Il lato “bitter” di Manhattan

Cocktail bar –

Ha aperto da poco, ma a New York è già considerato un tempio del bere mix. Solo 24 cocktail in carta declinati però con un vastissimo repertorio di ricette e ingredienti, alcuni dei quali solidi

Manhattan ha un nuovo tempio del bere mix. Si chiama The Tippler ed è un’iniziativa di Michael Barrett che, per la gestione, sì è affidato a due veterani quali Tad Carducci e Paul Tanguay, titolari di Tippler Bros., agenzia di consulenza in mixology che tra i tanti clienti vanta anche il Mercadito di Miami e il Bar Celona di Brooklyn.
Motivi del successo praticamente immediato? Michael Barrett ha impostato il The Tippler su due criteri: economicità e varietà dell’offerta. «Bere bene e mangiare a basso costo» spiega. Ma attenzione, perché lo scontrino qui si tiene basso scegliendo bene le materie prime, non abbassandone la qualità. Discorso complesso che approfondiremo tra un po’. Ma è un discorso funzionale dato che molte sere ha file di clienti che per sedersi aspettano fino ai 40 minuti in coda. Aperto solo la sera, offre un menù food fortememente centrato sulla “filosofia tapas”, ovvero tanti piccoli snack da ordinare in un susseguirsi di sapori. Tra l’altro, nel menù del The Tippler si trovano ingredienti anche molto eterogenei per tipologia. Ecco così un offerta composta da ostriche, cetrioli, olive marinate, pretzel, panini, formaggi e salumi, puré di fagioli bianchi servito con rosmarino fritto. Immancabili le patatine, ma qui sono fatte in casa, e dal sapore diverso ogni giorno. Ingredienti “poveri” e offerti al giusto costo per quello che, come spiega Carducci, può sembrare un menù abbastanza bizzarro, diverso dal solito e da non prendere troppo sul serio; però la qualità di ogni singola tapas è sempre alta ed è pensata per stimolare la curiosità del cliente.

Il valore di una location storica

The Tippler si trova nei sotterranei del Chelsea Market (uno dei più grandi mercati della città), in un vasto e cavernoso spazio storico da ben 278 metri quadri (piccola curiosità: questo scantinato era il magazzino della fabbrica Nabisco, dove nel 1912 fu inventato il famosissimo biscotto Oreo). Oggi, dopo la ristrutturazione, per accedere al locale bisogna scendere due rampe di scale che riescono a non nascondere le arcate di mattoni originali di un edificio risalente al 1880. L’ambiente è caratterizzato da tavoli da pub in legno; pareti di mattoni esposti, infissi in ferro battuto, tappeti orientali e riproduzioni di classici pittorici sul soffitto. Un frigorifero di 100 anni fa è stato fatto arrivare da San Diego per essere esposto in bella mostra in una zona ben visibile del locale. E i cockatil? Sono poco più di una ventina, 24 per la precisione, e sono divisi in cinque categorie ben definite: free style; fast and furious; tippling redux; tight, rich & boozy e lushies. Molti dei quali basati sulla varietà degli ingredienti, spesso miscelati in esperimenti stratiformi (layer).

Fantasia estrema

Spiccano il Buzzing Black Buck, rum con uno shot di espresso Ninth Street (Carducci intende offrirlo come sostituto del popolare vodka e Red Bull); il Pendennicillin, incrocio tra il Pendennis, intitolato al vecchio Pendennis Club di Louisville (Kentucky) e il Penicillin, un classico moderno inventato da Sam Ross, bartender del newyorchese Milk & Honey; Il Dizzy Oaxacan (mezcal Sombra, amaro Averna, pompelmo, limone, ginger beer); il Crippler (rye whisky WhistlePig, rum J.M overproof, Stroh Jagertee, mezcal Fidencio, Chartreuse gialla, bbq bitters); lo Stool Pigeon (Cognac Pierre Ferrand, sherry amontillado, orange curaçao, Peychaud’s Bitters). Particolare anche il resto dell’offerta. Gli shot sono liquidi solo in parte: il Little Neck, per esempio, è una specie di Bloody Caesar, un bicchiere di vodka citrus con succo di vongole e di limone, accompagnato da un pomodoro ripieno di rafano; Dickelback è uno shot di whisky George Dickel No. 12 assieme a un pezzo di SlantShack Beef Jerky (carne essicata e speziata). I lushies, infine, sono rivisitazioni di cocktail classici, serviti in una miscela ghiacciata: Screaming Greenie, con assenzio, vodka e basilico; Snow Groni, un Negroni in versione frozen con Campari, vermouth dolce e gin Beefeater; Sazerac con rye whisky Redemption, zucchero, Peychaud’s Bitters, assenzio, Sacrilege.

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