Utili e dilettevoli

Design –

Creare luoghi e oggetti che stimolino la relazione e l’affezione per le persone e gli oggetti: è la caratteristica di Matteo Ragni, convinto sostenitore del recupero

Lo si potrebbe definire un tranquillo rivoluzionario. Perché per Matteo Ragni, architetto e designer con alle spalle oggetti di food design già diventati “immortali” e un lungo sodalizio con il binomio Depero-Campari, la chiave del suo lavoro di progettazione sta in una parola apparentemente di scarso appeal: recuperare. Che non vuol dire riciclare. «Sprecare, oggi - afferma -, è davvero grave. Per questo dobbiamo andare oltre la logica dell'usa e getta, sia nel rapporto con gli oggetti sia con le persone, e riaffezionarci, sia alle cose e sia alle persone» Per aiutare le persone a riaffezionarsi alle cose, usa spesso un cocktail fatto di utilità e divertimento, come nel caso della posata Moscardino o del bicchiere Clic, entrambi pensati per essere riutilizzati (o portati a casa, a seconda del grado di feticismo dei clienti). «Avere cura per ciò che ci circonda ci aiuta a ridurre lo spreco, la spazzatura. La progettazione, oggi, deve essere per forza sostenibile. Designer e produttori hanno una responsabilità sociale cui devono attenersi».
A Ragni abbiamo chiesto la sua visione sul rapporto ottimale tra committente e architetto-designer e sulle caratteristiche che i locali dovrebbero avere.

Per molti lei è “l'architetto di Campari”.

Merito della proficua collaborazione che abbiamo instaurato quando mi hanno chiamato per dar vita alle iniziative per la celebrazione dei 100 anni del futurismo, poi proseguita con il progetto del bar Camparitivo per i 150 anni dell'azienda. In realtà lavoro nel food design da anni e collaboro con più aziende. Mi interessa intraprendere lunghi percorsi di identità e credo nelle relazioni che durano a lungo. Quando lavoro per un'azienda, cerco prima di tutto di appropriarmi della sua storia, con un approccio non di rottura, ma rispettoso. Cerco di conoscerne la storia, i materiali utilizzati, le tecnologie, le ispirazioni per aiutarla a valorizzare la propria identità, a svilupparla.
Solo dalle buone relazioni tra le persone possono nascere buone idee e buoni prodotti. Credo che per un architetto la cosa più importante sia andare fuori a cena con i propri clienti, instaurare un buon feeling.

Per il Camparitivo lei ha disegnato tutto, compresi lampadari e sedie. A cosa si è ispirato?

In realtà, il bar era parte di un progetto più ampio, “Futuro meraviglioso”, in cui ho cercato di immaginare come potrà essere il mondo tra 150 anni riassumendolo in dieci parole, dieci valori da scrutare attraverso un finto telescopio. Quanto al Camparitivo, credo che, per un locale, poter progettare tutto dia un risultato migliore.
Io mi sono ispirato alla bottiglia di Campari Soda disegnata da Depero, una vera icona del design, per creare gli arredi, le decorazioni, gli oggetti. Per il locale ho cercato di recuperare il più possibile la struttura esistente e, nello stesso tempo, di creare un luogo che favorisca la relazione tra le persone. Così ho ricoperto le colonne di specchi, un modo per far sì che anche quando si è in pochi ci si senta in compagnia ma anche per consentire alle persone di “sbirciare” gli altri senza doverli subito guardare in faccia.
Anche le sedie sono pensate e realizzate per favorire la relazione: obbligano a sedersi o da una parte o dall'altra e quindi ad avvicinarsi alla persona che occupa il posto accanto. Sono scomode per il cliente ma comode per chi lavora, perché sono leggere e impilabili.

Quali sono le caratteristiche che un locale oggi dovrebbe avere? E quali sono gli errori più comuni che trova frequentando i bar?

Due elementi fondamentali in un locale sono l'acustica e la luce. Credo che, per far star bene un cliente, occorre fargli percepire la sensazione che il tempo sia rarefatto, che possa stare quanto gli pare. Bisogna recuperare l'elemento della convivialità, far sì che le persone si possano parlare. Troppo spesso invece c'è molto rumore o la musica a volume eccessivo. Anche la luce è fondamentale per creare un'atmosfera di intimità che favorisca la socialità. Penso che il locale del futuro debba recuperare la piacevolezza dello stare insieme.

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