Una carta d’identità per i rum caraibici

Spirits –

Da sempre il rum sfugge a ogni certificazione. Fa quindi notizia il lancio di un marchio di origine e qualità che vestirà le etichette di 15 territori caraibici. Una bussola per il consumatori

Il rum è uno degli spirit che negli ultimi anni ha movimentato maggiormente i consumi di superalcolici: miscelato o in purezza si è ritagliato una fetta consistente di appassionati. In tutto il mondo. Con volumi pari nel 2007 a 120,7 milioni di casse (da 9 l), il rum è cresciuto a livello globale negli ultimi 20 annni, sempre in termini di volumi, di quasi il 40% (fonte: Iwsr). Per quanto riguarda l'Italia, i volumi dell'intera categoria rum sono cresciuti negli ultimi 5 anni (2003-07) del 5%, a 1,2 milioni di casse. Ma l'incremento più significativo l'hanno registrato i rum invecchiati con un balzo nello stesso periodo del 12%.

Oltre 300 etichette circolanti in Italia

Come è avvenuto per i preziosi malti scozzesi anche per il rum sono nati recentemente club di cultori, si moltiplicano eventi dedicati al distillato della canna da zucchero con relative degustazioni e abbinamenti e si amplia l'offerta con l'arrivo in Italia di nuove specialità. Si calcola che sono oltre 300 le etichette di rum circolanti nel nostro Paese e il loro numero, secondo gli esperti, è destinato ad aumentare. Soprattutto perché l'attenzione del consumatore si sta progressivamente spostando, come evidenziano i dati di mercato, sulle qualità premium e sugli invecchiati in genere: un fenomeno di “upgrading” comune oggi ad altri distillati come vodka e gin. Detto questo, c'è rum e rum. E per un profano spesso non è facile orientarsi tra un'offerta di prodotti molto eterogenei per origine (dai Caraibi al Nicaragua, dall'Australia all'India), processi distillazione, invecchiamento e blending. Inoltre, parliamo di un prodotto da sempre al di là di ogni regola: non esistono disciplinari condivisi, regolamenti o certificazioni di qualità ad eccezione delle distillerie della Martinica che vantano per i loro rum agricole le denominazioni A.O.C. e rispettano precisi disciplinari riguardo ai metodi di produzione e obblighi di invecchiamento.
Puntuale, dunque, il lancio di un marchio di autenticità e qualità per il rum prodotto in 15 territori caraibici dell'area Acp su iniziativa di Wirspa (associazione che riunisce i consorzi nazionali di produttori di rum e liquori). Il bollino di qualità “Authentic Caribbean Rum” apparirà dunque anche sulle bottiglie di rum caraibico importate in Italia. Secondo i promotori, aiuterà i consumatori a fare una scelta più consapevole grazie anche ad un sistema di classificazione su tre livelli in base all'invecchiamento e alla qualità dei prodotti.

Nasce una nuova categoria, il rum caraibico doc

Il nuovo marchio ha già debuttato lo scorso maggio alla fiera londinese Distil sulle bottiglie del rum Mount Gilboa delle Barbados e il lancio, che per ora interessa i mercati di Italia, Spagna e Regno Unito, verrà sostenuto da un'importante campagna di marketing con corsi di formazione per barman, la partecipazione a fiere e un piano di comunicazione sui principali media di settore. «Un'iniziativa che premia i rum provenienti dalle ex colonie britanniche dei Caraibi e che incarnano il cosidetto “stile inglese” - spiega Daniele Biondi, fondatore del Rum Club Italiano - . Rum che sono stati un po' oscurati dal successo dei rum di matrice spagnola, provenienti da Cuba, Portorico e centro-America, e dalla moda dei rum agricole. Questo marchio rende giustizia a una categoria di rum tanto affascinati, quanto qualitativamente eccezionali». Positiva anche la reazione dei distributori. «È un'iniziativa che va certamente a vantaggio del consumatore - dice Piero Valdiserra, direttore marketing di Rinaldi Holding, società importatrice di due etichette, Angostura 1919 e Bar abancourt, che verranno firmate dal marchio Acr - e servirà a far comprendere meglio le specialità dei Caraibi. Si tratta di un'operazione di regional marketing complessa governata da un'entità sovraterritoriale come Wirspa: si tratterà dunque di vedere se l'organizzazione saprà coordinare le tante realtà produttive dell'area e sviluppare una comunicazione efficace».

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