Dopo Bomba e Spazio Duomo, Niko Romito sbarca al Bulgari

Da fine agosto Milano ha un nuovo indirizzo gourmet: il Ristorante-Niko Romito, quarto locale frutto della collaborazione tra lo chef abruzzese, 3 stelle Michelin al Reale di Castel di Sangro (Aq), e Bulgari Hotels & Resorts. Il locale all’interno del Bulgari Hotel Milano va infatti ad aggiungersi a quelli già presenti nei Bulgari di Pechino, Dubai e Shanghai. La struttura del menu è identica in tutti i ristoranti e comprende alcuni dei piatti più rappresentativi della cucina di Romito, come l’antipasto all’italiana, la versione ricodificata della tradizionale lasagna, la cotoletta alla milanese, i ravioli di patate con gamberi rossi e calamari e il tiramisù. Come scrive Romito nell’apertura della carta, il menu studiato per i Bulgari Hotels & Resorts nasce dall’idea di “creare un mio codice della grande cucina italiana contemporanea, capace di arrivare senza compromessi anche molto lontano”.

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    Nel menu del ristorante milanese ci sono anche alcuni piatti originali, che vanno a comporre il percorso di degustazione Condivisione: tortelli con ricotta, spinaci e manteca, spaghetti e pomodoro, baccalà, maionese di patate e peperoni, manzo al pepe nero, pane e cioccolato. Il menu è lo stesso a pranzo e a cena e verrà modificato stagionalmente. Il ristorante ha 50 coperti ed è aperto a pranzo e cena, sette giorni su sette. I prezzi? 110 euro per il menu Condivisione (cinque portate, vini esclusi), portate alla carta da 22 a 58 euro. Il ristorante del Bulgari non è l’unico indirizzo milanese dove si può gustare la cucina firmata dallo chef abruzzese, che da alcuni anni è presente in città con lo Spazio Niko Romito all’interno del Mercato del Duomo Autogrill, dove propone una cucina italiana contemporanea in una versione accessibile a un pubblico più ampio. E la scorsa estate, sempre in partnership con Autogrill, ha lanciato Bomba, in piazza XXV Aprile, format dedicato al cibo di strada. F.F

Un drink please? Lo pago con un “assegno” della Bank of Navigli

Al Mag Café di Ripa di Porta Ticinese a Milano, c’è una nuova drink list per la stagione autunno – inverno. Nuova in tutti i sensi. Si tratta, di un fac- simile di un classico libretto d’assegni rettangolare con tanto di numeri di serie firmato da una fantomatica Bank of Navigli che per ogni cocktail in menu espone il valore in euro e, aprite bene le orecchie, anche in Leri: una nuova moneta di scambio inventata dai patròn dell’eclettico locale meneghino.

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    Prendiamo un cavallo di battaglia del Mag, come il Negroni del Marinaio: costa 8 euro e “vale” 500 Leri. Al suo acquisto il cliente riceve, dunque, un buono del valore di 500 Leri per fare shopping al Mag o, come si legge nel nuovo menu azzurro, in esercizi commerciali della città che aderiscono all’iniziativa. «È un meccanismo creato innanzitutto per gratificare i nostri clienti – spiega Flavio Angiolillo, bar manager e titolare del Mag Café – e funziona come una raccolta punti, proprio come quelle che vengono organizzate dalle catene della grande distribuzione o dai produttori. È un’opportunità che “viaggia” insieme alla nostra drink list e che, quindi, è aperta a tutti in modo democratico». Ma cosa si può acquistare con i Leri della Bank of Navigli? «Innanzitutto i nostri prodotti bandiera come la gettonatissima tazza colorata del Mag Café – precisa Angiolillo – ma anche elementi e complementi d’arredi del locale. Ad esempio, questo mese, abbiamo in vendita un quadro che è esposto all’interno del bar. Ma è anche possibile acquistare dei cocktail speciali». A parte l’ottima fattura materiale della drink list formato “libretto d’assegni”, l’iniziativa si distingue per una creatività non comune nel mondo delle caffetterie e dei cocktail bar: sì, come dice Angiolillo, sarà anche solo una raccolta punti, ma il tutto è presentato con intelligenza. Una fidelizzazione cortese, si potrebbe definire, che ha lo stesso sapore di un buon cocktail. C.B.

Pane e dessert individuali: Luca Lacalamita racconta come sarà il suo Lu.La

Cambio di orizzonte per il pasticcere Luca Lacalamita, pasticcere di rango che dallo scorso gennaio, dopo sette anni, ha lasciato il suo ruolo di pastry chef di Enoteca Pinchiorri (Fi). Il suo obiettivo? Mettersi in proprio, a casa propria. Dunque a Trani, dove Luca è nato nel 1985 e da dove anni fa è partito per esperienze importanti – prima di Pinchiorri è stato al Dorchester di Londra, al Petrus di Gordon Ramsey, e ancora a El Bulli, da Massimo Bottura e all’Akelarre di San Sebastian – che ne hanno forgiato la professionalità. Così dopo tanto girare Luca è tornato a Trani per dare vita al suo locale, che si chiamerà Lu.La e aprirà i battenti a inizio 2019. «Ho scelto una zona nei pressi della stazione, in un bel palazzo di fine ‘900, ma fuori dal centro storico dove è difficile trovare spazi razionali per creare un laboratorio a vista».

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    Nel suo Lu.La il pasticcere porterà la sua creatività, facendo tesoro della propria esperienza nella ristorazione: «In tutti i locali dove ho lavorato mi sono sempre occupato di dolci da ristorazione e pane, mentre la mia esperienza da pasticcere “da boutique” è più limitata. Dunque è ciò che proporrò da Lu.La: il pane innanzi tutto, che preparerò – come da tradizione pugliese – solo nei grandi formati, a partire da 700 g in su. E la parte dolce sarà rappresentata da particolari dessert individuali, assemblati al momento e da portare via, o da degustare sul posto o take away. Non ci sarà caffetteria, così come non metterò in produzione la pasticceria mignon, ma ci sarà anche una produzione di sfogliati e lievitati da colazione (a base di lievito madre, così come anche il pane)». Una scelta coerente con la formazione professionale di Luca, come lui stesso afferma. Ci saranno naturalmente dolci nuovi, ma anche alcuni dessert signature del pasticcere pugliese: «Sicuramente metterò in produzione la mia Millefoglie verticale oppure Pane, olio e cioccolato, dolci che mi già hanno dato molte soddisfazioni. Per il resto l’obiettivo è produrre dessert stagionali e territoriali e naturalmente di ottima qualità». I lavori sono ancora in corso, ma alcuni punti fermi di LuLa sono ben chiari: «Il laboratorio – dice Lacalamita – è completamente a vista dalla strada, occupa l’80% dei 120 mq del locale e ben 3 delle nostre 5 vetrine. Nella parte negozio ci sarà spazio per qualche seduta alta nella zona di vendita, dedicata alla degustazione veloce. E metteremo un grande tavolo conviviale da 2metri e 80 con 14 sedute, che sarà dedicato a incontri con produttori locali e degustazioni guidate. Perché l’educazione al gusto e ai prodotti di qualità sono aspetti importanti». M.B.

Miscelatore record: il futurismo nel bicchiere fa spettacolo

Macchine per creare bevande, liquidi che cambiano colore, simboli fallici che spuntano dai bicchieri: la gioiosa macchina della miscelazione futurista, rimessa in moto per il terzo anno da Cocchi con il concorso Miscelatore Record Nazionale 2018, anche questa volta ha dimostrato di saper produrre idee e invenzioni in quantità.

Cose estreme? In gran parte sì. Ma guai a fermarsi all’apparenza…

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    I miscelatori (per amor di futurismo i bartender in gara devono avere nome autarchico) hanno dimostrato doti utili in qualunque contesto: lo loro abilità è stata infatti quella di studiare a fondo il tema, immergersi nell’atmosfera dell’epoca e saperla attualizzare, valorizzare i prodotti storici della liquoristica italiana, raccontare le loro creazioni in maniera divertente e scanzonata. Tutti elementi utilissimi per chi vuole costruire menu ed esperienze memorabili nel proprio locale, anche al di là del futurismo.

    Un vincitore, più premiati

    La terza edizione del concorso ideato da Cocchi è andata in scena al Museo dell’automobile di Torino con una formula inedita. I nove finalisti, oltre che sul palco, sono stati impegnati dietro il bancone. Dove hanno “fatto serata” raccontando e servendo la loro polibibita (ai tempi nostri si direbbe drink) al pubblico, che ha potuto scegliere il proprio preferito. La giuria tecnica (Fulvio Piccinino, Mirko Turconi del Piano 35 di Torino, la direttrice dello Ied di Roma Nerina di Nunzio, la direttrice di Bargiornale Rossella De Stefano e le due vincitrici delle prime edizioni, Cinzia Ferro ed Elisa Favaron, oltre all’ad di Cocchi Roberto Bava) ha premiato Lelettrodisiaca di Salvatore Vita dell’Osteria La Carbonara dal 1906 di Roma, che andrà così a raccontare la miscelazione futurista al prossimo Bar Show di Atene.Valerio Dussich è stato proclamato “il più futurista di tutti”: merito della sua invenzione, la S.P.O.S.A, nome che identifica una cocktail machine capace di produrre quadri liquidi che si trasformano in drink. Il nome della macchina? Sta per Sistema Per Polibibite Sensoriali Artistiche. Il prescelto dal pubblico è stato E adesso (B)pasta! di Luca Menegazzo dell’Estremadura Café di Verbania.Menzione speciale Vecchia Romagna a Valerio Trentani dell’Alchimia di Milano con il suo “Gli intelletti di Marinetti” e menzione speciale Campari a Rino Bussolo del Password Speakeasy di Castel Frentano (Ch) con “Lo stuzzicatore”. A.M.

Un club metropolitano dove tutto fa rima con lifestyle

Un architetto e un barman (entrambi imprenditori della ristorazione), un quartiere in evoluzione, il Flaminio, e un’ispirazione dalle Soho House (club esclusivi riservati a una clientela molto abbiente) che strizza l’occhio alla mixology e alla cucina internazionale con prodotti italici. Tutto questo è Metropolita, il nuovo indirizzo capitolino per gli amanti del buon bere a due passi dal Ponte della Musica e dal MAXXI, nonché di fronte al Teatro Olimpico. Il socio architetto, Roberto Rabaglino, ha pensato al design, ricercato e integralmente realizzato con mobili rigorosamente made in Italy (divani e sedie costruiti da un artigiano di Altamura, per esempio), con l’obiettivo di creare un ambiente basato su elementi classici e immutabili, non soggetti a mode temporanee. Il socio barman Carlo Annessi ha pensato invece all’offerta food&beverage, partendo dall’impostazione del bancone, per il quale ha selezionato i barman Federico Vannelli e Giovanni Badolato, e della cucina, capitanata dallo chef Giorgio Baldari (cresciuto alla scuola di Antonello Colonna, vanta un curriculum internazionale di tutto rispetto con esperienze in Principato di Monaco, Spagna e Stati Uniti).

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    L’ispirazione, specialmente al bancone, è prettamente internazionale, con una selezione di cocktail che va dai grandi classici ai signature d’autore. Non è un caso che le divise dei due barman siano le stesse dalla cucina, a sottolineare il continuo interscambio fra i due piani. Tra i cocktail pensati da Vannelli e Badolato, menzioniamo: Italicus Story (Italicus, pompelmo rosa, sciroppo al basilico, lime e prosecco); Oax Margarita (mezcal, cherry heering, sciroppo d’agave e secret sour); Jerez Hanky Panky (gin, sherry, vermouth rosso e Unicum). Nella proposta gastronomica, spicca il tocco fusion dello chef Baldari, che accosta l’hummus di ceci con il pane carasau; la tartare di chianina con la tapenade e il Parmigiano Reggiano; il polpo alla galiziana con il pecorino e lo zabaione salato (foto Alessandro Blasetti). A.T.

Il riso finalmente protagonista in un’officina

A Milano riso e risotti non brillano nei menu. E, a parte qualche eccezione, anche un classico come il Risotto alla Milanese è un piatto difficile da trovare e, soprattutto, da apprezzare. E, dunque, ben venga l’Officina del Riso, format inventato da due imprenditori under 30, Luca Gruttadauria e di Edoardo Maggiori, quest’ultimo già artefice de La Filetteria Italiana. «Sono di origine piemontese e amo il risotto in tutte le sue declinazioni – svela Luca Gruttadauria a Webar – e ho sempre pensato a una formula che avesse al centro una proposta focalizzata proprio sul riso. E, dunque, dopo aver realizzato uno studio di mercato che ha appurato quando sia avara Milano in fatto di ristoranti specializzati in risotti, abbiamo varato questa estate in via Marghera L’Officina del Riso con un menu che contempla ben 10 specialità di risotti, 12 specialità di meat gunkan (rolls di matrice giapponese) e una decina di piatti “extra riso” come la tartare di cervo o i fiori di zucca fritti. A proposito di gunkan, per distinguerci non abbiamo utilizzato il pesce ma carni, affettati e verdure».

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    L’Officina del Riso utilizza come materia prima base il Lomello, nuova tipologia di riso simile al Carnaroli, dal chicco robusto e dalla scorza spessa e morbida che conferisce una cremosità fuori dal comune al risotto anche senza l’aggiunta di burro in mantecatura. Tra le specialità di risotto attualmente in menu spiccano il Risotto Ispanico con fagioli neri, salsa di pomodoro piccante e fettine di jamon iberico, il Risotto allo Zafferano di Geordie condito con ragù di cervo o il Rosso di Sera, risotto alla barbabietola con basilico e crema di pecorino. Lo scontrino medio a cena si aggira intorno ai 35 euro, bevande incluse. «A pranzo – continua Gruttadauria – siamo sui 15 euro e non facciamo sconti o menu speciali ma offriamo acqua e caffè». Il menu come la carta dei vini (una trentina di etichette tra bianchi e rossi) è tuttora in evoluzione: questa estate per circa un mese i patron del locale hanno organizzato delle cene degustazione per testare ricette di risotti e di gunkan. «È stato un’apertura non convenzionale – sottolinea Gruttadauria – che ci ha permesso però di capire meglio i gusti della clientela e di calibrare le ricette. Anche perché vogliamo arrivare a proporre una dozzina di risotti in carta, di cui 6 a rotazione a seconda delle stagioni e della domanda». Tra gli obiettivi del locale, che ingloba anche un piccolo lounge bar, quello di realizzare presto una carta di sake da abbinare alle specialità in menu. E l’ambiente? Contemporaneo, luminoso e giovane, lontano anni luce dalle “risotterie” di prima generazione.  C.B.

Metti un aperitivo in pinacoteca

Caffè e aperitivo al museo non sono eresie. «Sono convinto – spiega a Webar il direttore della Pinacoteca di Brera James Bradburne – che i “servizi aggiuntivi” come il gift shop, il caffè, i cataloghi, le audioguide, l’accoglienza dei visitatori debbano essere parte integrante del museo stesso, perché contribuiscono alla sua identità. Sono anch’essi core business». Da questa convinzione in Pinacoteca è nato il Caffè Fernanda, dedicato alla memoria di Fernanda Wittgens, prima donna in Italia a dirigere un museo statale e ai vertici della Pinacoteca nei difficili anni della Seconda guerra mondiale. Siamo nel cuore della storica istituzione museale milanese. Il caffè è stato inaugurato in occasione della riapertura delle sale – riallestite con nuovi colori e nuove didascalie – ed è accessibile direttamente dall’ingresso o al termine del percorso museale. È un progetto nato dalla collaborazione tra la Pinacoteca e il Gruppo Fabbro, che ha vinto la gara per la realizzazione e ne segue anche la gestione.

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    Sfogliando il menu del Caffè Fernanda ci si sente guidati nell’arte della Pinacoteca: «Abbiamo voluto le didascalie, che presentano e spiegano le opere presenti nella stanza, la quale così diventa parte del museo stesso», ci spiega ancora Bradburne. Immersi in un’atmosfera anni ’50, si ammira, sopra il bancone centrale, un dipinto di Pietro Damini del 1619. Accanto, un busto di Fernanda Wittgens in bronzo, opera di Marino Marini. Poi un marmo dedicato ad Andrea Appiani, uno dei fondatori della Pinacoteca, e altre opere che fanno sentire davvero “dentro” a un museo. «Con il Gruppo Fabbro abbiamo lavorato molto bene – spiega il direttore – e abbiamo studiato insieme il grande bancone, che è l’elemento principale, mentre grafica del menu e logo sono pensati dalla nostra squadra grafica, in Pinacoteca. Ho rifiutato e rifiuto l’idea di un servizio di ristorazione qualunque, ho voluto un locale assolutamente unico e “nostro”». Le sei persone che lavorano al caffè propongono un menu con caffetteria (espresso a 1,20 euro al banco, 2 euro servito al tavolo), croissant, torte, muffin e monoporzioni, smoothies, vini biologici al calice o in bottiglia, cocktail (un analcolico e un alcolico) e tavola fredda per ora limitata a panini e tramezzini. «A breve amplieremo l’offerta grazie ai prodotti di un orto biodinamico a sud della città», conclude Bradburne. E.B.

Siete pronti per la sfida sul riso?

Siete pronti? Siete carichi? Ormai ci siamo, ha preso il via la nuova edizione del Premio Gallo 2019 – Specialista del riso. Un prodotto protagonista della grande tradizione gastronomica italiana, che i giovani cuochi o aspiranti tali sono chiamati a interpretare in modo personale e innovativo. Il riso è ovviamente il protagonista della sfida, che lascia ampio spazio alla fantasia dei partecipanti, chiamati a interpretare un ingrediente versatile come il riso in modo inedito, utilizzando almeno un prodotto Riso Gallo fra i seguenti: Carnaroli Riserva, Venere, Originario, 3 Cereali, Aroma. Gli spunti non mancano certo, perché il riso consente infiniti abbinamenti e stili di preparazione: dal raviolo farcito con riso all’arancina creativa, dal sartù ai timballi, dai piatti unici alle verdure farcite, dalle torte di riso dolci o salate: le possibilità gastronomiche sono ampie.

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    A questo punto a voi l’iniziativa: ogni candidato può inviare – entro il 15 febbraio 2019 – fino a tre ricette, compilando il form di adesione sul sito www.ristorantiweb.com. Ogni ricetta deve essere corredata da ingredienti, dosi, tempi, preparazione e una fotografia del piatto finito. Uno staff di esperti selezionerà le ricette inviate, individuando 10 nominativi che si contenderanno la finalissima, che si terrà a Milano entro il 30 aprile 2019, quando dovranno preparare dal vivo e di fronte alla giuria la loro ricetta. In palio importanti premi per i primi tre classificati in strumenti di cottura Ballarini 1889 Professionale: al primo 3.000 €, 2.000 al secondo e 1.000 al terzo. E al primo in classifica, il premio più ambito: vedere pubblicata la foto del proprio piatto sulla copertina della undicesima edizione della Guida Gallo, oltre a proporre la propria specialità nella serata di gala in occasione della presentazione della Guida, prevista a ottobre 2019.

    Fatevi sotto, la sfida è aperta!

Sweet and Shake Cup, crea il cocktail che non c’è

Valorizzare la panna in un cocktail alcolico o a base caffè. In tantissimi hanno accolto la nostra sfida e hanno già inviato la loro ricetta per partecipare alla prima Sweet and Shake Cup, promossa da Debic in collaborazione con Bargiornale. Due le categorie in gara: Sweet drink, rivisitazione in chiave drink (alcolico o a base di caffè) di un dessert, e Twist on classic, rivisitazione di un drink classico (alcolico o a base di caffè). Per partecipare basta caricare la propria ricetta nel form di adesione indicando il titolo della ricetta, l’elenco degli ingredienti necessari alla sua realizzazione e la descrizione del procedimento necessario alla realizzazione della ricetta stessa. Ricordatevi di indicare anche il tempo di preparazione del drink, i riferimenti personali richiesti e, se volete, potete allegare una fotografia del drink (in formato jpeg o tiff). Spetterà alla giuria, entro il 3 dicembre, operare una prima scrematura delle ricette pervenute e selezionare i sei concorrenti (tre per tema) che potranno accedere alla finalissima che si terrà durante il prossimo Sigep a Rimini.

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    I consigli dell’esperto

    Abbiamo chiesto a Davide Tabarri, Cu­linary Advisor Debic, qualche consiglio per il miglior utilizzo delle panne Debic. «La gamma delle panne Debic, ottenu­te da centrifuga, varia dal 15 al 38% di grassi – spiega Tabarri – e questo de­termina un differente utilizzo ideale. Per esempio, per le infusioni a caldo si può usare una panna come Culinaire Original al 20%: non coagula e non si separa, garantendo una consistenza omogenea anche con sostanze acide e alcoliche. E ancora, la percentuale di grasso ideale per l’uso nel sifone è attorno al 30%: si può dunque usare un mix di una panna al 38% e una al 20%, anche precedentemente aro­matizzata tramite infusione a caldo, in modo da avere una miscela che resi­ste bene agli stress termici ma con una buona struttura. Le due panne vanno inserite a freddo nel sifone e grazie al protossido di azoto rimangono fredde, già pronte all’uso. Così se si hanno a disposizione più sifoni, si possono te­nere pronte delle panne aromatizzate in modo differente per creare prodotti diversi. Una panna come Prima Blan­ca che vanta una percentuale pari al 38% può invece essere montata con il Prosecco, con la Coca Cola, con polpa di frutta senza problemi».

    Gli errori da evitare

    Qualche consiglio per montare la pan­na al meglio? «In planetaria – continua Tabarri -, suggerisco di montare la panna fino alla consistenza semilucida e poi metterla in frigorifero: il motivo è che le molecole della panna, anche u­na volta spenta la planetaria continua­no a muoversi e quindi utilizzarla, basta dare un paio di colpi di frusta e si ottiene la panna montata al 100%. Di più, se si usa un sac à poche con una bocchetta a diametro stretto, l’effetto della pressione creata dalla bocchetta influisce sulla panna, indurendola ul­teriormente: meglio dunque avere una panna non montata completamente». E se dovessimo sovramontare la panna? «Se si usasse panna fresca, non si potrebbe recuperare. Nel nostro caso è suffi­ciente aggiungere tanta panna quanta è burrificata e mesco­lare con la frusta: in questo modo la panna torna fluida e ben montata, plastica, perfettamente bianca. Per evitare rischi si può anche usare la Panna Spray: una bombola equivale a 3 litri di volume, c’è zuccherata e non, è molto voluminosa, bianca e ben sostenuta, perfettamente omogeneizzata, avvolgente e corposa al palato».

Due ricette a cui ispirarsi

  • Golden Dream Ice Cream

    di Salvatore Scamardella

    Ingredienti
    3 cl Cardenal Mendoza
    2 cl Galliano
    2 cl Crema cacao bianca
    Espuma di Panna Prima Blanca Debic
    e arancia Tarocco (sifone)

    Preparazione
    Shakerare energicamente
    i primi tre ingredienti.
    Versare in un tumbler basso
    filtrando con un colino conico.
    Aggiungere l’espuma,
    scaglie di cioccolato
    e uvetta passa e servire
    con vol au vent
    con Panna Spray Zuccherata Debic
    e riso soffiato aromatizzato
    all’Amaro Montenegro.

  • AppleCoffee Cheesecake

    di Davide Spinelli

    Ingredienti
    50 ml doppio espresso
    2 g miele di cardo
    40 ml Panna Prima Blanca Debic
    aromatizzata con una macerazione
    di 24 ore con mela e scorze
    di bergamotto
    40 ml Panna 32% Debic aromatizzata
    con una macerazione di 24 ore
    con biscotti secchi
    Float di Panna Prima Blanca Debic montata
    aromatizzata alla mela e cannella,
    biscotti secchi

    Preparazione
    Porre sul fondo
    di un tumbler medio il miele
    e versare l’espresso.
    Shakerare insieme
    le prime due panne e versare.
    Rifinire con il float
    di panna montata aromatizzata
    e un biscotto tritato
    grossolanamente.

Chef Rubio cerca l’Artista del Panino 2018

Se volete conquistare il cuore, pardon il palato di Chef Rubio ricordate che tempo ancora fino al 19 novembre per inviare le vostre ricette. Non ci sono altri limiti alla vostra fantasia ma fate attenzione: affinché le ricette siano valide e superino il primo vaglio della nostra giuria, devono obbligatoriamente rispettare i temi del concorso e prevedere l’utilizzo di una delle dieci referenze Agritech previste dal regolamento del concorso Artista del Panino 2018.

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    Quali sono queste referenze? Eccole: Chiocciola curcuma e chia, Black & White gourmy burger, Mini gourmy burger, Pan Bagel, Demi Baguette Celestine, Ciabattina grano tenero, Mini pane di cristallo, Barretta ai cereali, Focaccia ligure ai cereali, Focaccetta all’olio.
    Tre, come dicevamo, i temi del concorso  Tradizionale regionale, Dal Mondo e Veg. Vediamoli nel dettaglio. Tradizionale e regionale sono quelle ricette in cui le materie prime principali hanno provenienza italiana. In questo caso gli ingredienti dovranno appartenere alla nostra tradizione. Ecco allora formaggi e salumi delle nostre regioni, insalate, verdure tipiche e tutti quegli ingredienti chiaramente identificabili come made in Italy. Le ricette ispirate al tema Dal Mondo, possono, anzi devono, ispirarsi a mix, ingredienti o sapori lontani. Formaggi, salumi, verdure o carni provenienti da oltre i confini italiani in pratica o che richiamato ricette d’Oltralpe. Infine il tema Veg, inteso sia come vegetariano ma anche come vegano. Consentiti, ovviamente, prodotti di origine animale nel primo caso (formaggi, uova, burro ecc.), ma solo prodotti di origine vegetale nel secondo caso. I dieci finalisti selezionati saranno valutati da una giuria, capitanata da Chef Rubio, allo stand Vandemoortele in occasione del Sigep 2019. Per i primi tre classificati, i premi saranno un viaggio in Kenya, 2.000 euro in attrezzature e 1.000 euro in buoni acquisto. I rimanenti 7 finalisti parteciperanno all’estrazione di una fornitura di prodotti Agritech. Forza allora, mancano pochi giorni alla chiusura delle iscrizioni. Correte a iscrivervi!

     

L’armonia di Scortese Bitter Citrusy Bio

La cultura come mezzo per elevare l’ospitalità. Questo il messaggio lanciato lo scorso 17 ottobre in occasione di “Armonia e bellezza”, serata dedicata a Scortese Bitter Citrusy Bio, ultimo prodotto nato in casa Bevande Futuriste. Ecco allora che in una cornice storica ed elegante come il Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera (fu la residenza di Gabriele D’Annunzio), la nuova botanica agrumata di fascia premium di Bevande Futuriste ha svelato i suoi sapori, i suoi aromi e le sue possibilità di miscelazione. Un insieme di caratteristiche frutto di un lavoro di squadra che ha coinvolto una ventina di barman capitanati da Samuele Ambrosi. Loro l’hanno messa a punto e loro l’hanno “tagliata” sulle esigenze dei colleghi che ogni giorno propongono la grande mixability italiana e internazionale. Insomma Scortese Bitter Citrusy Bio nasce dai barman ed è pensata per i barman.

  • La ricetta di Samuele Ambrosi

    L’Ardito
    2 cl acqua arzente d’orzo
    (blended scotch whisky)
    2 cl acqua arzente di vino (cognac)
    3 cl spremuta fresca di limoni del Garda
    2,5 cl miele
    3 gocce assenzio
    Colmare con Scortese Bitter Citrusy Bio

     

    Si prepara nello shaker
    e si versa in un bicchiere tumbler grande
    o goblet con ghiaccio.
    Infine colmare con Scortese Bitter Citrusy Bio
    e decorare con buccia e profumo di limone

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    Alla prima serata di “Armonia e Bellezza” faranno seguito altri dieci “simposi” che si terranno in hotel italiani di fascia alta. «È nei grandi alberghi – dice Elena Ceschelli, direttrice marketing di Bevande Futuriste – che la cultura dell’ospitalità è ai massimi livelli. Ed è in questi luoghi che Scortese Bitter Citrusy Bio trova la sua collocazione ideale. Come abbiamo fatto al Vittoriale chef e barman dei diversi hotel verranno chiamati a interpretare Scortese Bitter Citrusy Bio e altri nostri prodotti. Nell’abbinamento coi piatti, il protagonista è stato protagonista lo chef Matteo Felter. In quello con i cocktail, il nostro testimone è stati Rama Redzepi, barman al Grand Hotel Fasano a Gardone Riviera». Per l’occasione, Redzepi ha creato il cocktail “Armonia e Bellezza”. «Mi sono ispirato a Gabriele D’Annunzio – dice Rama Redzepi -. Pescarese, D’Annunzio era amante dell’Aurum, un liquore nato appunto a Pescara, a base di brandy ed infuso di arance e il cui nome fu suggerito proprio da D’Annunzio all’allora titolare della fabbrica che lo produceva. Ho cercato così un’armonia tra i sapori dal Campari, che ho tenuto in infusione con bacche di ginepro e una stecca di vaniglia per una settimana, quelli del bitter al rabarbaro e quelli di Scortese Ginger Beer Bio». Samuele Ambrosi ha invece mandato in scena l’Ardito, rivisitazione di un drink storico americano che in questa occasione ha unito la versatilità di Scortese Bitter Citrusy Bio a Cognac e whiskey con aggiunta di miele italiano, gocce di assenzio e limone del Garda. R.B.

Torna a Milano theRUMday

Torna theRUMDay, la due giorni organizzata da Bartender.it e dedicata esclusivamente ai distillati di canna da zucchero. L’appuntamento è a Milano con masterclass, assaggi, approfondimenti e ospiti del calibro di Dario Comini, Agostino PerroneLuca Cinalli e Bruno Vanzan, domenica 28 ottobre dalle 12 alle 20 e lunedì 29 dalle 11 alle 20, presso la MegaWatt Court in via Giacomo Watt 15, che da anni ospita gli eventi di Bartender.it. In contemporanea si svolgeranno nella stessa sede anche i lavori di theWHISKYday, evento dedicato in esclusiva ai distillati di grano e malto. I biglietti possono essere acquistati all’ingresso o in rete al costo di 10 euro ad evento per la singola giornata o 15 euro per i due giorni.
Durante l’evento sarà possibile conoscere rum e whisky di diverse provenienze e da ogni continente del mondo, cosicché i partecipanti possano facilmente imparare ad orientarsi, ad esempio tra rum bianco, dorato, invecchiato, overproof o speziato, ma anche distinguere un rum da miscelazione da uno da meditazione o dalla cachaça o ancora, muoversi facilmente tra whisky giapponesi, canadesi o perché no sudafricani. Motivo per il quale non mancheranno un fornitissimo bar, tasting desk, seminari tematici e degustazioni animate da incontri con famosi bartender e mixologist.

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    Per rispondere alle domande dei più esigenti sarà presente, invece, una doppia scuola: Rum School e Whisky School, la seconda realizzata in collaborazione e con il supporto di Whisky Club Italia. Sempre per i palati più fini si parlerà di botti, invecchiamento e sofisticazione, il tutto nell’aria dedicata al Blind Tasting, dove verranno miscelati rum, whisky e non solo. Altra novità di questa edizione sarà la presenza di Coffee Mixology, nuovo progetto di Bartender.it in collaborazione con Francesco Sanapo, barista, esperto di caffè nonché fondatore di Ditta Artigianale: nel bar-caffetteria il caffè verrà declinato con esempi di miscelazione e abbinamenti, in questo caso con Rum e Whisky, ma il progetto resterà valido per tutto ilcircuito di eventi, cambiando di volta in volta il distillato. In ultimo ci sarà l’angolo Collectors, dove con il supporto di Whisky Club Italia e Very Old Rum si potranno acquistare e degustare bottiglie d’epoca e da collezione e lo shop dove comprare libri specializzati e le etichette degustate. M.M.

Quanto manca?

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