Buoni affari en plein air

Dehors –

Allestire uno spazio esterno significa sostenere molte spese per arredi, ma anche rendere possibili nuovi introiti. I consigli dei nostri esperti per compiere le scelte giuste per dimensioni e tipo di locale

Si avvicina l’estate, è tempo di dehors. Giusto? Naturalmente sì, anche se l’impiego degli spazi esterni di un locale ha cambiato decisamente significato negli ultimi anni e si è allargato a tutte le stagioni, inverno compreso. Anzi, la parte esterna di un bar ha assunto un valore sempre più fondamentale sotto molti punti di vista. È per esempio un’importante occasione di business, perché amplia gli spazi del locale e consente di creare isole per tipologie specifiche di clienti come i fumatori. Ma è anche il biglietto da visita del bar o lounge o locale, la prima cosa che, insieme con l’insegna, balza agli occhi della clientela.

I trend internazionali

Ci sono varie tipologie di locali e non tutte hanno la necessità, anche per la collocazione che hanno, di seguire i concetti dell’alta architettura. Ma avere presenti alcuni modelli di dehors emblematici nel mondo può aiutare a considerare questi spazi in un modo diverso. Ultimamente sono sorti perfino corsi di specializzazione per la progettazione degli spazi esterni, come l’Outdoor Experience Design, un’iniziativa di alta formazione per progettare e arredare gli spazi esterni privati e pubblici avviata nel 2007 dal Poli.Design, consorzio del Politecnico di Milano.
Secondo Philip Jodidio, uno tra i maggiori esperti mondiali di architettura, autore del libro “Eat Shop Drink” (edito da Taschen), il dehors rievoca un concetto universale, perfettamente rappresentato nella xilografia giapponese che prende il nome di Ukiyo-e, caratteristica del periodo tra il XVII e il XX secolo. “Nell’Ukiyo-e - scrive Jodidio nella prefazione del suo libro - la società giapponese dell’epoca affrontava le antiche leggi buddiste della transitorietà con una disinvoltura che si esprimeva in riti come l’hanami o lo yozakura, in cui ci si siede a bere sotto i ciliegi... Mangiare, bere e fare acquisti sono momenti potenzialmente festivi e di solito effimeri”, di durata breve, che trovano quindi la loro più perfetta collocazione in strutture provvisorie, proprio come i dehors. Anzi, se si deve trovare una tendenza, è la progettazione degli interni dei locali a protendersi sempre di più verso l’esterno, a diventare una sorta di spazio esterno alla rovescia. Nel suo libro, che raccoglie i più moderni e recenti progetti architettonici dedicati a ristoranti, locali, bar di tutto il mondo, Jodidio spiega come la progettazione di questi luoghi sia sempre di più in mano ad architetti o designer giovani, che osano di più e sono entusiasti interpreti dei concetti appena espressi.
Continuità con l’interno
Sembra filosofia distante dalla pratica quotidiana di un bar, che deve fare fatturato in momenti di crisi. Ma guardando in profondità alcuni dei progetti proposti nel libro ci si rende conto che non è così. È il caso del progetto del Tori Tori Restaurant di Polanco, località del Messico, progettato dallo studio Rojkind Arquitectos. Il suo involucro è una sorta di graticcio metallico che crea una continuità tra interno ed esterno, accentuata dal fatto che tavoli e sedute sono progettate con lo stesso stile e, per quanto leggermente diverse tra dentro e fuori, trasmettono subito al cliente una forte connotazione d’identità. Sottolinea il concetto anche Gianpietro Sacchi, professore del Politecnico di Milano e responsabile dei corsi di Outdoor Experience Design. «Il dehors va sempre progettato - dice - perché deve rispettare lo stile complessivo del locale. Per questo non deve essere mai lasciato al caso o arredato come capita, senza una forte continuità con l’interno. Ecco perché noi consigliamo sempre agli esercenti che vogliono sfruttare uno spazio esterno di definire un budget di spesa, alto o basso che sia, e di affidarlo a un progettista esperto piuttosto che tentare con il fai da te».

Benessere innanzi tutto

Il concetto cardine del dehors deve comunque esser quello del massimo comfort, del benessere totale per il cliente. «Gli spazi esterni - sottolinea Sacchi - sono sempre più apprezzati perché sono considerati luoghi dove rilassarsi, staccare, prendersi cinque minuti tutti per sé, come abbiamo potuto riscontrare analizzando le abitudini dei consumatori». Il patio, la terrazza o lo spazio esterno vanno quindi arredati pensando a questi aspetti, privilegiando ove possibile gli spazi.
È il caso di un altro locale selezionato da Jodidio nel suo libro, lo Stay and Sweet Tea di Beirut, in Libano, dove un cortile è stato completamente isolato da tutto il contesto intorno (a Beirut questa può essere una vera necessità per i clienti) realizzando ampie pareti verdi su quattrolati e con una copertura antisole di un tenue colore azzurro cielo. La sensazione, per chi vi sosta, è di trovarsi immersi in un’oasi di natura lussureggiante, in totale relax.

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