I bar? Cattivi pagatori

Gestione –

Il settore è tra i meno puntuali in Italia nei pagamenti. Segno di crisi ma anche cattiva abitudine da correggere

Com’è la situazione finanziaria dei locali pubblici italiani? Non molto brillante se si considera un indicatore eloquente come la puntualità nel pagamento dei fornitori. Un’analisi di quanto siano precise le imprese italiane nel saldare i propri debiti è stata fornita da Cribis D&B, società del gruppo europeo Crif specializzata nella business information. Prende in considerazione dati aggiornati a maggio 2010 e riguardanti tutte le merceologie di commercio al dettaglio.
Il quadro che emerge non è confortante. La media nazionale di aziende che saldano le fatture alla scadenza è di appena il 42%; ma i bar vanno molto peggio, con solo il 20,7%.
Un po’ meglio i ristoranti, con il 28,2% di imprese virtuose. Peggio dei bar fa soltanto la grande distribuzione, con uno striminzito 23,1% di aziende solventi alla data stabilita.
La gran parte dei locali pubblici (il 57,5%) salda le fatture entro 30 giorni dalla scadenza, ma resta preoccupante la quantità di chi paga con ritardi maggiori: tra 30 e 60 giorni (l’11,3%) e tra i 60 e i 90 giorni (il 7,2%). Quasi l’1% va addirittura oltre i 120 giorni.

I fornitori reagiscono

Un quadro preoccupante, insomma, perché mette in evidenza la difficoltà del settore. Non solo. Le cattive performance nei pagamenti bollano tutto il comparto come “rischioso”, spingendo i fornitori, specie le grandi aziende, a mettere a punto politiche di prezzi e di riscossione del credito aggressive e sempre più difficili per i gestori.
«I comportamenti di pagamento sono uno strumento basilare per tastare il polso delle aziende - afferma Marco Preti, amministratore delegato di Cribis D&B -, perché rappresentano un’istantanea puntuale e forniscono una rappresentazione dell’azienda in costante evoluzione, che consente di fare previsioni a breve e medio termine». Soprattutto i grandi gruppi usano queste informazioni e tendono a esternalizzare il recupero crediti, mettendolo in mano ad aziende specializzate che spesso non vanno molto per il sottile. Chi non paga o paga male, pensando così di dare respiro all’attività, non fa quindi altro che crearsi condizioni ancora più difficili per i mesi a venire.

Più precisi i piccoli

Dai dati Cribis D&B emerge anche un altro dato significativo: i più piccoli sono anche più virtuosi. Fa scalpore per esempio il dato che indica come, nella gdo, solo il 4% dei marchi di maggiori dimensioni paga con puntualità. Commenta ancora Preti: «È vero, riscontriamo che tendenzialmente le realtà più piccole sono più regolari nel rispetto degli impegni assunti. La spiegazione sta nel minor potere contrattuale che alcuni operatori hanno nei confronti dei propri fornitori, specie quando questi hanno un ruolo strategico».
Quindi il “piccolo” è costretto, per sopravvivere, a essere più puntuale di un “grande”, anche a costo di sacrifici molto pesanti. Questo i fornitori lo sanno e spesso tendono a essere inflessibili con le aziende di dimensioni ridotte e molto più elastici con quelle più grandi.
Non sempre però questa politica è adeguata. A volte può essere meglio lasciare un po’ più di respiro a chi comunque si è sempre dimostrato un solido pagatore, a prescindere dalle dimensioni. Ma questa idea fa fatica ad attecchire, anche perché molte aziende fornitrici mancano di una politica corretta di gestione del credito.
«Quando i comportamenti di pagamento sono meno virtuosi - continua Preti - si tende a creare un circolo vizioso che si riflette sull’intero bacino di imprese che operano sul territorio o all’interno di un comparto. In altre parole, se i miei clienti mi pagano in ritardo plausibilmente sarò costretto a essere a mia volta meno puntuale nei confronti dei miei fornitori. Per questo, quando lo scenario di mercato si confronta con difficoltà economiche che acuiscono l’incertezza, diventa fondamentale adottare un’efficace politica di risk management. Solo spostando il focus dalla gestione del singolo cliente alla gestione del portafoglio, anche in termini di impatto sulla finanza aziendale, è possibile migliorare i processi interni e prendere decisioni sul singolo cliente, più consapevoli ed efficaci».

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