A Milano Baritalia si trasforma in evento diffuso

Per la fase finale del nostro laboratorio itinerante sulla miscelazione a Milano, Baritalia non solo si fa in due (l’11 novembre la terza tappa alla Santeria e il 12 novembre la finalissima a Officina Milano) ma diventa una experience diffusa, coinvolgendo 25 locali della metropoli lombarda, tra i più noti e qualificati sul fronte della miscelazione di qualità. Si tratta di 1930Bar BassoBobBulgari HotelBulk-Morelli Milano, Carico  (nuovo locale di Dom Carella in apertura), Ceresio 7, Chinese Box MilanoDrinc. Cocktail & ConversationDry MilanoEnjoy Artigiani del bereFour Seasons MilanoMag CaféMandarin Oriental HotelMilordNottingham Forest MilanoPandenusPinch MilanoPravdaRita & Rita Tiki’s RoomSurfer’s GardenTaleaThe Botanical Club, The Stage Milano e Ugo Milano. I professionisti che animano i banchi bar di questa avanguardia milanese del “bere di qualità” saranno anche protagonisti nelle due giornate di Baritalia in veste di “giudici d’onore” pronti a sostenere coach e squadre in sfida. Vi aspettiamo numerosi!

Baritalia Milano, le masterclass in programma

Per l’ultima tappa e finale di Baritalia – Top of the Pops Edition, il nostro laboratorio itinerante di miscelazione sbarca a Milano e diventa diffuso: due giorni (11 e 12 novembre), due location (Santeria e Officina Milano) e 25 top cocktail bar coinvolti per il nostro  omaggio alla Milano da Bere di qualità. Baritalia, La location della terza e ultima tappa di Baritalia sarà alla Santeria in via Toscana 31 in zona Bocconi, lunedì 11 novembre: qui si confronteranno i bartender selezionati dalle aziende partner che twisteranno i tre cocktail protagonisti della tappa milanese: Americano, Dry Martini e Margarita. La finalissima italiana si terrà il giorno seguente, martedì 12 novembre, presso Officina Milano in via Giovenale 7, location situata a 5 minuti a piedi dalla Santeria. Qui si sfideranno i finalisti selezionati a Roma, Bari e nell’ultima tappa milanese.

  • “Altro…”

    L’ingresso è libero e gratuito, previa registrazione e si parte alle ore 12.00 con la grande sfida sui twist on classic. In parallelo si terranno i consueti Boot Camp dedicati alle tecniche di miscelazione, tenuti da bartender di fama nazionale e internazionale, aperti gratuitamente a tutti i professionisti che si saranno registrati all’evento. Vere e proprie masterclass sulle tecniche di miscelazione organizzate in collaborazione con 11 aziende leader del fuori casa: Baladin Spirits, Campari Academy, Coca-Cola HBC Italia, Compagnia dei Caraibi, Fabbri 1905, Kimbo, Martini, Molinari, Gruppo Montenegro, Nonino e Red Bull. Chiuderà la giornata Oscar Quagliarini, special guest di Baritalia, che presenterà un “Naso dentro il liquore”. Il giorno seguente, a Officina Milano, sempre in zona Navigli, si terrà la finale dell’edizione di Baritalia 2019 alla quale parteciperanno 33 bartender selezionati dai rispettivi coach nel corso dell’anno durante le precedenti tappe di Roma, Bari e Milano. I giudici d’onore della finale saranno: Alessandro Melis, Edoardo Nono, Francesco Cione, Enrico Contro, Giacomo Diamante, Luca Angeli, Fulvio Piccinino, Dario Comini e Flavio Angiolillo. Chiuderà, alle 18.30, la giornata Fulvio Piccinino con un suo intervento dedicato alle polibibite e alla miscelazione futurista.

2020, un calendario per celebrare la Terra e passare all’azione

Autunno, tempo di calendari e Lavazza brucia tutti sul tempo pubblicando un vero e proprio omaggio alla natura unito all’idea che ogni essere umano può/deve agire in prima persona in difesa dell’ambiente. È la trama del calendario 2020 Earth CelebrAction interpretato con stile ed eleganza da un big della fotografia artistica come David LaChapelle che ha messo in scena un racconto simbolico, che si svolge in ambienti dominati dai quattro elementi, fuoco, aria, acqua, terra, e che racconta il
 potere trasformativo della bellezza, capace di
 risvegliare l’attenzione delle persone e illuminarle.

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  • “Altro…”

    Il risultato è una collezione di foto iperrealiste e iconiche che aprono al mondo del magico e rinsaldano il sentimento del legame indissolubile dell’uomo con la natura. Gli scatti sono stati realizzati alle
 Hawaii, dove LaChapelle vive da alcuni anni in una 
farm ecosostenibile. «L’evoluzione della ricerca di David LaChapelle
 verso temi legati alla sostenibilità e alla protezione
 dell’ambiente ci è sembrata incontrare idealmente 
l’evoluzione del calendario – ha spiegato Francesca
 Lavazza, membro del Board del Gruppo 
Lavazza -. L’edizione 2020 intitolata Earth
 CelebraAction vuole essere un invito rivolto a 
ognuno per rendere omaggio alla bellezza della Natura e a prendersene cura. Così come la Terra è Luogo e 
Madre, nello stesso modo anche noi dobbiamo 
prenderci cura di lei e di chi la abita. Le immagini
 realizzate da LaChapelle, con la loro forza estetica,
 rappresentano la volontà di utilizzare l’arte come 
strumento per costruire una nuova relazione tra la
 Terra e noi esseri umani. Il calendario continua ad
 essere uno strumento ideale per stimolare il senso 
critico sul presente usando l’arte e la bellezza per
 coinvolgere ed ispirare. Perché per noi, prendersi
 cura della Natura, è un’arte». Con questo nuovo calendario, il gruppo torinese conferma l’attenzione ai temi della sostenibilità e del futuro del pianeta. Un percorso inaugurato nel 2015 con la trilogia dedicata agli Earth Defenders di Steve McCurry, Joey Lawrence e Denis Rouvre proseguito con Platon, che nel 2018 realizza il progetto 2030: What are you doing? dedicato ai 17 Sustainable Goals promossi dall’ONU, mentre il 2019 è stato l’anno di Ami Vitale, fotografa del National Geographic Magazine e tra le più importanti fotoreporter contemporanee, che ha documentato sei progetti d’arte incentrati sulla Natura. C.B.

Virtuosi e sostenibili, tutti i premiati al Sustainability Award

Un’edizione sotto il segno della sostenibilità, quella di Hotel 2019 a Bolzano che dal 14 al 17 ottobre ha ospitato 600 aziende espositrici del settore dell’ospitalità e della ristorazione, registrando circa 22mila visitatori. La consegna dei Sustainability Award, premio ideato da Fiera Bolzano in collaborazione con Eurac Research per valorizzare le caratteristiche di sostenibilità di prodotti e progetti esposti in fiera, è stato infatti l’evento clou della prima giornata di Hotel insieme al tradizionale appuntamento del Communication Forum. Trenta i candidati al premio, suddivisi in cinque categorie di prodotto (food, beveraggi, arredamento, decorazione, wellness) e una categoria assoluta riservata all’azienda “più sostenibile”, valutati, nei giorni antecedenti la fiera, da una giuria composta da giornalisti, rappresentanti di associazioni del settore e professori universitari. Ecco tutti i vincitori per categoria.

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  • “Altro…”

    Dal bio ginger alla biancheria da tavola in plastica riciclata

    Categoria food: Fresh-Fish di Wörndle Interservice, azienda bolzanina che commercializza e distribuisce prodotti alimentari. Fresh stabilisce un nuovo standard per il consumo consapevole del pesce. I pesci Fresh sono allevati in vasche di acqua salata in modo da risparmiare risorse, vivono in acque cristalline, che vengono pulite in modo del tutto naturale attraverso un circuito chiuso. Sono alimentati con mangimi certificati privi di OGM, pertanto sono garantiti in quanto esenti da antibiotici e da influenze ambientali indesiderate. Categoria beverage: Ginger Bio di Bottega. Lo zenzero utilizzato da Bottega, azienda in provincia di Treviso, viene coltivato secondo i rigidi dettami dell’agricoltura biologica, che non permette l’uso di antiparassitari, pesticidi e fertilizzanti di sintesi. Da sempre Bottega fonda la sua filosofia sulla sostenibilità aziendale, è attenta al risparmio dell’acqua, alla riduzione delle emissioni di CO2 e di sostanze chimiche, oltre al riciclo dei materiali di scarto. Dal 2015 ha ottenuto il consenso all’utilizzo del logo Greener. Categoria arredamento: Rubner Smart di Rubner Porte, azienda di Chienes (Bz). Smart combina una tecnologia all’avanguardia con materiali naturali e neutri in termini di CO2. Utilizza pannelli di sughero per l’isolamento, al posto della schiuma-PU standard del settore, legni europei in pannelli massicci ed è rivestito con vernici ecologiche a base d’acqua. Categoria arredamento: biancheria da tavola realizzata con plastica riciclata (PET) di Schranz, azienda austriaca. L’obiettivo dell’azienda è quello di contribuire attivamente al riciclaggio dei rifiuti plastici e alla pulizia degli oceani. Categoria wellness: Bio-Tube di Prima. L’azienda bolzanina ha creato un innovativo pack a forma di tubo per cosmetici in materiale sostenibile ed ecologico. L’innovativo Bio-Tube è, infatti, costituito da canna da zucchero e da fibre di legno provenienti da foreste certificate PEFC nell’UE. Il tubo può essere riciclato al 100%. Oltre ai riconoscimenti attribuiti a cinque prodotti, un premio assoluto è stato dato alla azienda considerata “più sostenibile”, sulla base dei tre principi fondanti della sostenibilità in ambito turistico: economia, ecologia, sociale. Il riconoscimento è andato a HGV – Unione Albergatori e Pubblici esercenti dell’Alto Adige che dal 2014 tratta il tema della sostenibilità. C.B.

Clicca sulle immagini e scopri i vincitori

Arredamento

Sustainability Award
Categoria Arredamento

Rubner Porte

Porta d’ingresso Smart
con materiali naturali

Azienda sostenibile

Sustainability Award
Categoria Azienda Sostenibile

Unione Albergatori
e pubblici esercenti
dell’Alto Adige – HGV

Beverage

Sustainability Award
Categoria Beverage

Bottega

Ginger Bio
Liquore allo zenzero biologico

Decorazione

Sustainability Award
Categoria Decorazione

Schranz

Biancheria da tavola
realizzata con bottiglie
in PET riciclato al 100%

Food

Sustainability Award
Categoria Food

Worndle Interservice

Fresh – Fish
Pesce di mare allevato
in acqua salata

Wellness

Sustainability Award
Categoria Wellness

Prima

Pack in fibre naturali e riciclabili
per prodotti cosmetici

Tre inviati speciali a caccia di trend globali

I grandi eventi che attirano migliaia di addetti ai lavori sono punti di osservazione privilegiata per capire come si sta muovendo l’industria del beverage e quali sono i trend in ascesa a livello globale.

Abbiamo messo a confronto le impressioni scaturite da tre nostre firme che nelle settimane passate hanno battuto in lungo e in largo corridoi, aule e stand di tre eventi del calibro di Bar Convent Berlino, Barometer Kiev e Roma Bar Show. Gli abbiamo chiesto di condensare in 5 minuti (di lettura) le cose più interessanti che hanno scoperto. A beneficio di tutti quelli che avrebbero voluto esserci ma non hanno potuto. E di chi è comunque curioso di sapere “cosa succede in città”.

Andrea Mongilardi
Presso
Bar Convent, Berlino
BarConvent_Andrea_Mongilardi

  • Chi sei?

    Giornalista di Bargiornale

  • Come ti è sembrato?

    Bar Convent è un termometro piuttosto preciso dei trend di mercato a livello internazionale. Che ci dice diverse cose: il boom del gin, ne spuntano di nuovi ai quattro angoli del pianeta. Oramai gli spirit sono globali, nel senso che si tende a produrli ovunque. Cercando di fare del luogo di provenienza un punto di forza: non il gin italiano, ma il gin toscano; non il gin spagnolo, ma il gin galiziano, ecc. La nuova golden era del rum, con nuovi Paesi produttori e uno sforzo complessivo ad innalzare la qualità dell’offerta. Arrivano più rum premium e nuovi rum speziati.
  • Cosa ti è rimasto impresso?

    Il coraggio con cui si sono affrontati apertamente i temi legati al lato oscuro della professione: alcolismo, difficoltà ad equilibrare vita personale e lavorativa, effetto burn out (uguale: spremuto fino all’osso e anche oltre). E l’attenzione che molti giovani bartender hanno mostrato e dimostrato per questi temi, affollando le conferenze che li trattavano. Riguardo alla presenza italiana, lo stand dell’Istituto del Vermouth e lo stand di un nutrito gruppo di produttori di grappa: allora è possibile pensare di andare insieme alla conquista dei mercati stranieri… Altrove lo fanno con convinzione, da noi resta ancora un’eccezione.
  • Le novità emerse?

    La forte crescita della proposta di bevande analcoliche alla maniera degli spirit: da Bitter Note, il bitter italiano analcolico, a rum, gin, vodka e vermouth senza alcol prodotti da nuovi marchi come Fluère, Stryyk, Un-done. E poi lo Champagne-non Champagne e il Prosecco-non Prosecco fatto con il tè fermentato da Real Kombuha, alternativa analcolica già entrata nelle carte di diversi ristoranti stellati. E ancora, nuovi modi di proporre i cocktail: dal modello “Polaretto” realizzato dai berlinesi di Skadi ai cocktail alla spina (con ingredienti bio) dei danesi di Nohrlund. Infine, la sempre più stretta collaborazione tra bartender e case produttrici nella creazione di nuovi spirit: vedi Paragon, i cordial di Monin creati da Alex Kratena o Acqua Bianca, liquore aromatico messo a punto da Salvatore Calabrese per De Kuyper.
  • Dacci i numeri

    Impressionanti: oltre 400 espositori da 48 Paesi, più di mille brand rappresentati, nuovo record di visitatori, per la prima volta sopra quota 15mila (la metà dei quali stranieri) nonostante la coraggiosa ma giusta scelta di chiudere, con i due primi giorni sold out per raggiungimento del limite della capienza (tanto che dalla prossima edizione si trasferirà nei più ampi spazi di Messe Berlin).
  • Buona l’ultima?

    Direi proprio di sì, a parte qualche pecca nella segnaletica (oddio, in quale stand sarò?) ed effetto Cenerentola negli spazi più lontani dall’ingresso. Oltre a una discreta difficoltà a spostarsi causa affollamento nelle ore di punta. Il cambio di location aiuterà allo scopo.
  • Il “message in the bottle”?

    Direi alzare lo sguardo, guardare all’intero quadro e non perdersi o incaponirsi nei particolari. È l’invito fatto ripetutamente ai bartender da parte di colleghi affermati diventati consulenti globali: il focus è sul cliente, non sui propri piedi mentre si shakera; il lavoro è ospitare, non fare cocktail. È l’invito fatto ai produttori da parte degli esperti a cui si rivolgono a decine per lanciare un nuovo prodotto (che non vende): se non avete un ottimo prodotto non provateci nemmeno. Ma avere un ottimo prodotto è solo il primo dei passaggi necessari a farne un prodotto che funziona.
Fulvio Piccinino
Presso
Barometer, Kiev
Barometer_FulvioPiccinino

  • Chi sei?

    Ideatore di Saperebere.com, esperto di vermouth e di miscelazione futurista

  • Come ti è sembrato?

    Mi ha ricordato il Bar Convent degli inizi, dove le aziende mainstream erano praticamente le uniche ad esporre, non dimentichiamoci che qui fino a qualche anno fa si bevevano prodotti locali, o qualche raro prodotto di importazione con semplici miscele con sodati. La scoperta di nuovi prodotti, che per noi sono assolutamente “scontati”, e la possibilità di importazione dei primi vermouth o liquori ha permesso ai barman di approcciare una miscelazione avanzata prima sconosciuta.
  • Cosa ti è rimasto impresso?

    L’entusiasmo della gente. Tanta gente. La bar industry è relativamente giovane, sia di età biologica che di lavoro. I ragazzi che lavorano al Barometer sono giovani ed hanno la sensazione di costruire qualcosa di buono per il loro Paese. Qui il il costo del personale è molto basso: così ho visto bar anche piccoli con almeno 8 dipendenti fra baristi e camerieri. Il bello è che, organizzandosi, uno o due si sono potuti staccare sui tre giorni per partecipare almeno a qualche educational.
  • Le novità emerse?

    Una trovata interessante è quella di ospitare, nella corsia centrale della sala principale una ventina di bar “famosi” dal Paese, insieme a bar di Paesi limitrofi o amici come Cina, Georgia, Lituania e tanti altri fra cui Dubai. In questo modo si possono assaggiare stili di miscelazione di Paesi emergenti, e per le aziende presenti ci sono 20 clienti da contattare sul posto senza spostamento.
  • Dacci i numeri

    L’organizzazione dichiara che nelle due precedenti edizioni sono state usate 42 tonnellate di ghiaccio e serviti oltre 100 mila cocktail, con 12 mila presenze principalmente dall’Ucraina ma anche da Lituania, Lettonia, Estonia, Georgia, nessun russo, ovviamente. Questo grazie a speaker d’eccezione e a uno sforzo di comunicazione notevole sui social. È una manifestazione dedicata anche agli appassionati. Anche i seminari hanno questo focus poichè gli organizzatori pensano che per far crescere il mondo beverage sia necessario anche istruire l’appassionato, che in altri bar show viene trascurato. Si svolge al centro congressi Parkovy su una superficie di circa 6.000 metri quadrati. Quest’anno esponevano circa 70 aziende. Una trentina presenti con il proprio stand, tutti molto belli ed animati, mentre il restante in stand misti con il proprio importatore.
  • Buona l’ultima?

    Il mercato è giovane e ancora tutto da sviluppare, le persone sono altrettanto giovani e molto ricettive. Barometer non potrà che crescere.
  • Il “message in the bottle”?

    Sicuramente l’entusiasmo della gente. Le masterclass di Diego Ferrari, Luca Cinalli e Philip Duff, hanno riempito la sala da 600 posti. Mentirei se dicessi che la sala da 200 posti al mio seminario era piena, ma parliamo di un racconto zeppo di date, con re e cuochi di corte, ritagli di giornale e vecchie pubblicità, invece che cocktail e throwing, e comunque ho visto gente scrivere per un’ora intera, con persone venute apposta da Lituania e Lettonia perchè interessati ad aprire vermutterie e bar all’italiana. C’è molta voglia di Italia, basti pensare che tre giorni prima, facendo una corsa conto il tempo è stata inaugurata una vermutteria a Kiev, il cui nome è evocativo Milano Torino.
Alessandra Tibollo
Presso
Roma Bar Show
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  • Chi sei?

    Giornalista freelance esperta in enogastronomia, firma di Bargiornale

  • Come ti è sembrato?

    Un Vinitaly sopra i 35°, anche se in verità il mercato degli spirit manca di quell’elemento regionale che ha sempre contraddistinto l’evento vino. In generale, comunque, una bellissima atmosfera, che ha portato finalmente Roma e l’Italia sul palcoscenico internazionale del bartending. Per quanto riguarda gli espositori, molti i big, ma anche diversi piccoli produttori che hanno avuto una bella vetrina.
  • Cosa ti è rimasto impresso?

    Le due zone dedicate rispettivamente agli spirit messicani, Tequila e mezcal, da un lato, e al gin dall’altro sono state le mie preferite. Nella prima, fra la musica dei mariachi e l’entusiasmo messicano, c’era un bellissimo caos. Nella seconda, invece, avevano ideato quasi una verticale dei gin italiani e non solo.
  • Le novità emerse?

    Proprio a proposito di gin italiani, è emerso il trend che definirei dei gastro-gin: due al pomodoro (Moletto e Pomo), due al basilico (uno dei monotematici di 400 Conigli e O’ndina Gin), Taggiasco alle olive, Kaper ai capperi e così via. Quasi quasi si poteva fare un pasto completo liquido. Ho amato molto il Venti, l’amaro che riunisce l’Italia in venti botaniche, una per ciascuna regione. Sempre in tema di italianità, ho assaggiato il Sake Nero, fatto in Piemonte con riso nero integrale Penelope. E fra le novità presentate dai grandi brand, da segnalare il Jack Daniel’s Tennessee Rye Whiskey, la prima nuova ricetta del famoso Tennessee whiskey dopo 150 anni, con segale al 70%.
  • Dacci i numeri

    Oltre ogni aspettativa: si è superata quota 9mila presenze; è venuta gente da tutta Italia e non solo. Ad accoglierli oltre 200 aziende, per un totale di duemila brand, e 58 ospiti internazionali.
  • Buona l’ultima?

    Migliorerei solo piccoli aspetti di logistica. Le lunghe file all’ingresso e per acquistare i gettoni per mangiare erano sotto al sole, e meno male che non ha piovuto. Gli stessi food truck messi per sfamare il pubblico per ovvi motivi pratici erano all’esterno, ma senza alcuna copertura, mentre dentro non c’erano molte altre possibilità di approvvigionarsi. Ci sarebbero volute infine più mappe della struttura, che è piuttosto labirintica. In generale, però, possiamo dire sicuramente “buona la prima”.
  • Il “message in the bottle”?

    La liquoristica italiana è viva e vuole mettersi in mostra: i grandi e piccoli produttori, le distillerie storiche e le nuove proposte, dagli amari al vermouth, passando per il gin e tutto quello che può passare da un alambicco. 

Tutti i campioni di Host

Host si è appena concluso con numeri da record: sono state infatti oltre 2.200 le aziende presenti, per una fiera biennale che si è rivelata, anche in questa edizione, una importante vetrina internazionale per i professionisti del mondo horeca. Nel corso dei cinque giorni della manifestazione tenutasi a Rho Fiera (Mi) si sono svolti ben 500 eventi, fra showcooking, gare e dimostrazioni. E sono state numerose le sfide, i campionati e i concorsi dedicati ai professionisti. Qui abbiamo voluto raccontare, in sintesi, chi sono i campioni saliti sul podio nei diversi contest.

  • “Altro…”

    Mondo caffè

    La finale del Gran Premio della Caffetteria, organizzato da Aicaf, ha visto i baristi confrontarsi nella realizzazione di 2 cappuccini, 2 espressi e 2 drink freddi a base di espresso. Ha vinto Paolo Rossi del Caffè Grandangolo di Dicomano (Fi); secondo si è piazzato Fabio Dotti, responsabile della formazione in Caffè Agust, terzo il sardo Francesco Sussarellu. Nella 6a edizione dell’Espresso Italiano Champion 2019 havinto il ventenne Stefano Cevenini, che ha curato nel dettaglio ogni passaggio durante la preparazione al fine di ottenere un espresso rotondo e piacevole. In tema di latte art, si sono svolte le finali italiane di Lags Battle, la competizione legata al sistema di certificazione della capacità tecnica e creativa del barista: il Latte Art Grading System. L’Italia è risultata vincitrice di tutti i livelli: Paola Andrea Torrico Garcia della pasticceria Silvana di Senigallia (An), Green Jug; Maurizio Boi del Bugan Coffee Shop Città Alta di Bergamo, Red Jug; Fabio Scacciaferro del ristorante Bocca d’Ersa di Poggibonsi (Siena), Black Jug; la campionessa mondiale di latte art Manuela Fensore, ha vinto nella nuova categoria, la Gold Jug. Infine, il Trismoka Challenge ha visto 12 tra i migliori professionisti internazionali della latte art sfidarsi in prove di difficoltà crescente. Ha vinto il campione del mondo 2016 della categoria, il coreano Um Paul.

    Pianeta dolce

    Nella competizione mondiale a squadre organizzata dalla Federazione italiana Pasticceria, Gelateria e Cioccolateria FIPGC la vittoria va all’Oriente. Al primo posto si è classificato infatti il Giappone, con una scultura in zucchero che riproduce il tradizionale portale giapponese di accesso a un’area sacra (Torii). La scultura in pastigliaggio riproduce invece una Geisha, mentre quella in cioccolato è unguerriero Samurai. Il secondo posto è andato al team cinese, che ha presentato delle opere alte 180 cm che riprendono i personaggi più rappresentativi di uno dei grandi classici della letteratura del Celeste Impero. Terzo posto, infine, all’Italia. Il team composto da Gianluca Cecere, Umberto Soprano e Barbara Borghi ha presentato opere che si ispiranoal cinema, alla musica e alle tradizioni del nostro Paese: daSofia Loren, al Leone di Venezia, dal maestro Luciano Pavarotti, fino aunviolinoStardivari interamente edibile, con finissime corde in gelatina. Per finire, una pièce in isomalto che riproduce le maschere dell’Ottocento di Venezia.

    Cake design

    17 le squadre in gara ai Campionati Mondiali di Cake Design, provenienti dai 4 continenti, Africa e Australia comprese. La Polonia trionfa con Jowita Woszczynska, che porta a casa la coppa dei campionati organizzati dalla FIPGC. L’artista polacca conquista anche il premio come miglior torta da esibizione e quello per la miglior torta da degustazione. Il secondo posto va all’Italia, con l’opera di Manuela Taddeo, che ripercorre con composizioni in pasta di zucchero l’arte tricolore dal Rinascimento al Barocco. Terzo posto al Perù con la scultura di Monica Muñante: una rappresentazione di Machu Picchu impreziositada scene di manufatti, tessuti e feste della tradizione Inca.

    Sfide in cucina

    A Host si è svolta anche la terza edizione del concorso organizzato da Rational “Lo chef incontra il SelfCookingCenter”, che quest’anno è stato dedicato alla cucina sostenibile. Sei i concorrenti selezionati per la finale, i cui piatti sono stati valutati da una giuria di giornalisti, sotto la guida dello chef stellato Davide Oldani. Primo premio a Matteo Romano, 27 anni, chef del Lilith di Masseria Copertini di Vernole (Le), con una Rollatina di coniglio con i suoi fegatini e cicoria selvatica. Secondo classificato Riccardo Savignoni, 22 anni, con Petto d’anatra in brining affumicato e scottato, con pesca di Volpedo. Solo 20 gli anni della ligure Alessia Asturi, che ha proposto un Timballo di branzino e verdure. Per finire, Valko, in partnership con Wörndle-GranChef, ha indetto il CBT Contest,una gara di cucina sulla cottura a bassa temperatura. A vincere è stato Stefano Ballarino, chef di Villa d’Este, con il piatto Agnello in due cotture, finocchietto selvatico, cavolfiore affumicato, albicocca e yogurt di mandorle. M.B. – N.R. – E.B.

A Roma lo Spazio Niko Romito evolve in Bar e Cucina

Il tre stelle abruzzese Niko Romito è lanciatissimo. Oltre al suo ristorante stellato, il Reale a Castel di Sangro, fanno capo a lui anche lo Spazio Niko Romito (a Milano, Roma e Rivisondoli); Alt Stazione del Gusto, format di ristorazione “da viaggio”, sempre a Castel di Sangro, oltre a curare l’offerta dei ristoranti dei Bvlgari Hotel & Resorts a Pechino, Shanghai (1 stella Michelin), Dubai e Milano. Blasonate collaborazioni e nuovi format – come Bomba a Milano, sviluppato con Autogrill – “collezionati” nel giro di pochi anni e in costante divenire. Proprio lo Spazio Niko Romito di Roma (in piazza Verdi), varato nel 2013, ha da poco riaperto dopo una breve chiusura, sotto una nuova denominazione: da Spazio Pane & Caffè ora si è evoluto in Spazio Niko Romito Bar e Cucina.

  • “Altro…”

    L’idea di fondo è proporsi al cliente con il modello più attuale di bar all’italiana: una fusione tra il classico bar, una osteria con cucina domestica (executive chef di tutto il progetto è Gaia Giordano), ma anche sala da tè con una ricca proposta di dessert nonché un locale da aperitivi, curati dal mixologist Mauro Cipollone. Un locale caratterizzato da una accoglienza informale, dove è possibile consumare in ogni ora della giornata, dall’offerta gastronomica ampia, di timbro italiano e contemporaneo, con proposte che spaziano dalla prima colazione passando per il pranzo, la merenda, la cena, il dopo cena, ma pure la rivendita e l’asporto.

    Ispirazione: la quotidianità

    «La mia più potente fonte di ispirazione – dice lo chef – è la quotidianità. Spazio Niko Romito Bar e Cucina nasce dal mio desiderio incessante di evoluzione, termine attraverso il quale amo definire il nostro lavoro. L’intuizione è stata quella di unire il modello ristorativo di Spazio a quello più informale di Pane & Caffè, in modo che il cliente possa avere maggiore libertà e un’offerta gastronomica più ampia, con tutti i prodotti che rappresentano la mia storia e la mia filosofia di cucina: il Pane, la Bomba, la cucina domestica, i piatti leggeri e gli ingredienti unici, il Pollo fritto, i vegetali e le torte». Un restyling che ha coinvolto non solo la proposta food & beverage, ma anche gli interni, che sono stati reinterpretati dall’architetto Stefano Rosini. Un refresh in linea con l’esigenza di rendere il locale meno formale, adottando tinte pastello dai toni più intimi, luci diffuse e un’atmosfera quasi domestica, ricca di pezzi di modernariato sia negli arredi che nelle ceramiche di servizio, scovati in aste e mercatini dell’antiquariato. L’effetto cocoon è assicurato. M.B. (Foto food e locale: Paolo Volonté – Ritratto: Matteo Carassale)

Open Colonna Milano, un all day dining per lo chef romano

Ha aperto ai primi di ottobre Open Colonna Milano, il nuovo ristorante milanese di Antonello Colonna, in pieno centro città (via Bassano Porrone 8). Lo chef stellato di Labico (Roma) ha riproposto, in veste riveduta e corretta per le esigenze del pubblico milanese, la formula già sperimentata a Roma all’Open Colonna, ora chiuso dopo oltre un decennio di attività (è stato uno dei primi locali inaugurati in un museo italiano, nel roof garden del Palazzo delle Esposizioni). Per Colonna non è una novità lavorare a Milano. «Non c’è dubbio – dice lo chef – che Roma sia la città più bella del mondo, ma Milano è imbattibile in fatto di raffinatezza, stile, eleganza e opportunità. La frequento già da diversi anni e, dopo la felice esperienza di Expo 2015, quando sono stato chiamato a gestire la cucina del “temporary restaurant” Priceless Milan in Piazza della Scala, ho iniziato a pensare seriamente all’opportunità di aprire stabilmente qui. Il passo successivo è stato creare la squadra ed eccoci oggi pronti per questa entusiasmante sfida».

  • “Altro…”

    Il locale è moderno, dotato di tavoli di tondi e quadrati dalla linea minimal, oltre a una grande sharing table situata di fronte alla cucina a vista; molto invitante anche la corte interna, protetta dai rumori e fruibile col clima mite. Open Colonna Milano – nato in collaborazione con lo chef Simone Dimitri (ex Restaurant Manager di Trussardi alla Scala, poi al Mandarin Oriental) ed Emanuele Sala (manager di Altavia) – è aperto dalle 9.00 a mezzanotte, dal lunedì al sabato. Un locale all day dining, che propone una cucina attuale, ispirata alla tradizione e alla romanità, ma attenta alle esigenze di una clientela variegata e internazionale qual è quella milanese.

    Piatti iconici e opzione sandwich

    La proposta della mattina parte con classici della tradizione romana, come maritozzi e bombe. Uno solo il menu a pranzo e cena, suddiviso in 8 “sezioni”: in apertura la carta suggerisce la sezione “Antonello Colonna”, dove compaiono piatti iconici dello chef come il Negativo di carbonara (27 euro) e il Petto di piccione e coscia confit (è prevista anche la degustazione in 4 portate, 80 euro). Segue la proposta Healthy (ad esempio Carciofo sott’olio, brace e schiacciata romana (20 euro) o la Panzanella di pomodoro; una selezione di portate “To Share”, da condividere tra due o più persone (dove compare ad esempio Caravaggio: abbacchio, manzo e maiale, 27 euro a persona). Seguono una sezione con 4 tipi di antipasto, altrettanti primi, secondi e una scelta di dessert e gelati. Non manca l’opzione Sandwich & more, dove spiccano L’OpenSandwich e l’OpenBurger (rispettivamente a 26 e 28 euro). E naturalmente, omaggio alla città, cotoletta e risotto alla milanese. Il team di cucina del locale è guidato dal resident chef chef Alessio Sebastiani (con esperienze nel ristorante di Identità Golose Milano), la sala è affidata a Devis Giuliano (già Restaurant Manager della Greenhouse e del Bibendum di Londra). La parte aperitivi sarà importante, con la cucina impegnata ad accompagnare con stuzzicanti appetizer i drink di Mattia Battistelli, in precedenza Head Bartender del Mag, gettonatissimo cocktail bar sul Naviglio Grande. M.B.

microfono

Sara Girardi

per Al Luppolo Saloon di Roletto - TO

  • Leggi l'intervista

     

    Ci descrivi il vostro locale e qual è la filosofia che lo ispira?

    Il nostro locale è un tipico Saloon in stile americano nel quale abbiamo voluto infondere la convivialità tipica all’italiana, con tavoloni lunghi dove le compagnie possono trascorrere insieme le serate e dove anche le coppie possono trovare ospitalità e socializzare con gli altri. Chi viene da noi, viene per fare festa e per stare insieme. Siamo attivi da 3 anni, quindi il nostro saloon è relativamente giovane, ma abbiamo un ampio background nel settore, dato che proveniamo da due decenni di esperienze in realtà simili.

    Cosa vi dà in più il fatto di far parte della community Jim Beam The Family?

    Il fatto di far parte di questo programma riteniamo si sposi bene con la filosofia del Luppolo, ovvero sentirsi e far parte di una grande famiglia per stare insieme, confrontarsi e crescere con gli altri. Jim Beam ci offre un’opportunità di visibilità e per questo lo promuoviamo volentieri. Possiamo dire che la storia e la filosofia del brand Jim Beam si sposino bene con quelle che sono la storia e la filosofia del Luppolo.

    Whiskey Americani e Bourbon: i vostri pareri personali

    Essendo il nostro un tipico saloon in stile americano dove ospitiamo anche molti eventi, e non un vero e proprio cocktail bar o un locale per degustazioni, posso dire che lo stile tipico che contraddistingue i Bourbon americani è quello che ci aiuta a far entrare i nostri clienti nell’atmosfera che vogliamo ricreare. Ovvero lo star bene insieme in compagnia, assistendo magari ad un live o ad un concerto, far festa insieme. Jim Beam, in particolare, tra tutti i Bourbon, è quello che incarna meglio questo stile.

    Una vostra proposta di signature cocktail Jim Beam Highball

    I nostri clienti ci chiedono principalmente di servigli Jim Beam miscelato con la cola, o in semplici chupiti, perché è il metodo di servizio che rappresenta meglio la nostra atmosfera festaiola e spensierata. Recentemente, però, il nostro barman collaboratore Luca Bevilacqua, ha creato un nuovo signature drink pestato con Jim Beam, che non ha ancora un vero e proprio nome, perciò possiamo definirlo come “Jim Beam by Luppolo”. Gli ingredienti sono: Jim Beam, sour, 3 spicchi di lime, 1 spicchio di arancia, top di succo d’arancia e garnish con scaglie di cioccolato.

microfono

Daniele Protasi e Davide Cimaglia

per Bootleg di Roma

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    Ci descrivi il vostro locale e qual è la filosofia che lo ispira?

    Bootleg nasce dalla nostra intuizione di portare il concetto di cocktail bar e di bere attento in una periferia dove il principale format di locale è improntato sul classico pub, wine bar o beer shop. Il nostro principale obiettivo è stato quello di far scoprire ai clienti del nostro quartiere, che per bere signature drink o grandi classici preparati a mestiere, non era più necessario spostarsi nelle solite zone della movida romana (intesa in senso buono!!). Da quattro anni con le nostre drink list stagionali e con una bottigliera di tutto rispetto cerchiamo di portare avanti questa filosofia.

    Cosa vi dà in più il fatto di far parte della community Jim Beam The Family?

    Far parte della Jim Beam The Family ci permette di confrontarci costantemente con gli altri locali e ci consente di conoscere l’uso del prodotto in realtà diverse dalla nostra. Oltre all’ovvio senso di appartenenza alla community del nostro Bourbon preferito, e chi ci conosce sa che non lo diciamo per ruffianaggine!!

    Whiskey Americani e Bourbon: i vostri pareri personali

    Per rispondere alla domanda, penso basti dire che il nostro shot di benvenuto (o di arrivederci, a seconda delle circostanze) è uno shot di Jim Beam!! Da quando abbiamo aperto è sempre stata una presenza costante nelle nostre drink list, sia per un discorso di versatilità, che per una preferenza personale: tra di noi siamo soliti definirlo “sapore di casa”!! A testimoniare il nostro legame con il prodotto abbiamo la nostra fantastica parete Jim Beam e la coccarda del logo tatuata sul fegato di uno di noi soci…

    Una vostra proposta di signature cocktail Jim Beam Highball

    Come nostro signature drink con Jim Beam, vi proporremmo il nostro “RuosyN”: Jim Beam, succo di limone, sciroppo di zucchero, albume e float down di un mix di miele bitter e vermouth.

drinc.different nuovo bar dallo spirito Swing

Tra Città Studi e zona Buenos Aires, in un’area di Milano che si sta lentamente popolando di nuovi locali, Luca Marcellin ha fatto il bis con l’apertura di drinc. different. Il suo nuovo boutique cocktail bar, né secret né speakeasy, né serioso né formale, si trova infatti in via Hayez 13 a due passi dall’ammiraglia drink. Cocktails & Conversation di via Plinio. Lo spazio si sviluppa su 40 metri quadrati con 12 posti ai tavoli e 6 al bancone.

  • “Altro…”

    Dell’interior design si è occupato il gruppo Brandless che ha concentrato gli sforzi per tradurre in un linguaggio progettuale moderno gli anni d’oro dei locali Swing. Anni ’20, ’30 e ’40 che rivivono a distanza di un secolo in una forma nuova. Con tutto un microcosmo di elementi decorativi a tutta altezza fatti di curve, tagli netti e superfici cangianti. Il bancone bar, realizzato da Starinox Project è il centro di questo mondo: un monolite iridescente fatto di metalli e cucito su misura per favorire l’interazione bartender-ospite. Tra gli elementi di arredo più originali e interessanti, segnaliamo il retrobanco, frutto della ripetizione di quinte curve avvolgenti e coloratissime.

    Omaggio al Negroni

    Nel suo menu dei drink, in barba alla scaramanzia, ci sono 17 cocktail. A cominciare dal Duca (Don Q Gold Rum, La Valdotaine Bitter, Punt e Mes, Scuppoz Liquore di genziana e gocce di Angostura Bitters). Un drink, anzi un drinc, dal gusto pieno, leggermente speziato e amarognolo allo stesso tempo. In lista c’è anche Il Veneziano Imbruttito omaggio, in chiave milanese, alla città lagunare a base dell’autoctono bitter Select, di Cocchi Rosa, Nuestra Soledad Mezcal, Laphroaig 10 years e sciroppo di zucchero. Una mistura delicatamente amarognola con un piacevole sentore di torba. Nei 100 anni del Negroni non poteva mancare un omaggio. E che omaggio. Si tratta di 100 Plus, un aperitivo sospeso tra Estremo Oriente, via de’ Tornabuoni a Firenze (la culla del Negroni) e via Hayez a Milano. In 100 Plus troviamo Campari Bitter, Akashi-Tay Umeshu, Cinzano 1757 vermouth dry sciroppo di zucchero e Peychaud’s Bitters. Il tutto servito con un vero impianto alla spina. S.N.

Sweet&Shake Cup: inventa il drink che non c’è

Baristi e bartender, è il momento di raccogliere la sfida e fare appello alla vostra creatività: scegliete il tipo di panna che più vi ispira, che sia Spray o liquida poco importa, e proponeteci le vostre creazioni. Un cocktail, certo, ma anche un drink analcolico. Mandateci la vostra ricetta entro il 26 novembre 2019.
Verranno selezionati sei professionisti che si sfideranno sul palcoscenico del Sigep per la finale della nuova edizione di Sweet&Shake Cup, concorso organizzato da Debic in collaborazione con Bargiornale.

  • “Altro…”

    In palio, un buono da 500 euro in attrezzature professionali, messe a disposizione da Rg Commerciale. Anzi, due. Perché i vincitori saranno due, uno per ognuna delle categorie in cui è diviso il concorso: Sweet&drink, ovvero un dessert in forma liquida, e Coffee mix, cioè un drink a base di panna e caffè. Mettetevi alla prova lavorando sulle cinque C attorno a cui costruire un drink equilibrato, seducente, elegante e gradevole: contrasti, consistenze, combinazioni, colori, contenitori. Sfruttando al meglio la principale caratteristica che la panna mette a disposizione a chi è capace di maneggiarla con cura e sapienza: la grande versatilità. «La panna liquida può essere utilizzata per dare complessità, texture e consistenza al drink – spiega Marco Pipp, vincitore della prima edizione di Sweet&Shake Cup nella categoria Sweet drink -; quella montata regala un tocco scenografico ma può anche veicolare nuove aromatizzazioni. E l’abbinamento panna-caffè può essere un ottimo  spunto per attualizzare alcuni drink classici come l’Espresso Martini o il White Russian». Sarai tu a creare il prossimo grande classico a base panna? Mettiti alla prova! A.M.

Artista del Panino: iscriviti alla tappa di Verona

Tre semifinali si sono svolte. E sei professionisti sono già sicuri di partecipare alla finale dell’Artista del panino on Tour 2019. Ora manca solo una tappa per completare la cerchia di “aspiranti artisti” che a gennaio si contenderanno il titolo. C’è tempo solo fino al 4 novembre per inviare la ricetta e sperare di venire selezionati per l’appuntamento che si terrà a Verona il prossimo il 25 novembre da Pepperone Restaurant & Sports Cafè a San Giovanni Lupatoto, in provincia di Verona.

  • “Altro…”

    Le tappe di Roma e Matera, tenutesi lo scorso 12 e 14 ottobre, hanno dunque decretato altri quattro concorrenti che a Rimini si contenderanno il titolo di Artista del Panino. La semifinale di Roma ha visto prevalere Giulia Della Motta, del Beestrò di San Mauro Pascoli, e Giacomo Dini della Pasticceria fratelli Bonci di Montevarchi. Giulia Della Motta ha superato la semifinale grazie a The Brisket, una schiacciatina all’olio farcita con brisket di manzo affumicato per 12 ore, emulsione di maionese e senape, rucola e pomodorini freschi. Giacomo Dini si è aggiudicato la finale con Il Tigullio, una schiacciatina farcita con pesto di basilico fresco, cecina e baccalà fritto, mix di capperi, pomodorini e olive. A Matera invece hanno prevalso Elena Amendolara, del Fishè di Palo del Colle, e Domenico Bianco, della Salumeria Bianco di Putignano. Domenico ha convinto la giuria con Panino Zero, una Chiocciola curcuma e chia farcita con burrata affumicata, capocollo di Martinafranca, pomodorini fiaschetto, cicorie sottolio e farinella di putignano (un mix di ceci e orzo tostati e macinati fino a diventare una farina impalpabile che si possono usare in svariati modi). Elena Amendolara è emersa grazie al suo Gran Fishè, un Brezel Burger arricchito con calamaro fritto, capocollo di Martinafranca, mozzarella fior di latte e cipolle rosse. R.B.

Clicca e scegli il pane Agritech per la tappa di Verona

Bagel nature

Bagel nature

Peso
80 grammi

Caratteristiche
Il bagel è una pasta lievitata, a forma di grosso anello, bollita brevemente in acqua e poi cotta al forno. Di fattura molto semplice, è stato portato negli USA dagli immigrati polacchi, ma oggi gode di fama mondiale e negli ultimi anni si sta imponendo anche nel nostro Paese.

Rosa rustica con semi

Rosa rustica con semi

Peso
90 grammi

Caratteristiche
Una variante creativa e gustosa del classico pane tondo, che ricorda una rosa in fase di fioritura. L’aspetto artigianale e rustico, la crosta fine e croccante e la mollica areata, rendono questo pane perfetto in diverse occasioni di consumo, durante l’intera giornata.

Ciabattina ai cereali lievito madre pretagliata

Ciabattina ai cereali lievito madre pretagliata

Peso
120 grammi

Caratteristiche
Molto caratterizzata sia nel profumo che nel gusto, la ciabattina ai cereali ha una fragranza particolare e un gusto più ricco, grazie ai semi di lino, zucca e girasole e ai fiocchi di orzo e frumento. Per questo è particolarmente adatta alle esigenze dell’alimentazione moderna.

Lavazza celebra Cuba con una miscela speciale

Supportare Cuba e la sua popolazione nel rilancio della produzione di caffè, migliorando anche le condizioni di vita dei coltivatori. È l’obiettivo di Lavazza che ha deciso di celebrare e consolidare il suo legame con il Paese caraibico e i 500 anni della fondazione della città di L’Avana, nel segno del caffè, con una speciale miscela 100% cubana in edizione limitata, ¡Tierra! La Habana, presentata recentemente a Milano al Flagship Lavazza Store di piazza San Fedele (durante la presentazione milanese è stato presentato un originale Mojito preparato con la nuova miscela caraibica).

Coffeetail Mojito

Coffeetail Mojito

Ingredienti
15 ml caffè Lavazza ¡Tierra! La Habana
30 ml rum
15 g zucchero di canna
25 g lime
3-4 foglie di menta
soda
acqua gassata

Preparazione
tagliare il lime in 8 parti e poi ognuna in 4 e metterne 4 pezzi in un tumbler alto.  Aggiungere lo zucchero di canna e le foglie di menta e pestare.
Riempire il bicchiere di crushed ice e versare il rum, miscelare e aggiungere la soda.
Infine, versare sulla superficie del drink il caffè estratto con la moka

  • “Altro…”

    Il nuovo caffè cubano è disponibile macinato per moka ed estrazioni a filtro in lattina da 250 g (tre le lattine in commercio, tutte collezionabili, tra cui una realizzata graficamente da un artista locale, che riporta il Faro Castillo del Morro che si trova nella capitale cubana) e in grani, in busta da 1 kg. Lo compongono solo chicchi caracolito, che hanno la particolarità di essere di forma tondeggiante con un unico seme contenuto nelle drupe (in genere ogni frutto del caffè ne contiene due). Estratto in espresso, dà una tazza con una buona crema piuttosto chiara; al gusto la nota amara è contenuta, a favore di una lieve acidità e di aromi di cioccolato e frutta gialla. Delle cinque tonnellate prodotte della nuova miscela cubana, due sono tornate all’isola caraibica, dove la torrefazione torinese ha scelto di contribuire alle celebrazioni allestendo presso la suggestiva Casa de la Amistad, nel cuore de L’Avana, un temporary del suo Training Center, condividendo con la comunità locale la propria esperienza, svelando processi di produzione e tecniche di miscelatura e tostatura, ma anche la propria arte nella preparazione dell’espresso italiano. Il progetto comprende il coinvolgimento di tre storiche caffetterie nel centro de L’Avana – Cafè El Escorial, Cafè America e Cafè del Oriente – dove è possibile acquistare la nuova miscela. N.R.

A Genova la quarta edizione di 110 e Lode

A Genova nell’elegante cornice del Grand Hotel Savoia si terrà la quarta edizione di 110 e Lode (lunedì 4 novembre 2019), cocktail competition riservata ai barman d’albergo di strutture 5 stelle ideata da Danilo Bellucci: un bel traguardo per un’iniziativa nata quasi in sordina circa quattro anni fa (la prima edizione si tenne a Firenze nei locali storici dell’Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella) in un periodo oscuro per il barman d’albergo, figura professionale ingiustamente dimenticata dai mass media e dall’opinione pubblica che la ritenevano un retaggio storico da dimenticare o da confinare nel reparto delle memorie.

  • “Altro…”

    E invece il vulcanico Bellucci ebbe l’intuizione giusta, facendo riaccendere il riflettori di casa su professionisti che rappresentano l’essenza dell’ospitalità italiana e che, non a caso, si trovano spesso a dirigere i migliori bar d’albergo del mondo. Non solo. Sono quasi sempre loro a imporsi nelle gare internazionali promosse dai big della bar industry internazionale a dimostrazione di una preparazione non comune. Per parlare del caso più recente, si pensi a Lucia Montanelli, head bartender del The Bar at The Dorchester di Londra, che ha recentemente trionfato a Mosca all’ultima edizione di Beluga Signature. Anche per la quarta edizione di 110 e Lode, Bellucci rinnoverà la formula già sperimentata nei precedenti contest e che vedrà sfidarsi nel pomeriggio di lunedì 4 novembre 36 professionisti provenienti da tutta Italia. «Sono molto soddisfatto dell’entusiastica adesione che ha registrato il contest – spiega Bellucci – con concorrenti che lavorano sia in grandi catene internazionali, come Park Hyatt, Mandarin o Dorchester, sia in strutture indipendenti. La partecipazione è altresì variegata con la presenza di giovani, esperti e veterani del banco bar. Ci sarà anche una presenza femminile, la bravissima Sandra Haruko Civieri, primo barman del bar dell’Hotel Excelsior Venezia Lido». La sfida si terrà, sotto l’attento coordinamento di Michele Di Carlo, storico collaboratore di Bellucci, e si svolgerà due manches con batterie da 3 concorrenti e sarà intervallata da due masterclass organizzate da Noalya – Cioccolato Coltivato e da Compagnia dei Caraibi. A chiudere la giornata la cerimonia di premiazione e il tradizionale gala dinner sponsorizzato dal Gruppo Campari. Per la cronaca, lo scorso anno a imporsi fu Andrea Francardi dell’Hotel Fonteverde di San Casciano Dei Bagni (Siena) davanti a Giovanni Nolfi dell’Hotel Caruso Belmond di Ravello (Salerno) e a Flavio Scanu dell’Hotel Principi di Piemonte di Torino. C.B.

Quanto manca?

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