carlo e Camilla in Segheria (Milano) con il suo Ice Dream preparato con 3 cl Campari, 1,5 cl Chartreuse Gialla, 1,5 cl succo di limone, 1,5 cl succo di pompelmo rosa, 1,5 cl China Clementi, 3 meringhe, 1 barspoon di Italicus Rosolio di Bergamotto. Terzo gradino del podio per Erik Viola del Peck Italian Bar di Milano, autore di una straordinaria prova e di un ottimo drink, seppur penalizzato di 30 punti da un severo giudizio tecnico. Il suo Viola Bacia Tutti (110 e lode alla prova del naming) è preparato con 4,4 cl Tequila Don Fulano Blanco Fuerte, 1,5 cl succo di limone, 2,2 cl sciroppo di mele e 5,2 Tonica Viola.

Bubble tea, la bevanda della prossima estate

A Milano ha già una nutrita schiera di estimatori. E anche nel resto d’Italia gli appassionati non mancano. C’è chi lo vede come la bevanda più trendy per le prossime estati (e noi siamo tra questi). Stiamo parlando del bubble tea, ovvero tè verde o nero, con o senza aggiunta di latte, con o senza aggiunta di sciroppo, ma rigorosamente con aggiunta delle imprescindibili bubble. Che possono essere le tradizionali, ma meno buone, “perle” a base di manioca oppure le più moderne bubbles alla frutta, ovvero succhi di frutta sferificati secondo i dettami della cucina molecolare (foto Matiba).

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    Quando, dove e come del bubble tea

    Nato a Taiwan una quarantina di anni fa il bubble tea si è rapidamente diffuso nel mondo adattando veste e sapori a seconda del gusto locale. Fondamentali le perle che vengono aggiunte alla bevanda. Inizialmente erano sfere o cubetti di manioca, poi con l’avvento della sferificazione si è passati a produrre le sferette alla frutta che hanno davvero decretato il successo planetario di questa bevanda. Ora le due perle convivono. In ogni caso, piacciono perché esplodendo nel palato liberano il loro e perché hanno consistenza morbida e gelatinosa che fa contrasto col liquido che le contiene. Gli abbinamenti migliori tra tè, succhi e bubble? Nessuno. O meglio qualsiasi. Già perché l’altro segreto del successo è che ogni cliente compone la propria bevanda scegliendo tra tè variamente aromatizzati, decidendo se aggiungere o meno latte (vaccino, di cocco), sceglie quale gusto dare al tè tramite aggiunta di sciroppi e decide il sapore delle perle da aggiungere alla sua bevanda. Perle che possono essere prodotte con ogni materia prima immaginabile (ci sono anche ai fagioli rossi).

    Dove assaggiarlo? Solo a Milano ci sono quasi una decina di indirizzi. Dal superspecializzato e protagonista delle nostre foto QQ Tea Taiwan aperto ormai da tre anni (Ai Zhi Ma, Viola per gli amici, nelle foto, è la proprietaria), in via Paolo Sarpi, ai noti Frankly Bubble Tea di Via Orefici, al Boba di via R. Pilo.

Dove lo bevo a Milano?

boba
qqtea
frankly

Baritalia 2018: due eventi in uno, tre tappe e uno show finale

Baritalia riparte con una formula tutta nuova. Il laboratorio di ricerca itinerante di Bargiornale quest’anno si fa in due e si apre alla partecipazione di tutti i bartender professionisti.
Tre le città che toccheremo con il nostro tour:
Napoli il 28 maggio
Verona il 25 giugno
Rimini il 24 settembre (all’interno di Baritalia Hub) con show finale il 25 settembre.

Il tema dell’edizione 2018 sarà la miscelazione dei pionieri.


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    Per ognuna delle tre tappe concentreremo la nostra attenzione su tre mixologist che hanno fatto la storia.
    La tappa di Napoli sarà dedicata a  David Augustus Embury, Harry Craddock e Frank Meier.
    A Verona ci concentreremo su Constantino Ribalaigua Vert, William Schmidt e Harry Johnson.
    Rimini, infine, sarà dedicata a Donn BeachJerry Thomas e Harry MacElhone.

    I Bootcamp e Baritalia Lab

    Ogni tappa ospiterà due eventi in uno:

    • i Bootcamp, una serie di masterclass tenute da esperti nazionali e internazionali sulle tecniche della miscelazione;
    • Baritalia Lab, il laboratorio di miscelazione nel quale i bartender prescelti si confronteranno a colpi di cocktail ispirati ai drink dei pionieri.

    Non mancherà nella piazza di Baritalia l’open bar, che proporrà i signature cocktail delle aziende partner.

    La partecipazione ai Bootcamp è gratuita e aperta a tutti i professionisti della miscelazione.

    Per partecipare a Baritalia Lab occorre inviare la propria ricetta originale, ispirata a uno dei tre pionieri della miscelazione indicati, utilizzando almeno due dei prodotti del paniere indicato nel form di adesione (leggi le istruzioni)

    Per la tappa di Napoli le iscrizioni chiudono il 2 maggio.
    Per la tappa di Verona, le iscrizioni saranno aperte dal 21 aprile al 4 giugno.
    Per la tappa di Rimini, iscrizioni dal 29 maggio al 28 luglio.

    E lo show finale? Mica possiamo dirvi tutto subito…

Campari Cask Tales, una limited edition per la tua ricetta

In onore del 150esimo anniversario della nascita di Davide Campari, fondatore dell’omonima azienda, l’herbalist e master blender Bruno Malavasi ha creato una esclusiva “limited edition”, Campari 
Cask Tales: un bitter che costituisce 
un vero e proprio viaggio nel mondo dell’affinamento in botte. Si tratta, infatti, di una nuova raffinata espressione del classico Campari, affinata nelle stesse botti in cui era stato in precedenza invecchiato il Bourbon.

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    Creata con la consulenza di alcuni tra i migliori bartender del mondo, rispecchia in pieno i valori cardine della mixology contemporanea di frontiera. L’affinamento nelle botti di Bourbon, infatti, ammorbidisce il caratteristico gusto amaro dell’iconico Campari
 con sentori fruttati, dolci e cremosi, conferendo avvolgenti note affumicate dovute al legno di quercia.
 La gradazione alcolica è pari al 25%. Aroma: mediamente alcolico.
 Il mix di erbe di Campari è ammorbidito dalle note dolci e fruttate del legno delle botti; chiude con un retrogusto speziato. Gusto: in Campari Cask Tales il carattere di Campari è addolcito da note fruttate, dolci e cremose, dando vita a un sapore amaro che unisce quercia ed erbe. In Italia, Campari Cask Tales sarà disponibile in esclusiva, a partire dalla seconda metà del 2018, al Camparino in Galleria (Galleria Vittorio Emanuele angolo Piazza Duomo, Milano)

Il classico a cui ispirarsi

Image
Americano
(ricetta Iba)

Ingredienti
3 cl di Campari
3 cl di vermouth rosso
una spruzzata di soda

Preparazione
L'Americano si prepara
con la tecnica build
(costruzione direttamente
nel bicchiere)
e si serve di un bicchiere
Old Fashioned.
Si versa dunque nel bicchiere
colmo di ghiaccio
del vermouth rosso e del Campari, dopodiché si va a completare
con la soda
la quale va miscelata leggermente utilizzando lo stirrer.

Le 3 ricette più interessanti inviate da voi a base di Tequila Patrón Silver

  • Messico e nuvole

    di Salvatore Lauretta
    Bar – Nuova Pasticceria di Aidone (En)

    Ingredienti

    5 cl Tequila Patrón Silver
    7 cl spremuta di pompelmo rosa
    4 cl spremuta di arancia rossa
    5 cl sciroppo home made allo zenzero
    top di Schweppes Premium Mixer Hibiscus

    Preparazione
    Tecnica: Shake and double strain.
    Versare gli ingredienti in uno shaker e agitare vigorosamente.
    Versare con l’aiuto di un colino in un cobbler
    precedentemente bordato con pepe rosa.
    Decorare con buccia di pompelmo rosa essiccata.

  • Mexican Temptations

    di Andrea Pomo
    RivaBar – Riva del Garda (Tn)

    Ingredienti

    5 cl Tequila Silver Patrón
    5 pezzi ananas (via aerea)
    10 cl succo di puro mango (via aerea)
    2 cl sciroppo home made di mandorla
    1 cl  spremuta di lime

    Preparazione
    Tecnica: blender.
    Versare gli ingredienti in un blender
    con mezza paletta di ghiaccio tritato,
    frullare il tutto e servire.
    Decorazione: ananas disidratata e caramellata.

  • La Rosa Tatuada

    di Nicholas Valeri
    La Zanzara – Roma

    Ingredienti
    45 ml Tequila Silver Patrón
    15 ml Chartreuse Verde
    25 ml succo di lime
    15 ml sciroppo di miele e mostarda
    5 gocce soluzione salina al pepe rosa

    Preparazione
    Direttamente in una coppetta da cocktail
    raffreddata con ghiaccio.
    Preparare nello shaker tutti gli ingredienti,
    shakerare e versare nella coppetta svuotata
    precedentemente dal ghiaccio.

Grossisti Italgrob F.lli DiFebo

I grossisti? Soddisfatti dei clienti. E pronti a investire

Consapevoli della necessità di attrezzarsi per fronteggiare le nuove sfide del mercato ma con un punto di partenza solido: una relazione soddisfacente con i propri clienti. Guarda al futuro la fotografia dei grossisti di bevande emersa dalla prima edizione del Rapporto sulla distribuzione horeca curato da Italgrob.

Il 79% dei 587 intervistati si è detto molto soddisfatto del rapporto con i suoi clienti. Scontenti solo il 5%, a riprova di un rapporto fiduciario che sembra funzionare bene.

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    I distributori di bevande chiedono formazione imprenditoriale e settoriale (possibilmente utilizzando fondi europei) e una federazione forte, e si dichiarano propensi (il 26% certamente, il 42% probabilmente) a supportare Italgrob nel progetto di avviare una raccolta dati presso i propri punti vendita a patto che vengano forniti strumenti tecnologici e formazione adeguati. L’obiettivo della federazione? Supportare gli associati nella definizione di strategie commerciali a supporto della loro crescita.

    Informatizzazione e professionalità le sfide più sentite

    Aumentare gli investimenti nei sistemi informativi e ampliare l’assortimento dei prodotti in catalogo sono le due attività che il maggior numero di grossisti intervistati (il 71%) ha programmato per sviluppare la propria attività. Oltre due terzi (il 69%) punta anche a inserire nuove professionalità in azienda.

    Un numero inferiore, ma comunque interessante, di grossisti, oltre che a rendere più performante la propria azienda punta ad allargarne gli attuali confini: chi valutando di ampliare il raggio d’azione territoriale (il 43%), chi mirando all’acquisizione di aziende concorrenti (il 29%) e chi ampliando le proprie attrezzature, i capannoni o i magazzini (25%).

    Interessante notare, infine, come a fronte di un’ampia disponibilità a riconoscere a Italgrob un possibile ruolo di collettore di dati di mercato, ad oggi la sensibilità dei singoli grossisti sull’utilità della raccolta dati risulti molto bassa: sono appena l’1% gli intervistati che hanno dichiarato di puntare su un’analisi costante dei dati.

    Nella foto: un magazzino del distributore F.lli Di Febo, associato Italgrob (courtesy F.lli Di Febo).

Grado di soddisfazione

16
Molto
79
Abbastanza
5
Poco

Come si sta attrezzando per fronteggiare le nuove sfide del mercato?

Investimenti in sistemi informativi

Ampliamento assortimento prodotti

Inserimento nuove professionalità

Ampliamento del raggio d'azione

Aquisizione aziende concorrenti

Ampliamento attrezzature e magazzini

Non sa - Non risponde

Analisi costante dei dati

Il miglior gin artigianale? È un London Dry brasiliano

No, non è una battuta. Così ha stabilito lo scorso febbraio a Londra la severa giuria composta da 50 esperti noti a livello internazionale del World Gin Awards che ha premiato nella categoria craft (artigianale) il gin Amázzoni, prodotto a Rio de Janeiro in Brasile. A dare un nome italiano a questo distillato di matrice sudamericana sono stati i suoi creatori: Arturo Isola, genovese e residente a Rio de Janeiro da 8 anni, e l’oriundo umbro Alexandre Mazza, carioca.

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    I due imprenditori, dopo aver riattivato nella pittoresca valle del Paraiba, situata tra Rio de Janeiro e San Paolo, una distilleria trisecolare, hanno in poco tempo avviato, con la consulenza di Tato Giovannoni, oriundo di Lucca e noto esperto di mixology a Buenos Aires, hanno dato vita al progetto di produrre un gin particolare con una forte impronta locale. A partire dalla ricetta che contempla accanto a botaniche tradizionali o già conosciute come bacche di ginepro, pepe rosa, alloro, limone, mandarino e coriandolo, cinque ingredienti inediti amazzonici: cacao, castagna brasiliana, maxixe, ninfea e cipò cravo. Gli ingredienti, 11 in tutto, vengono macerati nel loro stato naturale in alcool di cereali e distillati in un grande alambicco di rame, il primo mai progettato e fuso in Brasile. L’equilibrato mix tra botaniche classiche e ingredienti locali crea alla fine un bilanciato London Dry con una gradazione alcolica finale di 42°. In particolare, i semi di cacao biologici, il frutto di maxixe (anguria tipica del sud America) e il cipò cravo donano una nota fresca mentre la castagna brasiliana conferisce una texture oleosa e un finale morbido. Non è un caso che Amázzoni sia stato premiato quest’anno anche come Best Brazilian London Dry dell’anno. Da menzionare, infine, che la miscela è confezionata in eleganti bottiglie di vetro riciclato, ispirate ai “bottiglieri” da farmacia del Rinascimento. Distributore per l’Italia di Amázzoni è Fine Spirits di Genova.

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11

Il numero
di botaniche

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5

Le botaniche
mai utilizzate
in un gin

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42

Numero di gradi alcolici

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70
cl

Il formato
della bottiglia

Verde, bianca e cola. Molecola, la cola che parla italiano

Molecola è una cola certificata totalmente italiana con un filiera 100% Made in Italy. Dall’acqua agli aromi, dallo zucchero al design, dall’ispirazione stessa della forma al vetro per la bottiglia, è tutto italiano. Recentemente presso FICO Eataly World a Bologna è stata presentata la nuova bottiglia di Molecola per il canale horeca.  Concepita e realizzata dall’agenzia torinese Curve Creative Studio e realizzata da Verallia, la nuova bottiglia in vetro “90.60.90”, lavorata come la trama di un tessuto sartoriale, gioca con le linee sinuose ed accattivanti che ricordano la silhouette delle dive italiane degli anni Cinquanta.

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    Accanto alla nuova bottiglia in vetro, Molecola ha lanciato inoltre sul mercato la versione Bio & Fair Trade: insieme al consorzio Altromercato, principale realtà di Commercio Equo e Solidale in Italia, è stato infatti creato un prodotto realizzato con ingredienti selezionati, provenienti esclusivamente da coltivazioni biologiche e produzioni fairtrade, come lo zucchero di canna, che va a sostituire lo zucchero bianco della barbabietola, ed il guaranà, che prende il posto della caffeina. «La nostra forza è stata di riuscire ad aggregare intorno a questo progetto grandi realtà italiane, che condividessero con noi idee, esperienza e passione – ha dichiarato Francesco Bianco, fondatore e partner Molecola. – La ricetta è nata a Torino, dove abbiamo sperimentato le prime produzioni, e da qui siamo partiti alla ricerca di partner in tutta Italia per rendere Molecola un prodotto unico “nel gusto e nel cuore”. Abbiamo cercato di unire le eccellenze del nostro Paese, piccole e grandi molecole, che insieme hanno dato vita a una bevanda in grado di rappresentare il Made in Italy in tutto il mondo. Grazie al supporto di Eataly, siamo riusciti a portare Molecola a New York, a Chicago, in Russia, in Brasile e a Stoccolma. Oggi ci ritroviamo con una gamma completa di prodotti e siamo pronti ad affrontare il mercato italiano e quello internazionale».

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