Contro il logorio della vita

Copertina Bargiornale novembre 2017

Sessant’anni fa, nel palinsesto della neonata televisione rigorosamente in bianco e nero, veniva annunciato un programma col nome vago di “pubblicità”. Erano gli esordi del mitico Carosello. La citazione è doverosa, perché tra i 5 siparietti di quel primo carosello c’era anche quello di Carlo Campanini e Tino Bianchi che reclamizzavano il Cynar. Il famoso amaro poi sarebbe stato affidato a Ernesto Calindri che invitava a berlo “contro il logorio della vita moderna”, tra i tanti tormentoni entrati a far parte del patrimonio linguistico nazionale.
Alzi la mano chi può dire di non essere cresciuto con slogan quali “cosa vuoi di più dalla vita” o “il gusto pieno della vita”. Il perché è presto detto: nelle case dei bambini degli anni ’60 e ’70 c’era sempre una vetrinetta con le bottiglie di amaro così reclamizzate a fare bella mostra di sé. “Quello dal sapore vero” per intenderci o, per chi ha vissuto la Milano da Bere, “l’amaro di chi vive e lavora, l’amaro di una vita, l’amaro di giornata che non è mai finita…”. Al liquore nazionalpopolare dedichiamo la copertina di questo numero. Complici le buone performance della categoria. Numeri alla mano, nel canale on trade, amari, chine e fernet a luglio 2017, rispetto ai dodici mesi prima, sviluppano un volume di vendite pari a 10.220 mila litri con un tasso di crescita di + 3,4% (rilevazioni Nielsen pag. 88). Secondo il nostro esperto Giorgio Triani, docente all’Università di Parma, sociologo e giornalista, “ognuno di noi beve quel che è”. Quasi un codice, non scritto ma consuetudinario. Ecco perché i brand alcolici sono cosi longevi. Come a dire, parafrasando un altro noto claim: “beviamo certi amari perché” rimandano alla giovinezza, ai primi bicchieri.
Le poche novità attengono semmai al servizio: non solo digestivi, ma anche aperitivi (vedi le ricette dei 10 team di Baritalia da pag. 18). E attorno alla riscoperta dei liquori bittersweet si è sviluppato un movimento di ricerca che ha coinvolto l’intera bar industry internazionale e ha preso il via anche una discreta letteratura sul genere (gli autori di riferimento sono Thomas Parsons e Mark Bitterman). Gli amari sdoganati dal ruolo di dopopasto diventano una formidabile risorsa per i miscelatori e oggetto di incredibili prove di abilità (a pag. 112 pubblichiamo i risultati del concorso “Be The Vero Bartender” by Montenegro). Sul tema, abbiamo interpellato anche il nostro Drink Team, la squadra di formidabili bartender di Bargiornale (da pag. 106). Che ha risposto alla chiamata “dell’italiano più amato” con entusiasmo. L’invito è di fare tesoro di questa ricerca e mettersi alla prova.

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