Carlo Cracco apre in Galleria il primo ristorante di famiglia

Buona la prima per Carlo Cracco. Inaugurato Cracco in Galleria a Milano, non solo ristorante gourmet ma anche café-bistrot, pasticceria, salone privato e cantina. Si tratta del “primo” vero ristorante dello chef e della moglie Rosa (Fanti), come ammesso dallo stesso Cracco durante la conferenza stampa. A dispetto dei chiacchiericci di cui, a torto o a ragione, è da tempo vittima l’ex giudice di Masterchef. E nonostante l’iter complesso dell’operazione: sono trascorsi tre anni da quando Cracco si è aggiudicato il bando di gara per gli spazi ex Mercedes con un’offerta di 1.090.000 euro di canone annuo. La nuova insegna occuperà una superficie complessiva di 1.118 metri quadri su 5 livelli e strizzerà l’occhio agli altri illustri inquilini della Galleria Vittorio Emanuele II: Marchesi 1824, Spazio Milano di Niko Romito, Felix Lo Basso, Camparino.

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    Un contesto unico

    Non stupisce, dunque, che l’attesa per l’imminente opening fosse quella di una prima teatrale. Ma tutto si è svolto secondo copione, con un Cracco visibilmente emozionato e soddisfatto, di fronte a un parterre delle grandi occasioni e ai vecchi e nuovi amici: Fabio Fazio, nelle vesti di maestro di cerimonie, e Lapo Elkann, compagno d’avventura di Cracco e dell’architetto Michele De Lucchi in Garage Italia, hub creativo negli spazi dell’ex stazione Agip dell’architetto Mauro Bacciocchi in piazzale Accursio. Entusiasta anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, nelle vesti di padrone di casa, per un progetto che restituisce alla Galleria, da sempre barometro della città, il ruolo di “Salotto di Milano”.

    Ciò che sorprende varcando la soglia del nuovo locale è la sensazione di entrare in luogo che è sempre esistito: elegante e raffinato, ma per nulla “polveroso”.  Uno scenario che porta la firma inconfondibile dello Studio Peregalli: Laura Sartori Rimini e Roberto Peregalli hanno saputo “inventare” un luogo inedito eppure immediatamente familiare, perché espressione di una legacy architettonica che spazia dalla seconda metà dell’800 a Gio Ponti. Punto di partenza, il necessario gioco di corrispondenze con la Galleria e il suo vocabolario architettonico: lesene, trabeazioni, bassorilievi, grottesche, mosaici.

    Gli spazi

    Al piano terra, al Café, fanno bella mostra di sé il grande bancone-bar della fine dell’800 ritrovato a Parigi e le pareti in stucco, dipinte a mano con un motivo che ricorda i disegni Fortuny. La proposta gastronomica è più semplice rispetto al Ristorante, con piatti meno elaborati, per pranzi e cene veloci e informali. Una novità importante è lo spazio dedicato alla pasticceria e alle creazioni in cioccolato del pastry chef Marco Pedron. Al secondo piano una sala d’accoglienza rivestita con una boiserie grigio-azzurra e una carta da parati dipinta a mano a grandi corolle floreali fa da introduzione al ristorante, articolato in tre sale e due privé.

    Se ogni piano ha la sua cucina, è qui che si trova la più importante, con piastrelle su disegno di Gio Ponti, giallo zafferano, bianco e nero. E sempre ispirati a Gio Ponti sono i servizi di piatti di Richard Ginori, ideati dagli architetti e realizzati appositamente per Cracco. La cucina sarà all’insegna della continuità con quella del ristorante in Victor Hugo, ma come ci ha assicurato lo stesso chef, non mancheranno nuovi sapori. Menu dedicato al dopo teatro invece per lo scenografico Fumoir: bancone in mogano e zinco, bottiglieria con specchio ed elementi nichelati di gusto Art Deco.

    Il terzo piano, cui si accede privatamente dal cortile affacciato su via Pellico, è riservato alle occasioni speciali: uno scenario teatrale con le pareti coperte da una resina speciale a rilievo a doppio disegno, con un effetto di ghisa, l’affresco ottocentesco originale e il grande bancone del bar in marmo di Levanto degli anni ’20. Nel seminterrato la cantina, dalle pareti rosso lacca e la scaffalatura in legno d’abete, ospita oltre diecimila bottiglie, con un’importante selezione di vini soprattutto italiani e francesi, ed è dedicata, oltre che alla vendita, alle degustazioni.

Spiedini e cocktail, l’abbinamento che non t’aspetti

L’ambiente è quello di un soda bar degli anni Cinquanta con un bel banco color amaranto e gli immancabili sgabelli imbottiti, ma la proposta è slegata dal tradizionale hamburger abbinato a cole o a soft drink. Da Filz, in Porta Romana a Milano, l’intera proposta gastronomica è “spiedinata” con una trentina di proposte “infilzate” di carne, pesce e verdure. Il tutto abbinato a un cocktail menu composto da 12 mix curato da Franco Tucci Ponti che contempla dei signature drink studiati in esclusiva per il nuovo locale (God Sage The Queen, Il Furbo, Maria che caldo! e altri). A proposito dietro al banco lavora l’ottimo Daniel Castiglia, bartender molto preparato, già alle Fonderie Milanesi.

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    Tra le proposte di spiedini, soggette alla stagionalità degli ingredienti e che la clientela può ordinare singolarmente alla carta o in combinazione, troviamo la rana pescatrice abbinata al fungo cardoncello, il cuore e il friggitello che incontra la salsa di miso, lo gnocco di riso orientale con pera, zola e barbabietola o la cotoletta milanese in tandem con dei succulenti datterini speziati. Insomma, la fantasia non manca e non manca, allo stesso tempo, un’altrettanto ricca proposta di spiedini “veg” con curiosi abbinamenti quali tofu affumicato associato a friggitelli e salsa di cipolla alla soia o come zucca, falafel e tzatziki allo zenzero. L’idea di Filz nasce da una famiglia di viaggiatori, i fratelli Francesco e Nicoletta Rubini e Antonia Carammone, moglie di Francesco: tutti, infatti, vantano un bagaglio di esperienze internazionali che li hanno messi in contatto con culture e cucine gastronomiche diverse dalle nostre. In particolare, Nicoletta Rubini ha avuto esperienze nella ristorazione in Kenya, mentre Antonia Carammone e Francesco Rubini hanno vissuto per diverso tempo in Cina.

A Lecce una nuova cocktail experience chiamata Laurus

Apre nel centro di Lecce Laurus Cocktail Experience, locale dall’atmosfera classica ed elegante con musica jazz suonata dal vivo. Il bar, che nell’insegna rende omaggio all’alloro – simbolo di trionfo e di sacrificio – propone una carta dei cocktail inedita con una particolare accuratezza nella scelta delle materie prime. Sono 14 i signature drinks creati dai due bartender Marco Fabbiano (titolare) e Giorgio Maltese. I due bartender si sono conosciuti durante un’esperienza lavorativa a Roma e hanno deciso di tradurre in forma liquida quanto hanno appreso lungo il loro percorso professionale.

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    Marco Fabbiano è un ex barman del 1930 secret cocktail bar di Milano con un’esperienza nella capitale al D.O.M. Hotel 5* lusso e varie consulenze in Europa. Nel locale di vico Boemondo 26 propone, insieme a Maltese, misture come “Il Gong” preparato con Bombay Dry infuso alle foglie di cardamomo, succo di lime fresco, sciroppo di pepe africano, liquore allo zenzero, acqua d’Oriente (decotto ridotto di spezie orientali) e gocce di Jerry Thomas’ Bitters. I drink di Laurus sono studiati fino all’ultima goccia – dalla selezione degli ingredienti al metodo di preparazione – per conquistare gli ospiti più assetati di novità.

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Old Time
Ingredienti
5 ml sciroppo di Bitter Mix
60 ml Bulleit Bourbon
infuso al burro salato (fat wash)
15 ml Barolo Chinato
Tecnica: stir (3 tempi)
Garnish: iceball
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Stile Barocco
Ingredienti
45 ml gin
15 ml sherbet al Bitter Campari
5 ml sour Cherry liqueur
40 ml Rooibos bourbon tea
(tè rosso indiano senza teina)
Tecnica: punch
Garnish: zenzero fresco, cubo di ghiaccio
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Il Gong
Ingredienti
45 ml di Bombay Dry
infuso alle foglie di Cardamomo
10 ml di succo di lime fresco
10 ml di sciroppo di pepe africano
5 ml di liquore allo zenzero
30 ml acqua d'Oriente
(decotto di spezie orientali ridotto)
2 Dash Jerry Thomas Bitter
Tecnica: throwing
Garnish: foglia di cardamomo e lime disidratato
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Black Diamond
Ingredienti
45 ml Nuestra Soledad Mezcal
5 ml succo di lime fresco
20 ml shrub di avocado nero
10 ml Liquore Strega
20 ml birra stout
Tecnica: throwing
Garnish: crosta di sale nero e diamante di ghiaccio

Chi sono gli italiani tra i 30 under 30 più influenti in Europa

Forbes, la prestigiosa rivista americana, ha rilanciato la 3a edizione della classifica “30 Under 30 Europe″. La lista contempla 300 giovani sotto i 30 anni provenienti da 34 Paesi europei, che stanno facendo grandi cose nei propri ambiti di competenza. L’Italia del fuori casa spicca nella categoria Art&Culture con due giovani cuochi italiani: Floriano Pellegrino e Davide Caranchini, chef rispettivamente del Bros’ di Lecce e del Ristorante Materia di Cernobbio (Co). E ancora, tra i “nominati” nella categoria Retail&Commerce, figura Matteo Parisi, co-fondatore del sommelier virtuale Vinhood.

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    Ma chi sono questi giovani italiani, in grado di farsi notare da Forbes per la qualità e innovazione del proprio lavoro? Floriano Pellegrino, chef patron del ristorante Bros’ di Lecce (Ristorante rivelazione ai nostri Barawards 2017), classe 1990, ha alle spalle una solida esperienza accumulata girando per l’Europa e lavorando alla corte del tristellato Martin Barasategui e passando per le cucine di professionisti come Ilario Vinciguerra, Claude Bosi o René Redzepi per citarne solo alcuni.  Con il suo ingresso tra i “30 Under 30” di Forbes il ristorante Bros’ può fregiarsi di tale riconoscimento per il secondo anno consecutivo: l’anno scorso era stata infatti inserita nella stessa classifica Isabella Potì, compagna di Floriano e co-titolare, anche lei giovanissima e con una solida esperienza di pastry chef alle spalle (Leggi la storia di Isabella Potì su Dolcegiornale). Dall’altra parte di Italia, in provincia di Como, alla guida del Ristorante Materia di Cernobbio (Co) troviamo invece Davide Caranchini, anche lui classe 1990 come il collega pugliese e anche lui con un solido background. Infatti, prima di aprire nel 2016 il proprio ristorante sul lago di Como, ha investito sulla propria formazione lavorando al fianco di Gordon RamseyMichel Roux e René Redzepi, facendo tappa anche all’Apsleys di Heinz Beck per approfondire l’arte pasticcera al fianco di Massimiliano Blasone.

    C’è anche il sommelier virtuale

    Tra gli under 30 più influenti europei troviamo un altro giovane italiano con un forte collegamento ai mondi del food&beverage.  È Matteo Parisi, 29 anni. La sua idea? Un sommelier virtuale in grado di aiutare le persone, soprattutto neofiti, a scegliere il vino più adatto a loro. S’inventa così nel 2016 il portale Vinhood, dove il consumatore rispondendo ad un semplice test, in non più di due minuti, si vede suggerire la bottiglia più adatta al proprio profilo con la possibilità di acquistarla on-line sul portale. Vinhood si è anche meritato uno dei 10 posti a disposizione allo startupbootcamp 2018 di Amsterdam dove avrà accesso ad una rete di investitori, partner e mentori per accelerare il proprio processo di crescita.

Floriano Pellegrino

Salentino, 27 anni, durante la sua formazione ha incrociato complessivamente una quindicina di stelle Michelin

Davide Caranchini

Comasco, 27 anni, ha scoperto al Noma di Copenaghen il foraging e ne è diventato un fervente sostenitore

Matteo Parisi

Brianzolo, 29 anni, secondo l’algoritmo di Vinhood il suo carattere è “carismatico” e il suo vino preferito è il famosissimo Nero d’Avola

Carlo Giambertone è il Re della Burger Battle 2018

Sei selezionati chef delle migliori paninoteche e hamburgherie d’Italia hanno dato vita alla prima edizione nazionale della Burger Battle. Organizzata nel corso di Beer Attraction a Riminifiera, la gara di buger gourmet è stata promossa da Lantmännen Unibake (pani speciali), Unilever Food Solutions (salse Hellmann’s) e Baldi Carni (carni speciali).

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    Nelle due semifinali si sono confrontati: Carlo Giambertone di Paradise Playcenter (Monsano, Ancona), Ivan Marchese di PizBurg Pizzeria Hamburgeria (Novate Milanese), Daniele Morelli di Opificio Vescovio di Roma, Paolo Ettore di Paraponzi Steak House Birreria (Stignano, Reggio Calabria), Rosalba Taglialatela di Hamburger Paisàni (Aversa, Caserta), Alessandra Matteucci di Belle Epoque Ministry of Quality (Porto San Giorgio, Fermo).

    I concorrenti hanno sottoposto al giudizio di due giurie (professionale e popolare) le loro proposte elaborate al momento nel tempo massimo di 40 minuti, utilizzando i prodotti dei tre sponsor Lantmännen Unibake, Unilever Food Solutions e Baldi Carne. A emergere per poter accedere alla finalissima sono stati gli elaborati di Carlo Giambertone e Ivan Marchese. Per la finalissima sono stasti sottoposti ai due concorrenti uno stesso paniere di prodotti (mistery box) con i quali comporre due nuove ricette. La vittoria è andata alla proposta dello chef di Monsano (Ancona) con un pane Burger Bun integrale cotto su pietra, farcito con un hamburger di carne chianina da 200 g, miele, fette di mela verde, ricotta salata, insalata trevigiana, con salse Hellmann’s Real Mayonnaise, Hellmann’s Tomato Ketchup, Hellmann’s Original Mustard. Il vincitore si è aggiudicato un corso di formazione di una giornata con gli chef e i formatori Unilever Food Solutions, Lantmännen Unibake e Baldi Carni su “Costruzione dell’hamburger perfetto”.

    Ad esaminare i concorrenti sono state due giurie. Quella professionale era composta da Seby Sorbello (chef e presidente Fic Promotion-Federazione italiana cuochi), Gaetano Ragunì (general manager Nazionale Italiana Cuochi), Paola Bogataj (consulente del settore ristorazione collettiva), Viviana Simeoni (responsabile sviluppo prodotti Roadhouse), Luca Santini (presidente Unione regionale cuochi Marche di Fic), Roberto Carcangiu (presidente nazionale Apci-Associazione professionale cuochi italiani), Riccardo La Corte (creatore della catena America Graffiti Diner Restaurant), Andrea Rizzo (responsabile vendite Ch&f Bertolini), Rodolfo Guarnieri (redattore Bargiornale). La giuria popolare è stata composta a rotazione dal pubblico dei presenti all’evento. Ospite a sorpresa la chef Giulia Brandi, concorrente della talent show MasterChef Italia 2017 (6.a edizione) in onda su Sky Uno Tv. A condurre l’evento è stato il brillante giornalista Andrea Mongilardi di Bargiornale. In supporto allo stand c’era il Rocket Truck Airstream di Andrea Bertoccini e Antonio Peruzzi specializzato in catering che ha proposto al pubblico le specialità Lantmännen Unibake, Baldi Carni e Unilever Food Solutions.

Il rosa nutrirà il mondo, dal cioccolato ai superfoods

Il mondo si tinge di rosa e non è una frase fatta, ma la realtà. Largo consumo e fuori casa stanno facendo a gara nello sfornare referenze “pink” e si, badi bene, non stiamo parlando di profumi, make up o, comunque, di prodotti destinati a un target femminile. Tutt’altro. Vogliamo, ad esempio, parlare della carica dei gin rosa? Pare che nel Regno Unito, si contino già decine di distillati a base di ginepro aromatizzati ai frutti di bosco, alle fragole e, persino, al pepe rosa. E, anche un colosso come Diageo si è buttato recentemente nella mischia creando un’alternativa rosa al mitico e storico Gordon’s, con il Gordon’s Pink Premium Distilled Gin.

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    Ma è dal mondo del dolce che arrivano le novità più interessanti. La divisione giapponese del gruppo Nestlé è infatti diventata la prima azienda al mondo a commercializzare il cioccolato rosa naturale, lanciando pochi mesi fa sul mercato il nuovo KitKat Chocolatory Sublime Ruby. Per mettere a punto il KitKat rosa la multinazionale ha collaborato con lo chef giapponese Yasumasa Takagi e con Barry Callebaut, produttore svizzero di cacao che creato il ruby chocolate: un cioccolato completamente naturale e risultato della lavorazione di un particolare tipo di fava di cacao, denominata Ruby, e coltivata in Costa d’Avorio, Ecuador e Brasile. Last but not least, il purple bread (pane porpora o viola) del dottor Zhou Weibiao, scienziato della National University di Singapore, che si presenta come il primo supercibo lievitato al mondo capace di far bene a tutte quelle persone che presentano problemi di diabete, obesità, cardiovascolari e neurologici. Il potenziale salutistico di questo alimento sta nelle antocianine che il ricercatore ha estratto dal riso nero per aggiungerle all’impasto del suo pane. Le antocianine, gruppo di flavonoidi dotati di un forte potere antiossidante e antinfiammatorio, sono noti in natura per colorare alcuni cibi come rape, mirtilli, uva, patate, barbabietole e cavoli. La pink obsession è, dunque, solo agli inizi. Basti pensare che in occasione della Festa della Donna, il prossimo 8 marzo, diverse aziende si sono già attivate nel lanciare prodotti “colorati” o a tema. È il caso di PinKimonio, primo dei 4 prodotti della nuova linea Le eccellenze di Morgan de La Giardiniera di Morgan. Questa nuova creazione della famiglia Pasqual deve il suo nome alla colorazione rosa dei rapanelli ciliegia, rossi e croccanti, che vengono immersi in agrodolce con aceto di vino bianco, zucchero e sale di Cervia.

     

La torrefazione-drogheria Castroni si rifa il look. Scopri la nuova zona banco

C’è una coppia di architetti che da qualche mese si aggira per i locali della zona Prati. Sono Andrea Desideri e Silvia Guzzini, dello studio B15A, che pochi mesi fa hanno firmato l’Osteria di Birra del Borgo e adesso sono tornati alla ribalta progettando uno scintillante bancone nientemeno che da Castroni, storica torrefazione-drogheria capitolina che vanta un legame con la Città Eterna che risale al 1932, anno di nascita del primo negozio in via Cola di Rienzo. E proprio il negozio capostipite di una rete che, oggi, vanta una dozzina di punti vendita, è stato protagonista di un intervento di restyling che ha riguardato la zona bancone del locale.

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    La sfida per gli architetti è stata quella di creare un bancone contemporaneo, ma partendo dalla tradizione. Da lì lo studio del quartiere e l’idea, mutuata dalla scala dei Musei Vaticani, coeva al negozio di Castroni: mescolare il marmo e il metallo, nel caso del bancone l’ottone. E poi il legno, un noce nazionale, che caratterizza gli arredi del punto vendita e che è andato ad integrare il tutto. Legno, marmo di Carrara e ottone, quindi, i materiali scelti dagli architetti che per la parte tecnica si sono avvalsi della professionalità di Frigomeccanica di Mosciano (Te). «Con loro – afferma Desideri – avevamo già lavorato e sapevamo di essere in buone mani. Abbiamo avuto contatti quasi quotidiani, per adattare la nostra idea di design alla loro realizzazione pratica, con un livello di dettaglio accuratissimo». Undici metri di bancone che sono stati prodotti, montati e assemblati a tempo di record, tanto che Castroni non ha avuto praticamente necessità di chiudere.

La verità dietro la fake news sui Nutella Café

Era già successo con Firenze, ora accade di nuovo con Verona: una pagina Facebook creata ad hoc annuncia l’apertura di un Nutella Café nella città di Romeo e Giulietta. Data prevista per l’inaugurazione è novembre 2019. Tutto falso, con tanto di smentita che WeBar raccoglie direttamente da Ferrero. L’azienda dolciaria aveva già provveduto a segnalare la pagina creata sul social network lo scorso anno a proposito della fantomatica apertura fiorentina e ora riconferma: non c’è nessun ristorante Nutella in arrivo in Italia per ora, l’unico format di questo tipo esistente è il Nutella Café di Chicago. Aperto nel maggio 2017, il Nutella Café di Chicago è il primo format di ristorazione permanente di Ferrero, con l’anima di una caffetteria open space aperta per colazione, pranzo, cena e con un’offerta di take away. Il brand Nutella è onnipresente all’interno del locale, a partire dalla porta e dagli elementi di arredo, e il menu naturalmente include prodotti a marchio. L’offerta della carta è stata elaborata grazie alla collaborazione con BIG Retail, società di consulenza per lo sviluppo di reti commerciali in ambito food, mentre il design del café è firmato da Slava Simontov.

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    Per il momento Ferrero ha deciso di gestire direttamente il locale, situato al 151 di North Michigan Avenue, e di non aprire alla collaborazione con terzi o allo sviluppo di una rete in franchising. Un futuro, però, è già scritto per il Nutella Café, visto che la notizia di una prossima apertura a New York City è confermata. Ancora qualche zona grigia sulla location. Pare che Ferrero abbia acquisito un locale di 200 metri quadrati in University Place, vicinissimo al campus della NY University, che fa di quel quartiere un’area frequentatissima da studenti e turisti. In ogni caso la strada segnata dai vertici dell’azienda albese è chiarissima: consolidare il brand Nutella sul mercato più “avanti” nell’out of home, quello degli Stati Uniti. Magari progettando in segreto un veloce approdo anche in patria.

Sai tutto su Nutella?

È l’ora di un Tequila, invia la tua ricetta

Questo mese potete scatenare la vostra fantasia con un distillato davvero alla moda come il messicano Tequila! In questo caso, parliamo di Tequila Patrón Silver da 100% agave blu Weber. Imbottigliata senza invecchiamento, per preservarne la cristallina trasparenza, è riconosciuta a livello internazionale per il suo carattere levigato, morbido e molto adatto alla miscelazione (40°alc/vol.) Patrón è un stato un brand precursore nel mercato della Tequila premium e, oggi, è leader negli Stati Uniti con ricavi che si aggirano intorno ai 1,6 miliardi di dollari nel 2016 (fonte Euromonitor).

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    Recentemente, Patrón è balzata agli onori della cronaca per l’annuncio del Gruppo Bacardi di rilevare per 5,1 miliardi di dollari tutta la Patrón Spirits International, di cui deteneva già il 25% dal 2008, e che è proprietaria dell’omonimo marchio di Tequila.
    Inviate, dunque, la ricetta del vostro cocktai a base Tequila con ingredienti, dosi, metodo di preparazione e foto del drink alla e la preferita dal nostro team di esperti verrà pubblicata nel mese di marzo di WeBar. Per ispirarvi potete prendere esempio da un classico delle miscelazione di ispirazione messicana, Paloma. Tra i bartedender che l’hanno maggiormente valorizzato l’americano Evan Harrison che lo descrisse nel suo pamphlet “Popular cocktails of The Rio Grande”

Il classico a cui ispirarsi

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Paloma
Ingredienti
5 cl Tequila
5 cl succo pompelmo
12,5 cl succo di lime
7,5 cl sciroppo agave top soda al pompelmo

Preparazione
Shakerare i primi 4 ingredienti,
completare nel bicchiere collins con soda al pompelmo,
guarnire con spicchio di pompelmo.

Caffetterie in catena, l’espansione non si ferma

In Europa le catene di caffetterie sono cresciute del 2017 del 6,4% sommando complessivamente 22.717 unità in rete. Il Regno Unito si conferma il mercato più dinamico con oltre 7 mila caffetterie brandizzate. Costa Coffee è la prima catena in Europa per numero di punti vendita (2.755), seguita da Starbucks (2.406) che quest’anno debutterà sul mercato italiano, aprendo a Milano una ultra premium Reserve Roastery nella centralissima piazza Cordusio. Con questa apertura nel capoluogo lombardo Starbucks si presenta come l’unica insegna a livello internazionale ad essere presente in tutti i 25 Paesi europei analizzati dalla recente ricerca Project Café2018 Europe curata dalla piattaforma Allegra World Coffee Portal.

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    Gli analisti di Allegra World Coffee Portal prevedono un’ulteriore crescita delle catene spinta da un scenario economico positivo, nonostante le incertezze sul fronte politico, e da una sempre più pressante domanda di qualità proveniente da consumatori. La cosiddetta “third wave” che ha già preso piede nei Paesi più “avanzati” come Regno Unito, Paesi Bassi o Scandinavia, è destinata a durare e ad espandersi in altri mercati dove i sistemi alternativi di estrazione sono ancora poco diffusi. La “dimensione” artigianale delle preparazioni, l’utilizzo di singole origini e la cura nella messa a punto dei menu saranno i driver di sviluppo per molte catene che punteranno a creare dei concept di “coffee boutique” su larga scala.

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Numero caffetterie brandizzate in Europa

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Crescita caffetterie in catena in Europa

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2755

Numero di stores di Costa Coffee

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Numero di stores di Starbucks

Organics, drink naturali e bio in lattina

Si chiama Organics, la nuova gamma premium di bevande dissetanti biologiche creata da Red Bull. Non sono energy drink, ma soft drink effervescenti senza aromi artificiali, coloranti artificiali, conservanti o additivi. Contengono ingredienti di origine naturale e, in ottemperanza ai regolamenti europei per i prodotti biologici, rappresentano una alternativa biologica alle bibite analcoliche tradizionali confezionate nell’iconica lattina di alluminio Red Bull, riciclabile al 100%. Quattro i gusti disponibili: Simply Cola, Bitter Lemon, Ginger Ale e Tonic Water.Organics Simply Cola: contiene ingredienti di origine naturale, con un gusto unico, che non risulta troppo dolce. Organics Bitter Lemon: contiene succo naturale di limone e oli di agrumi, accompagnati da una nota erbacea amara, derivante da estratti vegetali naturali, e presenta una caratteristica nota bitter. Organics Ginger Ale: contiene oli naturali di zenzero e succo di limone da agricoltura biologica, con un colore ambrato e un aroma speziato. Organics Tonic Water: contiene una miscela armonica di limone e lime con ingredienti di origine naturale. Un caratteristico mix di note dolci, amare e secche.

Nella famiglia Farmily Spirits è arrivato L’Amaro

In principio fu Farmily Mediterraneo, il capostipite di una nuova famiglia di distillati, nominati “Botanical Spirit”. Poi è seguito Farmily Asia. Quest’anno, fedeli all’idea di proporre una novità all’anno, Flavio Angiolillo &co hanno aperto una nuova strada: quella dei Farmily Classic. Si parte con L’Amaro, per proseguire nei prossimi anni con altri prodotti della tradizione liquoristica italiana. L’Amaro di Farmily, prodotto in bottiglia da 70 cl, ha una gradazione alcolica pari a 20% vol.

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    «Vorremmo far riscoprire il ruolo dell’amaro come proposta non solo dopo pasto, ma anche come bevanda pre-pasto – spiga Carlo Dall’Asta di Farmily Spirits -, grazie al suo gusto amaricante  e alle note speziate che permettono di aprire lo stomaco». Otto i botanical principali: rabarbaro, genziana, chiodi di garofano, anice stellato, fave di cacao, caffè tostato, scorze di arancia amara e menta piperita. «Abbiamo voluto creare un amaro partendo dalle richieste dei clienti».

    La distribuzione è affidata a Ghilardi Selezioni.

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Le spezie principali usate nella ricetta

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I prodotti della famiglia Farmily

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I gradi dell’Amaro

Challenge on Ice, la sfida è di nuovo aperta

Il prossimo 19 marzo al Mont Blanc Hotel Village di La Salle (Ao) si svolge Challenge on Ice, concorso nazionale giunto alla XVI edizione, che porta in pedana alcuni dei migliori esponenti del bartending italiano. Nella cocktail competition, vinta l’anno scorso da Erica Rossi, si sfidano due concorrenti per ognuna delle aziende partner. Ad eleggere il cocktail migliore di Challenge on Ice XVI edizione saranno una giuria tecnica e una di degustazione delle quali farà parte un quartetto d’eccezione: Cinzia Ferro, Samuele Ambrosi, Filippo Sisti e Luca Picchi. Media partner dell’evento Bargiornale, conduce Stefano Nincevich, dirige Danilo Bellucci, patron della manifestazione.

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    Durante la giornata del 19 marzo saranno organizzati dei master a cura di Stefano Righetti (Brown-Forman), Francesco Cione (Sabatini Gin), Walter Gosso (Compagnia dei Caraibi), Michele Di Carlo (Bonaventura Maschio). Segue lnda completa.

    • 12h30: Aperitivo – Asti DOCG
    • 13h00: Light Lunch
    • 14h30: Masterclass Brown-Forman – Stefano Righetti
    • 15h15: Concorso Challenge on Ice – 1° Gruppo
    • 15h45: Masterclass Sabatini Gin – Francesco Cione
    • 16h30: Concorso Challenge on Ice – 2° Gruppo
    • 17h00: Masterclass Compagnia dei Caraibi – Walter Gosso
    • 17h:45 Concorso Challenge on Ice – 3° Gruppo
    • 18h15: Masterclass Bonaventura Maschio – Michele Di Carlo
    • 19h00: Concorso Challenge on Ice – 4° Gruppo
    • 20h00: Premiazioni
    • 20h30: Aperitivo – Asti DOCG – Caviar Calvisius
    • Russian Platinum Vodka
    • 21h00: Gala Dinner – Compagnia dei Caraibi

Quanto manca?

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