L’inarrestabile moltiplicazione delle craft beer

Negli Usa i birrifici craft più trendy lanciano ogni anno sul mercato oltre 100 nuove etichette. In Italia il fenomeno non è così eclatante ma anche da noi i "piccoli" sono scatenati

Negli Usa i birrifici craft più trendy lanciano ogni anno sul mercato oltre 100 nuove etichette. In Italia il fenomeno non è così eclatante ma anche da noi i "piccoli" sono scatenati

Lo scorso anno, il birrificio newyorchese Evil Twin ha lanciato ben 108 nuove etichette. Quello dell’azienda di Jeppe Jarnit-Bjergsø, fratello del più celebre Mikkel del danese Mikkeller, non è un caso isolato. Altri nomi, per restare solo a quelli che un minimo di notorietà l’hanno pure in Italia, hanno seguito il suo esempio. Other Half di nuove birre ne ha fatte debuttare 126, più o meno una ogni tre giorni, e la californiana Stone Brewing, uno dei pionieri della scena craft e oggi anche uno dei suoi più solidi protagonisti, si è “fermata” a quota 83. Va detto che la maggior parte di queste birre restano sul mercato il tempo della vita di una farfalla, ma non è questo l’aspetto che conta. La maggior parte sono delle cotte uniche, produzioni limitate, celebrative o stagionali, collaborazioni con altri birrai, variazioni minimali di birre continuative o semplici giri di valzer. Conta invece il fatto di come, oltreoceano, sembra proprio che se si vuol restare sulla cresta dell’onda dei favori del pubblico craft sia necessario lanciare sul mercato nuove birre come se si imbracciasse uno sparagranate. Un fenomeno portato alla luce dal magazine Vinepair che ne spiega le ragioni adducendo l’esistenza di un pubblico craft composto da fitte schiere di bevitori seriali, e pure un po’ compulsivi, di novità. Un pubblico che, insomma, non desidera mai bere la stessa birra più di una volta o due. In Italia le cose non sono paragonabili alla scena statunitense, mercato più ristretto e birrifici decisamente più piccoli tuttavia, addentrandosi nel mondo della birra artigianale, si scopre che se il numero delle nuove imprese ha subito un forte rallentamento dopo il boom del quadriennio 2011-2014, vedi il grafico in questa pagina a cura di Microbirrifici.org, quello delle nuove birre che debuttano ogni anno è in crescita. «Ci è difficile monitorare questo aspetto - spiega Davide Bertinotti, curatore del sito e figura di riferimento nel mondo della birra artigianale italiana - ma mi sento di poter dire che la media sia ormai sulle 8-10 nuove birre all’anno e sono davvero pochi i birrifici che non seguono questo trend».

Le novità fidelizzano

«Del resto - aggiunge Bertinotti - ci guadagnano tutti: i birrifici che fanno girare il proprio nome, i publican che hanno sempre qualcosa di nuovo da offrire e gli appassionati sempre qualcosa di nuovo da bere». Se per Bertinotti la tendenza, almeno nel breve periodo, continuerà a rafforzarsi, una conferma arriva da un birraio che solo nel 2018 ha creato oltre dieci nuove birre. «È ormai da tre anni che si avverte questa esigenza - stima Lorenzo Guarino, head brewer del Birrificio Rurale - e, onestamente, oltre a trovarla stimolante credo rappresenti una buona carta per fidelizzare la clientela al birrificio e per creare una forte connessione tra birrificio e singoli locali o circuito di locali».

Produzioni in esclusiva

Già perché il Rurale, e non solo lui, produce spesso anche singole cotte in esclusiva per singoli locali o gruppi di locali. «Certo si deve essere strutturati per farlo - conclude Guarino - e dubito si possa arrivare in Italia allo scenario americano, ma non credo che questo possa mettere in crisi la produzione o la distribuzione classica. Le birre “in esclusiva” noi le produciamo solo per locali che sono già nostri clienti e in ogni caso la paternità del Rurale è sempre ben esplicitata». Insomma, a sentire i protagonisti sembrerebbe che la moltiplicazione vertiginosa e senza soste di nuove birre rappresenti un’opportunità piuttosto che una confusione. Se il motto latino suonava come “divide et impera”, quello dei birrifici artigianali sembrerebbe “multiplicate et impera”. È un ulteriore segnale di come in fondo stia cambiando il consumatore di birre craft: non più un semplice appassionato, ma un esperto cercatore-cacciatore, che spesso mette a dura prova anche i publican più preparati perché più aggiornato di loro sulle ultime novità. Un fenomeno stimolante indubbiamente, ma pure assai impegnativo. Perché mai come oggi chi resta al palo solo per un momento rischia di restarci per sempre.

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