Una Authority anche per i ticket

Norme&fisco –

È una tra le ultime istanze avanzate da Anseb, l’associazione nazionale società emettitrici di buoni pasto, che sta mettendo a punto Una proposta di riorganizzazione del settore che prevede norme più stringenti a tutela della stabilità finanziaria di tutta la filiera

Più trasparenza e maggiori criteri di controllo per le società emettitrici di buoni pasto: li ha introdotti il nuovo Regolamento del Codice degli Appalti in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale che fissa alcuni punti chiave applicabili a tutti gli operatori del settore come i limiti minimi di capitale sociale versato (non inferiore a 750mila euro) o l’obbligo di controllo contabile e revisione dei bilanci da parte di soggetti legalmente riconosciuti. Tutte misure che, a cascata, dovrebbero riverberarsi positivamente anche a valle della filiera, pubblici esercizi compresi, che si troverebbero maggiormente tutelati sul fronte delle relazioni contrattuali e finanziarie con le società emettitrici. Misure che soddisfano solo in parte l’Anseb - l’Associazione nazionale società emettitrici buoni pasto aderente a Fipe - che questo mese presenterà una proposta di riorganizzazione del settore
che prevede standard qualitativi più elevati e norme ancora più stringenti per tutti gli attori del mondo dei buoni pasto.

Termini di pagamento

«Occorre garantire un miglior servizio per tutti - specifica Sandro Fertino, presidente Anseb - e questo lo si può fare solo attraverso una normativa specifica che regolamenti il settore anche attraverso la creazione di una authority di vigilanza. Siamo, ad esempio, delusi che il nuovo regolamento, pur recependo alcune modalità di erogazione e utilizzo dei buoni pasto contenute nel Dpcm del 19 novembre 2005, non abbia introdotto termini di pagamento fissi e inderogabili a tutela della stabilità finanziaria dell’intero sistema. E, per quanto riguarda le procedure di gara, il legislatore ha escluso la possibilità di gare al massimo ribasso per il settore pubblico, ma non per quello privato. Questo, a nostro parere, non è corretto. Sarebbe ora di dire basta a questa logica ribassista che danneggia tutta la filiera, a partire dai lavoratori e dagli esercizi affiliati. La deregulation che fino ad oggi ha caratterizzato il settore non ha fatto bene a nessuno e non è possibile lasciare che continuino ad operare soggetti che giocano con il meccanismo del massimo ribasso per aggiudicarsi le gare di appalto dei servizi sostitutivi di mensa: i lavoratori hanno diritto a una prestazione che corrisponda veramente al valore facciale del loro buono pasto e i pubblici esercizi convenzionati devono fare affidamento su società finanziariamente solide e corrette che non “scaricano” sul mercato oneri e condizioni di rimborso esose». Anche perché, come concorda lo stesso Fertino, il buono pasto non è un “prodotto” da supermercato, ma un servizio riservato ai lavoratori che non dovrebbe essere oggetto di una scontistica esasperata che finisce con lo “svalutare” la prestazione.

Rialzare il valore facciale

A proposito di “valore”, Anseb è impegnata anche nella battaglia per una rivalutazione del valore facciale dei buoni pasto, ormai fermo da 13 anni a poco più di 5 euro. «In pratica - sottolinea Fertino - la metà del costo reale di un pasto. Sarebbe ora di aumentare il plafond a 10 euro: una misura che permetterebbe al Governo di sostenere sia i lavoratori, sia i pubblici esercizi convenzionati senza in pratica gravare sulle tasche di nessuno e anzi rilanciando i consumi e l’economia dell’intera filiera». Una battaglia condivisa da tempo anche da Fipe. Secondo stime della federazione i “ticket” rappresentano infatti la voce primaria di fatturato per oltre 100mila pubblici esercizi e l’innalzamento del loro valore esentasse sarebbe una boccata d’ossigeno per il fuori casa. Altro punto dolente, spesso evocato dagli operatori di bar e ristoranti, sono le commissioni di rimborso ritenute troppo elevate e i tempi di rientro dal momento della presentazione delle fatture alle società emettitrici. «A riguardo devo dire - conclude Fertino - che solo rispetto a qualche anno fa la situazione è migliorata e il contenzioso tra società emettitrici e locali è in costante diminuzione. Certo è che anche l’affiliato deve fare la sua parte e non essere troppo passivo di fronte alle offerte del mercato. Non tutte le società sono uguali e al momento di firmare un contratto gli operatori devono saper ben valutare opportunità e rischi»

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