Sole, mare, drink: l’ospitalità pugliese in scena allo Splash Festival

Splash Festival

Arriviamo a Bari, in una lingua di terra che abbraccia l’Adriatico, cingendolo con un bellissimo lungomare. Siamo a Torre Quetta, in un’atmosfera ideale per lo Splash Bartender Festival, evento organizzato dalla Barproject Academy di Bari e dedicato al mondo del beverage e all’hospitality pugliese.

Nato da un’intuizione di Claudio Lepore, fondatore della Barproject Academy, con la collaborazione del bartender pugliese Andrea Peconio e il ristorante di culto On-Off Stutalacapa di Torre a Mare, lo Splash è alla terza edizione, la prima nel capoluogo, dopo quelle di Molfetta e Monopoli.

A raccontarci l’importanza della location, ci pensa lo stesso Lepore: «Questa terza edizione coincide con il decimo anniversario dell’accademia di bartending - spiega - e per celebrare entrambe le ricorrenze, ho deciso di mettere la chiesa al centro del villaggio, scegliendo Bari e organizzando il Festival in questa bellissima spiaggia».

Una scelta fortunata, che ha offerto una stupenda cornice naturale agli oltre 20 stand espositivi e ai ben 14 diversi ed elaborati workshop (gratuiti) proposti: dalle degustazioni a base di Sake, curate dai ristoratori Antonio Bufi e Lucia della Guardia, passando per il racconto del rhum made in Haiti, curato dal famoso bartender locale Vincenzo Mazzilli, alla T+ Experience a cura di Tommy Colonna e Luca Magone (ideatore del liquore T+), fino a Booze Botanical Pills: pillole di conoscenza su distillazione e spirit, a cura di Fulvio Piccinino. Tutti elementi che hanno contribuito al successo dell'iniziativa, come confermato dalle oltre 2000 persone accorse e che hanno preso preso parte alle varie attività nel corso della giornata e dai quasi 1000 drink venduti dal Bp bar.

Tuttavia, lo Splash non è solo momento di approfondimento e di incontro con i tanti espositori presenti, ma anche di sfida: due le competition. La prima, intitolata Coffee and Spirits, dedicata all’uso del caffè nella mixology, ha visto vincitore Andrea Salamida (nella foto a sinistra), bartender del Blast di Bari. Il suo Black Sail è un trait d’union di diversi luoghi e culture, un immaginario viaggio in nave tra le note di un whiskey giapponese, la dolcezza di un Amaretto Opera White, un Arak de Musar libanese e la freschezza di un T+. Ad amalgamarle, un honey mix di sommacco e tè di montagna, albume disidratato e la componente espresso, donata da un caffè monorigine Honduras Maragogype.

Dalle evocazioni date dalla caffetteria all’attenzione verso il territorio. È il tema della Stir it Up Challenge, rivolta ai bartender e alle realtà dell’hospitality pugliese. A vincere è stato Christian Pellegrino del Saloon Keeper 1933 di Lecce. Il suo La via della Seta rappresenta un ponte tra Levante e Ponente, uno dei tratti maggiormente identitari del capoluogo pugliese. Un’evocazione riuscita benissimo, grazie alla composizione di gin aromatizzato al black lime, Liquore T+, Opera White Amaretto, succo di arancia, succo di limone, sciroppo di arancia e cannella. Degna di nota, la sua venatura orientale, donata da un velluto di Hong Kong Baiju aromatizzato al fico, in float.

Note fresche e abbastanza inusuali, in terre d’occidente. Piacevoli, come la brezza tipica del tramonto mediterraneo che ci accompagna all’uscita.

Le ricette 

Black Sail di Andrea Salamida

Ingredienti:

3 cl Japan blended whisky, 1,5 cl T+, 2 cl Opera White Amaretto, 3 cl  Honey mix sommacco e tè di montagna, 1 bsp Arak de Musar libanese, albume disidratato, espresso monorigine Honduras maragogibe (Pedro Romero)

Tecnica:

Shake & strain

Guarnizione:

anice stellato e tè di montagna

La via della seta di Cristian Pellegrino

 

Ingredienti:

2 cl Gin al black lime, 2,5 cl Opera, 25 ml T+, 2,5 cl succo di arancia, 2,5 cl succo di limone, 1 cl sciroppo arancia/canella, velluto di fico

Tecnica:

Shake & strain

Guarnizione:

arancia disidratata, mandorla e fico

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