Calate i vostri assi

Un’ordinaria riunione di redazione, un lunedì mattina qualsiasi. Butto lì una domanda: a cosa serve una drink list? Ciò che segue è la cronaca di un periodo convulso e frenetico, di un’entusiasmante ricerca durata mesi, di indagini e visite viaggiando su e giù per l’Italia  e non solo, a caccia delle migliori cocktail list.

Ma riavvolgiamo il nastro alla boutade dell’inizio e alle risposte raccolte a caldo: una drink list aiuta a raccontare meglio la propria proposta; serve a stimolare la curiosità dei clienti e a indirizzarne le scelte; a spiegare l’identità del locale; a far percepire il lavoro appassionato e la ricerca di chi sta dietro al banco. Come fare, allora? Abbiamo affidato ai nostri migliori collaboratori il compito di scoprirlo. E per farlo c’è chi è volato sino a New York per spulciare tra i menu storici della collezione di Miss Frank E. Buttolph (1844 - 1924). Abbiamo così scoperto che la prima drink list fa la sua comparsa in un saloon di Toronto nel 1856, oggi scomparso.  Dobbiamo aspettare invece gli inizi del Novecento per trovare il primo locale che utilizza la formula del “menu del giorno” (per saperne di più leggete a pag. 62). E tra chi si dedicava ai testi storici e chi faceva visita ai migliori locali d’Italia abbiamo accumulato centinaia di carte “requisite” ogni dove. Il frutto di questo lavoro è “la carta dei magnifici di Baritalia” che potete stampare. Un menu che raccoglie 40 drink selezionati da giudici d’eccezione durante Baritalia. 40 rivisitazioni di altrettanti classici che ripercorrono la storia della miscelazione: dagli “antenati” (i cocktail creati prima del 1850) ai vittoriani (sino ai primi ‘900), ai cosidetti “anni Ruggenti” ( fino agli anni ‘40) fino ai “tempi moderni”. Cosa raccontare di questi cocktail? Gli ingredienti, certo. Ma soprattutto le sensazioni che possono regalare e perché no, trattandosi di classici qualche curiosità storica non disdice. Cosa altro racconta la nostra carta? Chi siamo. Di qui la forma che ammicca alle prime pagine dei giornali di ciascuna epoca. Vogliate concederci il merito di una certa onestà filologica nell’aver reinterpretato le testate che richiamano le diverse epoche (ma si sa un po’ di sgregolatezza fa parte del nostro agire). Manca invece l’indicazione dei prezzi: scelta già compiuta lo scorso anno. Perché questa è materia che appartiene alla sfera di ogni singolo esercizio, su cui non ci è dato addentrarci. 

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