Pollicino vince la Maestro Challenge 2019

Juan Pablo Pollicino di El Porteño di Milano è il vincitore della quinta edizione della Maestro Challenge organizzata dall’Associazione Mixart. La competizione andata in scena il 24 e 25 giugno nella splendida cornice di Maiori, perla della Costiera Amalfitana, ha avuto quest’anno un tema molto impegnativo: creare ricette originali di cocktail ispirate alla straordinaria carriera del Maestro Salvatore Calabrese. In pratica, tradurre in un drink la creatività, la passione, l’eleganza e, soprattutto, la capacità di far sognare che caratterizza ogni creazione di Calabrese e, più in generale, che ne fanno il marchio di fabbrica della sua arte.

  • “Altro…”

    «Il mio cocktail – commenta il vincitore – è stato ispirato alla spiccata propensione all’ospitalità del Maestro Salvatore Calabrese, che lo ha portato ad essere uno degli ambasciatori dell’accoglienza made in Italy nel mondo. Questo mi ha fatto pensare a un parallelismo tra l’ospitalità del Maestro e quella che per me è la più alta forma di ospitalità: il rito della cerimonia del tè. La cerimonia prevede che l’ospite diventi il centro dell’attenzione dei padroni di casa per tutta la durata del rito. Un po’ quello che succede a noi bartender quando il cliente si accomoda nel nostro locale. Per la selezione degli ingredienti sono rimasto sempre in Oriente, cercando nelle pratiche della medicina cinese, l’armonizzazione dei sapori secondo la ciclicità che questa dottrina insegna. Per la medicina cinese infatti i sapori hanno un’energia che, per uscire fuori in tutta la sua forza, deve essere in sintonia con gli elementi. Da qui il nome del cocktail: Il Maestro Elementale. Fuoco, terra, metallo, acqua e legno, corrispondono a sapori specifici che vanno dall’amaro al dolce, dal piccante al salato, all’acido e vanno mescolati secondo questo ordine. In poche parole, partendo dall’acido, che nella medicina tradizionale cinese è l’alcol, ho unito la base di whiskey Wild Turkey 101 al sake infuso con tè matcha e polvere di rapa rossa (elemento amaro) all’agave syrup Rèal infuso alla banana (la parte dolce), le note piccanti della Chartreuse Verde con l’elemento sapido del drink: vermouth bianco al cioccolato e pistacchi salati e saltati».

    Prove a sorpresa

    La vittoria di Juan Pablo Pollicino arriva dopo una due giorni intensa (e divertente) di prove. Tutto è cominciato al Castello Mezzacapo dove i concorrenti finalisti si sono cimentati in due prove a sorpresa. L’esecuzione di un twist su un tiki drink (nella giuria c’era anche Jeff Beachbum Berry, primo ambasciatore divulgatore della cultura Tiki nel mondo) e la realizzazione di un aperitivo a base di bollicine. Nel corso della prima giornata si è tenuta anche un classico della Maestro Challenge: la preparazione di uno Shakerato Wild a bordo di un gommone lanciato a tutta velocità tra le onde. Alla gara serale del martedì, accompagnata da un’entusiasmante performance rock della band Escher, hanno partecipato 14 concorrenti che Salvatore Calabrese ha definito «Uno più bravo dell’altro». Oltre a Juan Pablo Pollicino erano presenti Giuliano Cretella del Matinèe Lounge Bar di Maiori (secondo classificato), Andrea Villani di The Craftsman di Reggio Emilia (terzo posto), Antonio Cammarota del Sensi Restaurant di Amalfi (Salerno), Francesco De Cristofaro di Carlo e Camilla in Segheria di Milano, Michelangelo Del Pezzo dell’Hotel Il San Pietro di Positano (Salerno), Sossio Del Prete dell’Octavius Bar at The Stage Milano, Manuel Di Cecco del Freni e Frizioni di Roma, Gabriele Fantino del Melià Hotel 5 Stelle di Genova, Marco Fedele del Banana Republic di Roma, Alberto Parlapiano del Locale di Firenze, Giosuè Pastore dell’Hotel La Bussola di Amalfi, Michele Serrafino del Retrò La Bottega del Cocktail di Caltanissetta e Alessio Zaccardo del Drink Kong di Roma. Della giuria, oltre a Salvatore Calabrese, hanno fatto parte Peter Dorelli (leggenda vivente dell’American Bar del Savoy), Jeff Berry (Latitude 29 di New Orleans) e Leonardo Leuci del Jerry Thomas Speakeasy di Roma. La manifestazione è stata supportata da Campari Academy, Rèal, Cocchi, De Kuyper e Schweppes. S.N.

Clicca e scopri le ricette vincitrici

1-cocktail

Il Maestro Elementale di Juan Pablo Pollicino

El Porteño
Milano

Il Maestro Elementale
Vincitore della V edizione della Maestro Challenge

Ingredienti:
4 cl Wild Turkey 101,
2 cl vermouth bianco infuso
al cioccolato fondente
e pistacchi salati tostati,
1 dash di Chartreuse Verde,
3 cl sake infuso
con rapa rossa disidratata e tè matcha,
1 cl Rèal Blue Agave Nectar
infuso alla banana

Preparazione:
shake & strain

Servizio:
In tazze (da 5 cl) e teiera

2-cocktail

Salvatore's 53 di Giuliano Cretella

Matinèe Lounge Bar
Maiori

Salvatore’s 53
secondo classificato

Ingredienti:
4 cl Bulldog gin,
3 cl succo di limone,
2 cl Ginger syrup Reàl,
1 cl Campari,
0,5 cl infuso alcolico “cafe’ pa scurzett”
(caffè e zest di limone),
profumo di arancia

Preparazione:
shake & strain

Servizio:
Nella cuccuma,
caffettiera tradizionale

3-cocktail

Summer Dreaming di Andrea Villani

The Craftsman
Reggio Emilia

Summer Dreaming
terzo classificato

Ingredienti:
50 ml Skyy Vodka infusa
con ananas e pepe rosa,
15 ml limoncello di Sorrento,
25 ml succo di limone,
15 ml Reàl passion syrup,
15 ml Reàl ginger syrup,
5 drops di Amaretto De Kuyper
a completare

Preparazione:
shake & strain

Servizio:
Nel bicchiere collins

Beluga Signature 2019, è l’ora di Mattia Cilia

L’anno scorso fu Alessandro Venturi, bar manager del 5 stelle La Griffe di Roma, a conquistare la finale italiana di Beluga Signature, cocktail competition internazionale promossa da vodka Beluga, distillato premium distribuito dal Gruppo Montenegro. E fu una vera emozione. Anzi, doppia pensando alla fotografia di un incredulo e felice Venturi ritratto, appena qualche mese dopo, sul gradino più alto del podio della finale globale del contest a Sochi, la “Nizza” del Mar Nero. Quest’anno lo scettro tricolore è passato a Mattia Cilia, giovane professionista (classe 1989) e consulente siciliano molto noto nel mondo della bar industry, avendo lavorato in diversi locali di tendenza dell’isola (attualmente è bar manager al Piper di Torre di Mezzo (Rg) e consulente de il Vinicolo di Catania e del Boats di Siracusa) e conducendo, parallelamente, l’attività di head coach presso la sua Mixology’s Living Room di Ragusa.

  • BELUGA UNDERWATER MARTINI

    di Mattia Cilia

     

    Ingredienti

    60 ml Beluga Noble
    15 ml home made Dry Vermouth
    Mare Nostrum Fortified
    2 ml selezione di bitter (*)

    Preparazione
    Stir and strain.
    Guarnizione: alga essiccata
    e aromatizzata con rosa, oro,
    incenso e menta

    (*) La selezione comprende 4 bitter:
    Floral&Herbs a base di rosa, ibisco, artemisia e genziana,
    Fruity&Smooth a base di ciliegia,
    fichi canditi e daktar, Spiced&Sharp a base di macis,
    pepe nero, zenzero e peperone jalapeno,
    Woody&Crispy a base di cannella, sandalo,
    quercia e barbabietola.

  • “Altro…”

    Cilia è stato bravo a sorprendere e convincere una giuria formata dallo stesso Venturi, oggi Beluga Signature Global Ambassador, affiancato da Filippo Sisti, guru della cucina liquida e titolare del Talea, e da Claudio Bonomi, giornalista di Bargiornale (la finale si è tenuta presso il ristorante Otivm di Milano). La mission era quella di creare un esperiential cocktail, o meglio, un experiential serve, che fosse non solo in linea con gli standard di eccellenza e di eleganza della vodka russa, ma che fosse anche in grado di coinvolgere il cliente. In sintesi, il bartender doveva, in massimo 15 minuti, creare un’autentica cocktail experience. Il tutto raccontando ai presenti fonte d’ispirazione, storia e ricetta in inglese, lingua ufficiale della sfida. Cilia c’è riuscito “alla grande” sfoderando un twist ben riuscito, il Beluga Underwater Martini, ma soprattutto corredando la presentazione con un video, una colonna sonora (Volare cantata da Domenico Modugno) e un racconto decisamente intrigante sulla storia del drink e dei suoi ingredienti. Tra questi, il vermouth home made Mare Nostrum lasciato “riposare” nelle acque del mare Mediterraneo per 30 giorni.

    Preparazione alla finale

    Decisamente azzeccati anche il servizio, il cocktail in coppetta di cristallo è stato proposto su un piatto artistico della vetreria Thalass di Modica, e il side: 4 assaggi posti a circolo intorno alla coppetta e ricettati da chef e party chef di primo piano. Una mini bruschetta di Accursio Capraro, una bottarga di pere di Stefano Cilia (fratello del vincitore), una stagionatura di Parmigiano di Massimo Bottura e un “dolce salato” di Gabriele Camiolo. «Dovevo già partecipare l’anno scorso alla Beluga Signature – racconta a WeBar Mattia Cilia – e, dunque, avevo bene in mente ricetta e servizio del mio cocktail. Ho passato un anno a studiarne i dettagli ed ad affinare la presentazione. Ad esempio, concentrandomi sul food pairing del mio Beluga Underwater Martini, con l’aiuto di mio fratello Stefano che lavora come chef a Londra». E l’experience? Prima di versare il drink, il cliente può sceglierne l'”aromatizzazione”, selezionando tra quattro bitter home made preparati da Cilia. Degne di nota anche le presentazioni di Patrick Pistolesi del Drink Kong di Roma, di Francesca Lolli del Fourghetti di Bologna e di Simone Corsini dell’Atrium Bar del Four Seasons di Firenze. Adesso viene il difficile. Il prossimo settembre Cilia farà le valigie e partirà alla volta di Mosca per la finale globale di Beluga Signature: nella capitale russa dovrà, infatti, vedersela con i campioni di sei Paesi (Russia, Germania, Regno Unito, Francia, Spagna e India). «Mi aspetto un livello altissimo – conferma Cilia -. Conosco alcuni dei finalisti degli altri Paesi e so per certo che sono professionisti molto agguerriti. In questi mesi lavorerò per prepararmi al meglio, focalizzandomi in particolare sul servizio. D’altronde, il servizio e l’attenzione all’ospite sono valori che da sempre connotano il bartending italiano nel mondo». C.B.

Premio Strega Mixology a Virginie Doucet

Virginie Doucet ha vinto la V edizione del Premio Strega Mixology con il cocktail Beneventum. Un cocktail, uno e trino, in cui si mescolano elementi di tre super classici: Americano, Hemingway Special, Hemingway Martini. L’omaggio al Premio Nobel della Letteratura non è casuale. Hemingway citò il Liquore Strega in uno dei suoi romanzi più celebri: Fiesta! Il concorso si è svolto al La Griffe Hotel di Roma e ha coinvolto altri quattro ottimi professionisti: Davide Mastromauro, Luca Romano, Sabina Yausheva e Gennaro Schiano.

  • Altro...

    I concorrenti sono stati giudicati da un gruppo di esperti composto da Kenia Palma, direttore marketing di Strega Alberti, Tony Parlapiano del Jerry Thomas Project di Roma, Claudio Perinelli di The Soda Jerk di Verona, Massimo D’Addezio del Chorus di Roma e la supervisione generale a cura di Alexander Frezza.

    Super giuria e super scenografia

    Alla giuria tecnica è stata affiancata una super giuria dei media composta da Giovanni Continanza di Bargiornale, Marco Cremonesi del Corriere della Sera, Marta Perego del TGCOM 24, Pina Sozio del Gambero Rosso, Mariella Morosi di Italia a Tavola, Claudio Trionfera, direttore di Maxim, Sara Verrillo di Puntarella Rossa, Marco Sciarrini di Cronache di Gusto, Emanuele Guerrini dell’Almanacco della Scienza del Cnr, Stefano Amadio dell’Agenzia Ansa. Virginie Doucet, in forza all’OOO Out of Ordinary di Firenze, si è, dunque, aggiudicata un ricco bottino. Sarà lei a firmare la drink list della finale del prestigioso premio letterario 73° Premio Strega in calendario il 4 luglio nella scenografica cornice del Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma. Doucet sarà anche la padrona di casa dello stand Strega al prossimo Bcb-Bar Convent Berlin, il grande bar show europeo in programma a Berlino dal 7 al 9 ottobre. S.N.

Clicca sui cocktails e scopri le ricette

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Beneventum_new

Beneventum di Virginie Doucet

OOO – Out Of Ordinary
Firenze

Beneventum

Ingredienti:
4 cl Liquore Strega,
3 cl vermouth extra dry,
0,5 cl succo fresco di lime,
top soda al pompelmo bianco fresco
(homemade)

Preparazione:
shake & strain

Decorazione:
ciliegia al maraschino

Elisir

Elisir di Davide Mastromauro

Alle Erbe – Cantina del Tormento
Vicenza

Elisir

Ingredienti:
3 cl Liquore Strega,
4 cl grappa,
2 cl succo di limone
Sfusato Amalfitano,
1 cl acquafaba,
foglie di basilico pressate

Preparazione:
shake & strain

Decorazione:
foglia di basilico fresco

LO-SVENTATO

Lo Sventato di Luca Romano

1000 Misture
Casarano (LE)

Lo Sventato

Ingredienti:
3 cl Liquore Strega,
3 cl brandy infuso
ai chicchi di caffè,
3 cl vermouth rosso,
3 drops Banana e caffè bitters

Preparazione:
build & stir

Decorazione:
banana disidratata

SLEEPING-WITCH

Sleeping Witch di Gennaro Schiano

Hilton Sorrento Palace
Sorrento (NA)

Sleeping Witch

Ingredienti:
3 cl Liquore Strega,
2 cl liquore alla pesca,
2 cl sciroppo alla vaniglia,
8 cl infuso di camomilla

Preparazione:
shake & strain

Decorazione:
fiori di lavanda

WICKED-MIRROR

Wicked Mirror di Sabina Yausheva

Julep – Hotel de la Ville
Roma

Wicked Mirror

Ingredienti:
3 cl Liquore Strega,
3 cl London dry gin,
3 cl succo di limone,
3 cl Fino sherry

Preparazione:
shake & strain

Decorazione:
scorza di limone

Lezioni di Bourbon (e non solo) al Wild Turkey Campus

Abili e arruolati. Sono i 15 bartender partecipanti alla seconda edizione italiana del Wild Turkey Campus, tenutasi lo scorso maggio a Primaluna, location rurale della Valsassina in provincia di Lecco, che dopo aver vissuto intensamente una “tre giorni” divisa tra masterclass, tiro al bersaglio sportivo e cocktail lab sono entrati ufficialmente a far parte della family di Wild Turkey (aggiungendosi ai 18 della prima edizione).  Il “fare community”, leit motiv di queste nuova esperienza formativa firmata Campari Academy, si è rivelato ancora una volta il giusto “cemento” per creare professionisti appassionati al brand in grado di trasmettere a colleghi e consumatori i valori di un distillato ricco di storia come è Wild Turkey.

  • “Altro…”

    «Questa seconda edizione è stata ulteriormente migliorata rispetto alla prima che era articolata in soli due giorni – spiega a WeBar Luca Casale, brand ambassador di Wild Turkey e trainer per Campari Academy -. Si è, infatti, trattato di una “tre giorni” full time che ha fatto vivere ai nostri ragazzi l’avventura dell’America wild con un palinsesto di attività didattiche mescolate insieme ad attività ludiche. Un blend perfetto tra formazione, il clou è stata la masterclass di Eddie Russell, master distiller di Wild Turkey, sul mondo del Bourbon, ed experience che hanno toccato diversi temi: dall’accademia di barbecue, dove i nostri professionisti hanno potuto apprendere i segreti di una cottura in perfetto stile States a una session di tiro sportivo fino a un’attività guidata di foraging nel territorio con l’obiettivo di trovare il perfect match con un cocktail a base di Wild Turkey». Non sono mancati  workshop dedicati più in particolare alle tecniche di miscelazione. «Abbiamo creato un vero proprio cocktail lab – aggiunge Casale – con postazioni di lavoro per ognuno dei bartender del campus che hanno potuto dare sfogo alla propria creatività e sviluppare cocktail ispirati alle attività della “tre giorni” che sono stati valutati dal sottoscritto insieme ad Aldo Bruno Russo di Campari Academy, Andrea Dracos del MOR di Trieste e Antonio Parlapiano del The Jerry Thomas Speakeasy di Roma. In più, hanno dovuto presentare all’inizio del campus un drink “portato da casa” che rispecchiasse il mood di Wild Turkey». Il prossimo appuntamento per la Wild Turkey family è per il prossimo novembre quando i bartender protagonisti del campus si ritroveranno per celebrare la Festa del Ringraziamento. A Primaluna, c’eravamo anche noi di WeBar, in qualità di ospiti, e al termine della nostra visita prima di congedarci non potevamo non registrare una battuta di Eddie Russell, figlio del mitico Jimmy Russell, oggi coinvolto in tutto il processo di distillazione e di invecchiamento del Wild Turkey Bourbon: «Il campus non è solo un’esperienza formativa. Certo la conoscenza del prodotto è basilare affinché i nostri bartender diventino essi stessi i primi portavoce e ambasciatori della filosofia Wild Turkey nel mondo. Ma il campus è molto di più di un educational: è un momento di socializzazione, di condivisione di esperienze, di scambio di contatti, conoscenze e ricette. Un’opportunità professionale unica per consolidare i legami di quella che è, di fatto, un’autentica family». C.B.

Donn Pedro, un carico di miscelazione tiki allo scalo viaggiatori di Firenze

Se si pensa a Firenze e si pensa alla mixology, si pensa inevitabilmente al Negroni, eppure il capoluogo toscano non è solo questo. Provate ad immaginare se il noto Conte fosse nato ad Honolulu e tentate di visualizzare il Ponte Vecchio ricolmo di ombrellini e un piazzale Michelangelo invaso di palme… Esatto parliamo di Tiki. E, proprio da un’idea di Nicolò Pedreschi, fresco vincitore del contest Tuscany Cocktail Week, il 19 di giugno, presso lo scalo viaggiatori della stazione di Firenze, ha aperto i battenti Donn Pedro, primo avamposto tiki nella città gigliata. 

  • “Altro…”

    L’idea di fondo di Donn Pedro, messa in pratica da Pedreschi, è stata quella di portare in città qualcosa di diverso e di concentrarsi su un tipo di miscelazione distante dai nostri canoni.. «Per me che sono livornese portare questo progetto a Firenze è una bella sfida – racconta il titolare – in un certo senso è come portare con me un po’ del mare di casa, anche se certo quello di Livorno non è certo quello delle Hawaii». Il nuovo Tiki bar, che sorge nel piazzale dello scalo viaggiatori della stazione di Santa Maria Novella, può contare su uno spazio di oltre 3000 mq con circa 150 posti a sedere. In carta 13 referenze, tutte tra i 10 e i 15 euro, oltre a due grandi classici tiki come lo Zombie e il Missionary Downfall, anche due riscoperte, il Saturn, cocktail tiki di origine spagnola, e il Canchanchara, antico cocktail cubano, gli altri nove sono tutti signature drink ideati dallo stesso Pedreschi come il Marama Pai. «I cocktail in carta sono tredici, ma vogliamo evitare un concetto rigido di drink list – spiega Pedreschi – la lista sarà mutevole e i signature potranno cambiare nel corso della stagione, ad esempio per degli eventi, stessa cosa varrà per i twist on classic, ci piace sperimentare e cerchiamo di mixare, non solo nel bicchiere, ma anche tra culture, cercando di portare un po di toscanità nella nostra miscelazione esotica, anche tramite la nostra collaborazione, ad esempio, con La casa del rum di Follonica». Oltre ai cocktail, Donn Pedro, offre anche un’ampia degustazione di rum provenienti da tutta l’area caraibica dalla Giamaica al Venezuela, passando per Panama, Barbados fino a Santo Domingo, ma la selezione ne prevede moltissimi e sempre in aggiornamento. E per quei clienti che preferiscono un aperitivo senza o “low alcol”, Donn Pedro realizza, con frutta fresca, puree home made e shape proteici un assortimento personalizzabile di smoothies, con e senza latte. M.M.

Il Fiore Roof Garden è sbocciato

Fiore Roof Garden è finalmente sbocciato. Ed è un innesto riuscito tra Fiore, ristorante con cucina flexiteriana, quindi flessibile, vegetariana, salutista e non estremista, e una proposta di drink, in tutto e per tutto healthy & green, firmata da un duo giovane e talentuoso: Nico Sacco e Luca Moroni. La terrazza in questione si presenta come un salotto en plein air nel cuore del rione Ludovisi, uno spazio verde e distensivo tra gli imponenti palazzi nobiliari e i signorili villini alle spalle di una delle vie metropolitane più conosciute del mondo: Via Veneto. Continua a leggere

  • “Altro…”

    Lo spazio di Fiore Roof Garden si articola all’interno di un suggestivo percorso tra divanetti, aiuole fiorite, erbe aromatiche. Qui viene proposta una drink list ispirata al concetto salutistico di green&spicy mixology. Oltre alla carta di miscelazione classica, Sacco e Moroni, hanno creato una nuova drink list di Mixologia Flexiteriana che comprende signature elaborati a partire da erbe aromatiche, spezie, frutta e fiori eduli. «Dietro i cocktail di Fiore Roof Garden ci sono regole precise: nessun liquore economico e pochissimi compromessi. Il concetto di partenza del menu – raccontano Nico Sacco e Luca Moroni – è uno studio giocato sull’aspetto cromatico, in relazione al fiore, al colore del drink e al food pairing consigliato. Nascono così signature cocktails come Dea Flora, che onora la divinità Flora molto presente nell’iconografia romana, o Fior di Loto, un Margarita twist con agrume yuzu e sake ispirato al fiore considerato simbolo di immortalità, o ancora il Plumeria, un Mai Tai pensato in omaggio alla pianta tropicale famosa per la sua abbondante e profumata fioritura». Nella drink list c’è una selezione di 3 mocktail (analcolici): Hawaiian Mule con falernum, lime, Moon ginger beer artigianale e fiori eduli; Red Flower con frutti rossi, succo di lime, menta e latte di cocco; Orchidea con uno shrub all’arancia rossa di Sicilia. Altra novità del Fiore Roof Garden sono i 3 special drink alla spina creati per velocizzare il servizio, ma senza nulla togliere alla qualità e al gusto. «Il Fiore Spriz – specificano Sacco e Moroni – è un blend di aperitivi italiani lavorati all’interno del Sodificio Hunting Club di Roma, Prosecco Valdobbiadene e acqua minerale messi nei fusti dell’impianto per essere spillati. Il Garden Fizz è, invece, a base di vegetali infusi con tecnica sous-vide nel gin MG». Il menu in abbinamento alla carta dei cocktail è altrettanto interessante e si basa su uno studio a quattro mani con la cucina di Fiore. Durante l’aperitivo Fiore Roof Garden propone una selezione di Tartare ai due pomodori con avocado, datterino giallo, datterino rosso, basilico e chips ai semi di chia; Spaghetti di zucchine con pesto di pistacchi, spinacino, basilico e datterino; Mozzarelline in carrozza con ‘nduja e panatura di cornflakes; Sfilacci di pollo croccante al panko con paprika e sesamo; Maionese allo zenzero e salsa di peperoni agropiccante. S.N.

A Genova l’antico mercato si trasforma in piazza del gusto

È stato inaugurato lo scorso 7 maggio, esattamente a 120 anni dall’apertura del Mercato Orientale di Genova (avvenuta nel lontano 7 maggio 1899). È il MOGlo spazio polifunzionale dall’anima street food che vuole trasformare uno spazio storico della spesa quotidiana genovese – con i suoi 150 banchi – in un luogo da vivere tutto il giorno (dalle 10 alle 24), anche grazie a un ricco palinsesto di eventi. Il piano rialzato del MOG è una piazza del gusto di 2.000 metri quadrati, dall’architettura suggestiva: l’ampio colonnato quadrato è illuminato dalle cupole in cristallo che inondano di luce tutta la struttura.

  • “Altro…”

    Qui trovano spazio 11 corner gastronomici che guardano allo street food della tradizione (ma non solo), un ristorante guidato dal giovanissimo Daniele Rebosio, “strappato” dal ristorante del pluristellato Alain Ducasse al secondo piano della tour Eiffel di Parigi,ma anche spazi per la didattica, con una scuola di cucina e una di panificazione. Al centro di tutto, il bar, attorniato da 270 posti a sedere. Tra gli stand gastronomici, icone di Genova come il pesto e la focaccia, ma anche carne, pesce, pizza al padellino, pasta fresca, tacos, gelati, un’enoteca (con i dispenser Wineemotion per i vini a bicchiere), una paninoteca gourmet con specialità liguri (firmata dallo chef stellato Ivano Ricchebono). Le ambizioni sono alte: diventare un vero polo enogastronomico e culturale per la città (ma non solo), nel solco dei grandi mercati europei storici come la Bouqueria di Barcellona, il Markthal di Rotterdam, il Covent Garden di Londra o, per restare in Italia, il Mercato Centrale di Firenze. Infine, tra i punti forti del MOG spicca anche l’aspetto green ed ecologico dei materiali compostabili utilizzati all’interno del mercato. Il Comune realizzerà all’interno del mercato uno sportello di informazione e accoglienza turistica, con cornici digitali che mostreranno foto dei principali siti turistici della città e saranno previste anche visite guidate al mercato, sia nella parte superiore sia inferiore. A.R.

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Cannavacciuolo in formato pop sbarca nell’outlet

Se il Piemonte è la terra di adozione di Antonino Cannavacciuolo – chef stellato fra i più amati e noti d’Italia, anche grazie ai programmi tv MasterChef e Cucine da incubo – la Campania rimane comunque la sua terra d’origine, con la quale mantiene legami forti. Una regione la cui cucina di strada annovera capolavori gastronomici pop come il cuoppo, la pizza fritta, la frittata di spaghetti e molto altro. E quale luogo più popolare di un centro commerciale? Così, facendo due più due, ha preso vita Antonino – Il banco di Cannavacciuolo, nuovo format gastronomico inaugurato a fine maggio, all’interno dell’outlet di Vicolungo, alle porte di Novara, dove il cibo di strada partenopeo (e non) diventa una cucina d’autore, ma alla portata di tutti.

  • “Altro…”

    «Il banco di Cannavacciuolo strizza l’occhio alla semplicità dei mercati: è la piazza ideale di Antonino, il luogo dove scoprire il cibo di strada interpretato da uno chef stellato», raccontano i designer dello studio torinese lamatilde, che ha seguito il progetto del locale. La pianta è divisa in due, con un’area destinata alla preparazione dei prodotti e una per la vendita e il consumo. Gli elementi architettonici presentano una disposizione tradizionale, con il bancone centrale sul fondo. Un secondo bancone trasversale al primo, i tavoli e le sedute, invece, movimentano la regolarità della pianta. Lungo le pareti laterali una struttura a tendalini, realizzata con pannelli specchiati, costituisce l’ultimo elemento della “piazza” ideale di Antonino: uno spazio di aggregazione che rievoca l’immagine del portico e il susseguirsi di tendoni dei banchi di un mercato immaginario. Il menu vede una importante presenza di fritti e frittini, dalla pizza di spaghetti alla mozzarella in carrozza, al già citato cuoppo (con crocchè di patate, polenta fritta, arancini, zeppoline, 10 euro); e ancora polpette di melanzane, tre tipi di panini gourmet (vegetariano, broccoli e salsiccia, rosetta con mortadella, pistacchi e caciocavallo). Poteva mancare il gateau di patate? Certo che no, ed entra nel novero dei piatti caldi, con i plin, lelasagne o il ragù napoletano. Il lato dolce di Antonino qui si esprime con bomboloni, sfogliatella riccia o frolla, coda d’aragosta, babà, pastiera e torta caprese. Insomma, tutto il meglio della pasticceria tradizionale partenopea. Nel nuovo pdv firmato Cannavacciuolo (che si aggiunge al main restaurant bistellato di Orta San Giulio (No), al Cannavacciuolo Café&Bistrot di Novara e di Torino e al Laqua Spa Suite di Meta di Sorrento) sono in vendita anche i libri dello chef, una selezione di prodotti griffati (ad es. olio, biscotti, vini) e oggetti da cucina come la risottiera, i grembiuli, i piatti ecc. Non mancano i gelati (quattro o cinque gusti, non di più), la caffetteria e una proposta aperitivo, con abbinato finger food del giorno, dalla cucina. M.B.

Sweet&Shake Cup: inventa il drink che non c’è

Baristi e bartender, è il momento di raccogliere la sfida e fare appello alla vostra creatività: scegliete il tipo di panna che più vi ispira, che sia Spray o liquida poco importa, e proponeteci le vostre creazioni. Un cocktail, certo, ma anche un drink analcolico. Il casting inizierà in autunno. Obiettivo: selezionare  i sei professionisti che si sfideranno sul palcoscenico del Sigep per la finale della nuova edizione di Sweet&Shake Cup, concorso organizzato da Debic in collaborazione con Bargiornale.

  • “Altro…”

    In palio, un buono da 500 euro in attrezzature professionali, messe a disposizione da Rg Commerciale. Anzi, due. Perché i vincitori saranno due, uno per ognuna delle categorie in cui è diviso il concorso: Sweet &drink, ovvero un dessert in forma liquida, e Coffee mix, cioè un drink a base di panna e caffè. Mettetevi alla prova lavorando sulle cinque C attorno a cui costruire un drink equilibrato, seducente, elegante e gradevole: contrasti, consistenze, combinazioni, colori, contenitori. Sfruttando al meglio la principale caratteristica che la panna mette a disposizione a chi è capace di maneggiarla con cura e sapienza: la grande versatilità. «La panna liquida può essere utilizzata per dare complessità, texture e consistenza al drink – spiega Marco Pipp, vincitore della prima edizione di Sweet&Shake Cup nella categoria Sweet drink -; quella montata regala un tocco scenografico ma può anche veicolare nuove aromatizzazioni. E l’abbinamento panna-caffè può essere un ottimo  spunto per attualizzare alcuni drink classici come l’Espresso Martini o il White Russian». Sarai tu a creare il prossimo grande classico a base panna? Mettiti alla prova! A.M.

Artista del Panino 2019, scegli la tappa e manda la tua ricetta

Entrano nel vivo le selezioni per l’Artista del Panino 2019, il concorso organizzato da Agritech in collaborazione con Bargiornale e l’Accademia del Panino Italiano. Partecipare è semplice come sempre, ma ci sono alcune novità rispetto alle precedenti edizioni che bisogna considerare prima dell’iscrizione. Prima della finalissima di gennaio (che si terrà come di consueto a Rimini durante il Sigep) sono infatti previste quattro semifinali che si svolgeranno in autunno in quattro città: Milano, Roma, Matera e Verona.

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Le tappe dell’edizione 2019 del concorso

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Concorrenti si sfideranno a ogni tappa

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Finalisti parteciperanno alla finalissima al Sigep 2020

  • “Altro…”

    L’iscrizione è facile. Dovete collegarvi al sito di Bargiornale, cliccare sul logo di Artista del Panino 2019 e scegliere a quale semifinale partecipare e inviare la vostra ricetta. Tra tutte quelle arrivate in redazione, la nostra giuria selezionerà le 30 migliori per ogni semifinale e i loro autori verranno chiamati a preparare i loro panini davanti alle giurie delle diverse semifinali. Attenzione perché variano, a seconda della tappa prescelta, anche le date per inviare le ricette. Ecco dunque la tempistica per le iscrizioni alle semifinali da tenere ben presente.
    30 settembre a Milano: potete inviare le vostre ricette dal 5 giugno al 17 settembre; 12 ottobre a Roma e 14 ottobre a Matera: potete inviare le vostre ricette, per entrambe le semifinali, fino al 30 settembre; 25 novembre a Verona: potete inviare le vostre ricette non oltre il 4 novembre. Ricordate, infine, che per ogni tappa dovete scegliere una referenza Agritech tra quelle previste dal regolamento e che sono specificate, tappa per tappa, sul sito di Bargiornale. Il tema è libero e si possono inviare un massimo di tre ricette: la ricetta o le ricette inviate dovranno rispettare i requisiti indicati nel disciplinare del Panino Italiano che trovate, sempre sul sito di Bargiornale, in allegato al regolamento. R.B.

Al fuori casa piace il frozen food. Sempre di più

Ebbene sì, fuori dalle mura domestiche i consumi di surgelati hanno superato nel 2018 le 315.000 tonnellate (+1,6% rispetto al 2017), confermando l’apprezzamento dei ristoratori verso i vantaggi del comparto frozen, divenuto concorrenziale rispetto al fresco, perché in grado di garantire considerevoli risparmi di tempo e di costi fissi. Una tendenza in linea con quella del mercato in generale: infatti, secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Italiano Alimenti Surgelati, tra il 2015 e il 2018 i consumi complessivi di surgelati in Italia sono aumentati del +1,7%, passando da 824.195 tonnellate a 838.580 tonnellate.

  • “Altro…”

    Nel fuori casa, i consumi di frozen food hanno avuto un tasso di crescita quasi doppio: +3%, con un incremento che ha portato, appunto da 305.600 a 315.000 tonnellate. La categorie che nel canale catering-ristorazione sono cresciute di più nel 2018 rispetto l’anno precedente sono state: i piatti ricettati (+3,8%, 13.500 tonnellate nel 2018),le pizze-snacks (+3,6%, 14.500 tonnellate), le carni bianche (+3,1%, 10.000 tonnellate) e le paste semilavorate (+2,2%, 2.300 tonnellate). A livello complessivo (retail + catering), sono stati i vegetali a confermarsi in testa ai consumi degli italiani (47,5% del totale), raggiungendo nel 2018 quota 398.310 tonnellate. Interessanti le osservazioni di Simone Rugiati, chef e conduttore televisivo molto noto, testimone alla presentazione del rapporto che si è tenuta recentemente a Milano: «Nei menu dei ristoranti i prodotti surgelati sono indicati con un asterisco, che deve essere interpretato come “sinonimo di garanzia”. Perché tanto lo chef che li usa, quanto il consumatore che li sceglie, sa che prodotti sta usando/acquistando. Ne conosce tutte le caratteristiche nutrizionali, le qualità, ma anche la provenienza controllata. Non a caso, molto spesso è meglio utilizzare un surgelato “buono” che un fresco “cattivo”». Una visione condivisa anche dal presidente dell’Istituto Italiano Alimenti Surgelati Vittorio Gagliardi:  «I prodotti surgelati sono sempre più richiesti e consumati, non solo in famiglia ma anche nel catering e nella ristorazione in generale. Lo dicono le statistiche e lo confermano gli operatori di settore. Il mondo della ristorazione professionale oggi si affida con convinzione al comparto dei prodotti surgelati come prima scelta e non più soltanto in sostituzione del fresco. E il loro utilizzo è destinato a crescere ancora». C.B.

2019, anno ricco di novità per Coca-Cola

Si espande il portafoglio di The Coca-Cola Company che, sotto la guida dell’amministratore delegato James Quincey, è impegnata nel cammino di diventare una total beverage company. Pur essendo il maggior produttore al mondo di bevande con oltre 500 brand e 4.100 prodotti in tutto il mondo, la company continua a tenere premuto il piede sull’acceleratore dell’innovazione con novità a getto continuo. Solo in Italia, dopo il lancio nel 2018 della linea di bevande vegetali AdeZ, della gamma di tè freddo FUZETEA e della linea premium di toniche e mixer Royal Bliss, si contano quest’anno (siamo solo a giugno) già altrettante new entry. L’ultima, in ordine di tempo, è Honest, primo tè freddo biologico di The Coca-Cola Company: bevanda dissetante a basso contenuto calorico che nasce dalla semplice infusione di foglie di tè unite al gusto della frutta. Due le referenze disponibili: limone e fiore d’arancia e lampone e basilico, entrambe in bottiglie di vetro da 330 ml.

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500

Il numero dei brand di Coca-Cola nel mondo

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Il numero dei prodotti Coca-Cola nel mondo

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1919

Anno in cui fu registrato il marchio Coca-Cola in Italia

  • “Altro…”

    Nuovi prodotti e packaging

    Attualmente Honest è presente solo nei punti vendita specializzati in prodotti naturali e biologici: il lancio nel fuori casa è previsto tra qualche mese. Altra novità, questa già presente nell’out-of-home, è Coca-Cola Plus Coffee in lattina da 250 ml, bevanda che unisce il gusto Coca-Cola a un delicato e piacevole aroma di caffè, senza zuccheri e con più caffeina proveniente dall’estratto di caffè. Sul fronte delle bevande a base di tè, c’è da registrare, sempre quest’anno, anche l’ingresso nel mondo bar di FUZETEA Senza Zuccheri. Si tratta di due referenze che si aggiungono alla gamma di tè freddo lanciata circa un anno fa: FUZETEA limone e lemongrass e FUZETEA pesca e rosa, entrambi in formato PET da 400 ml. Infine, la FantaAranciata Rossa Zero Zuccheri Aggiunti con “succo di arancia rossa di Sicilia IGP”: aranciata con succo di arance rosse 100% italiane disponibile nei bar nei formati PET da 66 cl e 1 l. Parallelamente, non sono cessate le  attività di restyling, come la recente rivisitazione globale del packaging e dell’identità di marca di Amita, ampia gamma di nettari, succhi e bevande già nota ai professionisti del fuori casa. C.B.

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