Uno, cento, mille calici

Tecnologia –

Per chi deve rinnovare la dotazione di bicchieri o per chi deve cominciare zero non c’è che l’imbarazzo della scelta. Per tipologia di vetri e forme in grado di migliorare la resistenza agli urti e garantire assaggi al top

Sono oggetti talmente comuni nella vita quotidiana di un barista che di rado viene da pensare alle tecnologie che consentono di produrre calici, tumbler ecc. Eppure lo sforzo di ricerca dei principali produttori è davvero notevole e ha portato negli ultimi anni alla realizzazione di nuovi vetri e allo studio di forme innovative, per migliorarne la resistenza e garantire condizioni ottimali nella degustazione. I bicchieri devono essere al tempo stesso trasparenti, tanto da consentire di avere una percezione nitida del contenuto, e soprattutto resistenti agli urti, ai lavaggi e ai graffi. A volte sono forniti gratuitamente dai distributori di bibite o di bevande alcoliche in seguito al primo ordine, ma sempre in quantitativi e in formati insufficienti a coprire tutte le esigenze. Impossibile quindi gestire un esercizio senza pensare di procedere all'acquisto di una consistente partita di bicchieri di varie forme: per acqua e succhi di frutta, per la birra, per i cocktail. Di solito non si tratta di spese eccessive, poiché le aziende sono in grado di mettere sul mercato prodotti sempre più concorrenziali e a basso costo. Per dare un senso alla spesa, però, è importante individuare bicchieri in grado di resistere il più a lungo possibile, tenuto comunque conto dell'alta percentuale di rotture spesso dovuta alla sbadataggine dei clienti o ai frequenti piccoli incidenti di servizio.

Vetri speciali per ogni esigenza

E qui la scelta si fa ardua, perché i vari marchi si danno veramente battaglia nel proporre vetri sempre più tecnologici, resistenti, sottoposti a trattamenti particolari oppure ottenuti con procedimenti innovativi. Una breve rassegna delle novità a disposizione non può per esempio non tenere conto del nuovo vetro Son.hyx realizzato da Bormioli Luigi, un vetro sonoro brevettato, senza piombo e resistente a oltre 4.000 lavaggi industriali, secondo quanto dichiara l'azienda. Nella produzione dei calici da degustazione Vinoteque, pensati specificamente per il vino e proposti in vari formati, dalla flûte al ballon, l'impiego di questo vetro sonoro è associato a un trattamento speciale, chiamato Titanium reinforced, che consiste nell'applicazione sulla superficie degli steli di uno strato di titanio, dello spessore corrispondente a poche molecole e quindi di pochi nanometri (milionesimi di millimetro), in grado di irrobustire questa parte così delicata dei calici, sempre stando a quanto dichiara l'azienda, di almeno sei volte rispetto a un prodotto comune. Ciò avviene perché lo strato protettivo applicato allo stelo riduce l'incidenza dei micrograffi che sono responsabili della maggior parte delle rotture.
Rcr Cristalleria Italiana ha invece sviluppato un nuovo vetro particolarmente trasparente e brillante, denominato Luxion. Si tratta di un vetro sonoro superiore realizzato con una miscela di materiali che lo rendono trasparente, incolore e con un indice di rifrazione più elevato rispetto a quello di un tradizionale vetro dello stesso tipo. Questa caratteristica aumenta la luminosità del vetro Luxion, che ha anche particolari doti di resistenza e stabilità ai lavaggi in lavastoviglie.
E ancora. Si chiama First il vetro sonoro superiore di Bormioli Rocco, prodotto senza piombo, con un indice di rifrazione molto elevato, vicino a quello del cristallo, e quindi particolarmente brillante. Si affianca al vetro temperato, ottenuto sottoponendo il vetro a un forte shock termico, con un passaggio repentino dai 700° C a temperatura ambiente. In questo modo le molecole si compattano all'interno della struttura del materiale, fornendogli una resistenza di due volte e mezza superiore rispetto a un vetro comune. Il vantaggio del vetro temperato sta anche nella possibilità di sottoporlo ad alte temperature, fino a 130° C, senza rischiare rotture, e nel garantire una sicurezza più elevata, perché in caso di rotture si infrange in piccoli frammenti, evitando il rischio di tagli. In vetro First Bormioli Rocco realizza diverse linee per il bar, tra cui la serie Palladio per la birra e la serie Y, con bicchieri dof, long drink e cooler, calici per acqua e vino, flûte, coppe da cocktail, margarita.
Le nuove tecnologie di lavorazione vanno però al di là della qualità del vetro e consentono di realizzare, anche con macchinari industriali, forme che un tempo erano ottenibili soltanto con la soffiatura artigianale. Così nel caso di Alberto Vineyard's di Alessi, progettato dallo studio di architettura austriaco Eoos, il lavoro sulla forma ha consentito di ottenere un calice utilizzabile sia per i vini rossi sia per i bianchi, con un bevante a doppia forma, che per metà si richiude all'interno e per l'altra ha un profilo a tulipano.
Abbattere il rischio di rottura

Per gli impieghi più “da battaglia”, dove le rotture possono essere più frequenti, come nei catering o nei servizi in dehors, in spiaggia e all'aperto, si può anche decidere per un materiale diverso dal vetro. In particolare il policarbonato, che meglio di altre materie plastiche associa caratteristiche di trasparenza e robustezza, abbinabili alla possibilità di dargli una pressoché infinta gamma di colori. Tra i produttori che più puntano su questo tipo di materiale Italesse ha introdotto quest'anno una serie di novità, come il Brew Beach per la birra, nei formati da 300, 450 e 540 cc, o come la coppetta da cocktail Martini Beach. Una novità in assoluto è invece il Kglass, una coppetta in policarbonato a due scomparti inventata dall'artista e designer torinese Paolo Lizzi. «Abbiamo studiato un ampio ventaglio di utilizzi e di colori - spiega Lizzi - e sono già numerosi gli eventi, legati a Fiat e Ferrari, in cui il nostro Kglass è stato utilizzato. Ora dobbiamo solo farci conoscere, ma sono convinto che la versatilità di questo prodotto piacerà a molti».

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