Per chi ama vino e cultura c’è l’enolibreria

Nuove formule –

La proposta del Buscapè di Modena cattura il pubblico più giovane grazie all’uso combinato di prodotti di 8 diverse cantine, buona musica, l’accesso wi fi gratuito e tanti libri

Perfino gli scaffali-libreria sono dimensionati per contenere i cartoni di vino, in bella mostra insieme ai libri... Hanno pensato proprio a tutto - e hanno dato una forte impronta personale alla loro enolibreria Buscapè - Monica Visciglia e Aurelio Ogliari. Una giovane coppia fresca di laurea all'Università di Modena - cosentina lei, cremonese lui - che, grazie a un bando del Comune di Modena, si è aggiudicata una delle tre licenze di pubblico esercizio in palio per gli autori di un progetto di locale innovativo nella zona di Porta Saragozza (vicino all'area della movida giovane della città, via Gallucci). È nata così una sorta di osteria contemporanea, rivolta a un pubblico giovane e un po' impegnato, della “generazione Erasmus”.  

Ritrovo 
Quando si entra il posto sembra davvero una enolibreria. I libri allineati in effetti si notano di più dei vini. «L'idea era di creare un ritrovo giovane, fresco, genuino. Dove il vino la facesse da protagonista insieme ai libri, che qui si possono consultare, acquistare o scambiare. Era qualcosa che mancava qui a Modena. E non abbiamo fatto altro che trasmettere qualcosa di noi stessi, di quello che ci piace», racconta Aurelio, che dietro la sua attitudine anagraficamente giovane cela una notevole preparazione imprenditoriale. L'intero locale è coperto da rete wi-fi gratuita. E la selezione musicale musica elettronica e hip hop si ascolta in tempo reale accedendo dal sito www.buscapeweb.it nella sezione lastfm. Gli arredi sono tutti riciclati e rimessi a posto dai ragazzi e dagli amici, come il pavimento, recuperato da uno stand di un'azienda al Salone del Mobile. Arredamento vivo, che può cambiare dopo qualche mese, come la gamma dei vini.

Cantina
 Il vino, appunto: solo 30 etichette da 7-8 aziende. Un po' poco per un wine bar, ma dietro un approccio che sembra ingenuo e low profile, in realtà si nasconde una grande idea. «Sono quasi tutte cantine familiari non distribuite attraverso i canali commerciali classici. Alcune le ho scoperte io, a Modena non le ha nessuno. Ad esempio la Cascina Barisel, che fa un ottimo Barbera d'Asti, oppure le già più note Cummo (Sicilia), Villanova (Friuli), Manicardi (Castelvetro, per il Lambrusco), Bortolotti (Prosecco), Agricoltori del Chianti Geografico. E ciò mi permette di saltare grossisti e agenti, di fare ordini diretti, di abbattere costi di magazzino (che non abbiamo) e quindi di vendere a prezzi accessibili». Il 90% del fatturato del vino viene realizzato al bicchiere (da 3 a 4,5 euro), e questo la dice lunga sul locale, la cui offerta è integrata da piccola ristorazione e soprattutto d'estate da cocktail con un pizzico d'inventiva (con aperitivi, senza 'buffet-abbuffata', ma con servizio al tavolo di stuzzichini inclusi nel prezzo). La lavagna dei calici volutamente riporta solo il nome del vitigno e il prezzo.

Filosofia
 «Certamente non vogliamo e non possiamo competere con il wine bar o l'enoteca da superesperti. E a noi non piace l'atteggiamento tronfio e paludato che domina nel mondo del vino. Ma vi dico che la soddisfazione più bella non è quando il cliente chiede informazioni prima sul vino, ma quando i ragazzi, che poco prima avevano ordinato un vino distrattamente, senza badarci, dopo averlo bevuto mi dicono: 'Buono, ma che cos'è?».

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