Birra in Italia, luci e ombre

Nonostante la crisi economica e la crescente tassazione, la produzione italiana di birra nel 2014 è cresciuta del 2% così come l’export del 3,5%. Aumentano i consumi di birra a casa, mentre scendono quelli nei locali pubblici. Sono i principali dati contenuti nell’Annual Report 2014 presentato a Roma dall’associazione produttori Assobirra.

 

«Luci ed ombre per il mercato 2014 della birra - ha affermato Alberto Frausin, presidente Assobirra - da un lato, il consumo si è attestato su livelli sostanzialmente “piatti”, confermando il trend degli ultimi 10 anni, nonostante una produzione birraria in crescita del +2% rispetto al 2013 (per un totale di 13.521.000 ettolitri prodotti). E’ andata bene per l’export, tornato a crescere del +3,5% (per un totale di 1.995.000 ettolitri esportati), grazie all’importante ruolo del mercato UE che ha assorbito 1,67 milioni di ettolitri (pari al 76,2% del totale). Dall’altro lato, però, le importazioni di birra rimangono alte e non hanno registrato scostamenti significativi rispetto ai due anni precedenti, attestandosi sull’elevato valore di 6.203.000 ettolitri (-0,2% rispetto al 2013 e +0,8% sul 2012)». Questo è il commento ufficiale relativo ai principali dati che emergono dall'Annual Report 2014 sul mercato della birra presentato dall'associazione produttori Assobirra (assobirra.it).

In particolare Alberto Frausin si è soffermato sul tema fiscale, visto che a causa degli alti livelli di tassazione (raggiunta quota 44%, +30% solo negli ultimi 15 mesi), senza eguali in Europa. L’occupazione è ferma a 136mila unità, mentre le aziende, grandi e piccole, sarebbero intenzionate a investire ulteriormente nel settore se le accise tornassero almeno ai livelli precedenti la crisi. Da tener presente che per ogni unità assunta nella produzione di birra, si stima che si possano creare oltre una ventina di altri posti di lavoro nella filiera forniture, distribuzione e vendita. Una crisi che sta orientando il mercato del consumo verso prodotti a minor prezzo e verso un crescente consumo in casa (57,4%), a tutto danno di quello nei pubblici esercizi (42,6%). Un particolare accento è stato posto sulla sensibilità ambientale dei produttori italiani di birra che complessivamente, dal 1992 al 2012, a parità di birra prodotta, hanno saputo ridurre i consumi elettrici (60mila MJ, l’equivalente del consumo di una città come Parma) e di acqua (9 miliardi di litri, il fabbisogno annuo della Valle d’Aosta) con una considerevole riduzione dell’anidride carbonica prodotta (62mila tonnellate).

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