Il vassoio cambia design

Idee –

Sicura base d’appoggio per stoviglie e bicchieri o, se serve, piatto e portabicchiere, così i designer ripensano un comunissimo oggetto di servizio

C'era una volta il vassoio e le sue elementari ma indispensabili funzioni d'uso: portare in tavola le vivande, trasportare piatti, bicchieri e altro dalla cucina alla sala da pranzo.

Il vassoio nella ristorazione del duemila
Compiti che una superficie piatta (normalmente di forma rettangolare) con due maniglie appese, o al limite anche un piattone formato magnum, dal paleolitico fino all'altro ieri, avevano svolto più che brillantemente. Poi vennero gli aeroplani e i self service, il sushi, l'happy hour e il take-away. Colazioni consumate in ufficio e cene davanti alla televisione. E quindi bacchette, salsine, lattine e contenitori di forma nuova a caccia di modi nuovi e salvaspazio per essere trasportati, e cibi etnici (e non), dalle originalissime fattezze, da consumarsi in differenti maniere e in luoghi leggermente più angusti dei grandi saloni affrescati dei film di Visconti.

In Piemonte un concorso per innovare
Forse anche per questo, e cioè per cercare soluzioni innovative alla molteplicità dei consumi contemporanei, la Monetti di Racconigi (CN), ha celebrato i suoi 50 anni di attività con un concorso internazionale rivolto a giovani progettisti under 35 dove il vassoio, prodotto storico dell'azienda piemontese, fosse indiscusso protagonista. Trecento e più partecipanti hanno aderito al “Monetti International Tray Design Competition” inviando i numerosi progetti declinati nelle tre tipologie richieste dal bando: vassoio di servizio (per agevolare il più possibile il lavoro dei camerieri), vassoio self-service (per rendere più pratico e gradevole il trasporto/consumo), vassoio happy hour (per affrontare gli odierni utilizzi in occasione di aperitivi e party). Dopo un'attenta valutazione la giuria ha consegnato (lo scorso 20 ottobre nel corso di Host 2007- Salone Internazionale dell'Ospitalità) i premi ai primi tre classificati e le quattro menzioni d'onore, ai designer più meritevoli.

I premi
Per la cronaca il primo posto è andato a “Vassoietta”, vassoio self-service ideato da Federica Tosco, Eugenia Elkind e Giselle Gaido. Il progetto si è distinto per l'eleganza e la morbidezza delle forme, che richiamano il tessuto delle tradizionali tovagliette ma che è da realizzare in Pmma termoformato, riciclabile e perfettamente lavabile.
Per funzionalità la nostra menzione d'onore va attribuita a “V.a.Z.”, il progetto che ha meritato l'argento firmato da Lucia Bertolini. Un piatto ovale concepito come vassoio di servizio, che richiama piuttosto i cappelli degli Alpini o i copricapi della goliardia universitaria. Qui i bicchieri e le stoviglie sono alloggiati in posizione comoda e sicura grazie a un rialzo che rende difficoltosa la caduta degli oggetti.

Il terzo classificato si chiama invece “Free Hand” (nella foto), un vassoio happy hour ideato da Emiliano Capponi e Daniele Panzetta. Comodissimo da maneggiare, leggero e “amichevole” e da realizzarsi in policarbonato alimentare, consente di avere tutto a portata di mano, grazie al vano portabicchiere (posto al centro di un piatto vagamente giapponese, ideale per gli stuzzichini), che ne diventa il geniale sostegno.
Non meno interessanti le quattro menzioni d'onore andate a: “Dominator” di Stella Ochaa, Irene Ruiu e Riccardo Guglielmo (ispirato al Domino, con i supporti laterali che fungono da porta posate e porta oggetti), “Vassoietto” di Pier Paolo Capestrani (molto comodo e maneggevole, ideale per i pranzi in piedi), “Ginger & Fred” di Francesco Conti (molto capiente grazie ai suoi due livelli) e “Slide” di Mauro Franchi Karol e Balan George (il vassoio “a scomparsa” che si apre e si chiude a seconda del momento).

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