BootCamp Barman Experience evoluzione della specie

Bootcamp Barman Experience 2016

Dalla vera storia del Negroni alle masterclass sulla miscelazione tropicale. A Sciacca è andata in scena la terza edizione di BootCamp Barman Experience, all’insegna della formazione continua con sette masterclass.

Si dice che un evento maturi solo quando giunge alla terza edizione. La prima è sempre una prova generale, nella seconda si corregge il tiro, mentre la terza è il debutto vero e proprio. È quanto sembra essere accaduto al “BootCamp Barman Experience” di Sciacca (Agrigento) che, giunto alla terza edizione, ha mostrato un’identità precisa e in grado di fare sentire il suo peso nel panorama della miscelazione italiana. Per due ordini di fattori: uno palese e l’altro tra le righe, ma non meno importante. Anzi! Evidente è stato lo spessore professionale dei protagonisti e la qualità dei loro interventi. Le masterclass sono state talmente approfondite e accurate che chiunque sia entrato digiuno di mixology ne è uscito con un’informazione a 360 gradi, mentre i tanti professionisti intervenuti sono tornati nei loro bar con il bottino di un corso formativo di alto livello. Ciascuno dei sei relatori ha tenuto una lectio magistralis di almeno due ore e per darne conto occorrerebbe lo spazio di una dispensa universitaria. Possiamo solo sperare che gli organizzatori Gianluca Nardone e Calogero Dimino abbiano messo in cantiere la pubblicazione degli atti dei lavori. Noi disponiamo dello spazio per raccontare l’anima sotterranea dell’evento e decodificare l’insieme di messaggi subliminali che hanno dato vita a un altro Bootcamp, che potrebbe chiamarsi “Barman Pride 2016”. Perché tutte le componenti della manifestazione hanno comunicato che qui si stava “lavorando di fino” all’immagine del barman. Operazione da tempo in atto nelle grandi città del Nord e Centro e ora anche al Sud. Il che non può che renderci entusiasti.

All'ex Convento di San Francesco
Il bartender è un mescolatore notturno di bevande alcoliche ed è innegabile che le parole “notte” e “alcol” insieme diventino una miscela esplosiva nella testa di un italiano medio. Ecco, dunque, scattare l’operazione di “make-up dell’immagine” del Bootcamp.
Si comincia dalla location. L’italiano medio penserebbe che una convention del genere trovi il suo habitat naturale in una discoteca. Invece no! È stato scelto l’ex Convento di San Francesco d’Assisi di Sciacca: uno spazio più consono ai raduni religiosi, al massimo ai congressi di medicina, ma non certo all’incontro di miscelatori di bevande alcoliche. Il diavolo e l’acqua santa, verrebbe da dire. A quanto pare, l’acqua santa è riuscita a stemperare quanto di dionisiaco un congresso sulle bevande alcoliche inevitabilmente contiene. Sappiamo tutti che la location è importante, se poi è piena di significato come questa, lo è ancora di più. Il convento è stato voluto? Non si sa. Ma è stato funzionale all’immagine. Considerando che lo stesso Nardone ha chiuso il suo discorso recitando lo slogan “beviamo meno, beviamo meglio”, la consapevolezza c’era eccome.

Teoria & pratica
La scenografia era costituita da un banco illuminato da colori acidi e ricoperto dalla consueta selva di bottiglie. Tutto d’ordinanza dunque, ma in aperto contrasto con l’accademico podio in mogano scuro sul quale si sono alternati i relatori, sei professionisti di fama internazionale: tutti hanno cominciato con un dotto excursus storico per poi passare all’attualità e concludere con le prospettive future. La presenza del bancone luminoso consentiva di far seguire la pratica alla teoria, con la preparazione e la degustazione di ciò di si era parlato. Più metodo scientifico di così!

Sette masterclass speciali
Ha aperto i lavori Luca Picchi, bartender del caffè Rivoire (Fi) e autore del libro “Sulle tracce del conte. La vera storia del cocktail Negroni”. Ovviamente ha parlato del Negroni, di bitter e di vermouth. Dom Costa, mixology manager Velier, ha parlato di mezcal e Tequila riferendo dei suoi viaggi nelle distillerie rurali messicane, documentati da uno spettacolare reportage. E ha presentato il libro “Drinkzionario. Ovvero come non perdersi nei meandri della terminologia in uso per i cocktail bar”. Samuele Ambrosi, barman del Cloakroom (Tv) e massima autorità in tema di Gin Tonic, dopo una dotta dissertazione sul tema, ha presentato “Scortese” l’acqua tonica di sua creazione con note di tè Sencha, lemongrass e china della pianta di Chinchona. È seguita la relazione di Mauro Uva, capo barman all’hotel Astor di Belluno e grande esperto in grappe, seguito da Simone Spagnoli, bar manager del Mr Fogg’s Residence di Londra. Spagnoli, che ha parlato dei bar inglesi e della differenza tra clienti anglosassoni e italiani, ha poi ceduto la scena alla barlady Kate Simon che ha preparato i top drink del locale londinese. Infine, la masterclass su rum e miscelazione tropicale di Leonardo Leuci (fondatore del Jerry Thomas Speakeasy di Roma), seguitissimo da una platea che sembrava voler rubare, con infinite domande, i segreti del suo successo.

Nella foto, tre dei sette relatori di masterclass: Samuele Ambrosi, Leonardo Leuci e Luca Picchi nel corso dell'evento.

Guarda il video: http://www.bargiornale.it/bootcamp/

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