Franchising: crescono i punti vendita di ristorazione rapida

Continua la crescita delle insegne operanti nel fuori casa. Ma non tutti i contratti proposti sono a norma di legge: fondamentali la formazione e l’assistenza

Hamburgerie, piadinerie, vegetariani, street food: partite con fast food e pizzerie, le insegne in franchising nel fuori casa si sono progressivamente ampliate di numero e allargate a nuove tipologia di offerta. Le insegne censite dal Rapporto Assofranchising 2016 sono salite a 169; i punti vendita sono cresciuti del 2,5% a 3.858, mentre gli addetti hanno superato quota 36mila (+6,7%). La maggior parte delle insegne del fuori casa fanno capo al comparto “Ristorazione rapida-pizzerie-caffetterie”, il secondo per volumi di fatturato in Italia dopo la Gdo, che nel 2016 ha registrato incrementi significativi sia nel numero di franchisor sia nei punti vendita, con performance interessanti (il fatturato è aumentato più del numero di locali). Battuta d’arresto invece per il comparto “Gelaterie-pasticcerie-yogurterie”, che a fronte di un aumento dei punti vendita ha registrato un calo importante del fatturato.

«I format che hanno registrato le performance migliori - afferma Italo Bussoli, presidente di Assofranchising - sono gli american diner, i fruit e i juice bar e la ristorazione vegetariana e vegana, tutti in  forte crescita. Le insegne in franchising hanno saputo intercettare meglio di altre l’aumento del consumo legato alla pausa pranzo fuori casa, agganciando velocemente la ripresa dopo aver retto meglio delle insegne indipendenti l’urto della crisi».

Il futuro, per Bussoli, è roseo: «Ritengo ci sia ancora tanto spazio di crescita e di penetrazione. E per i brand italiani i margini di sviluppo oltreconfine sono ancora notevoli».
Fenomeno degli ultimi anni, lo street food ha portato un vento di innovazione nelle modalità di consumo: «La novità sono le insegne che propongono business rapidi: furgoni, ape car e simili, che richiedono investimenti contenuti e non necessitano di locali commerciali.

Restano le insidie

Naturalmente, non è tutto oro quel che luccica: «Sul mercato ci sono ancora un numero consistente di aziende che pur dichiarando di fare franchising non ne rispetta i termini di legge, squalificando il mercato e creando confusione nei potenziali affiliati - spiega Bussoli -: per questo è fondamentale verificare che il contratto di franchising proposto sia in regola con la Legge n. 129/2004. Quelli delle aziende di Assofranchising sono tutti controllati e revisionati». Quali sono i campanelli d’allarme da tenere in considerazione? «È bene non farsi abbagliare da investimenti troppo contenuti - risponde Bussoli -, a fronte dei quali non può esserci la dovuta e opportuna formazione e l’assistenza, che sono capisaldi del franchising». Della serie: le scorciatoie, nel business, funzionano molto di rado.

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