Più economia con il freddo

Tecnologia –

Acquistare con intelligenza frigoriferi professionali è alla portata di tutti. Basta sapersi orientare tra temperatura d’esercizio, consumi e certificazioni. Il vantaggio è che così facendo si risparmia.

Nel discusso pacchetto di incentivi per il risparmio energetico della Finanziaria 2009, prima modificato dal Governo e poi ripristinato con minime modifiche, pochi sanno che figura anche una detrazione fiscale per chi cambia un vecchio frigorifero o congelatore con uno nuovo a basso consumo energetico. Gli acquirenti possono detrarre il 20% della spesa sostenuta per l'acquisto di un apparecchio di classe A+ o superiori, fino a un massimo di 200 euro.
Ottima cosa, verrebbe da dire, salvo che il gestore di un locale difficilmente potrà godere del beneficio. Tutti gli apparecchi frigoriferi professionali, infatti, vetrine per gelati o pasticcerie, celle refrigerate per alimenti o bevande, sono esclusi dal provvedimento.
Un altro controsenso è il fatto che per i frigo professionali non vi sia una normativa sull'etichetta energetica, che indica i consumi all'acquirente, e manchi del tutto una politica di incentivi ambientali. Anche perché, secondo dati forniti dal settore Professional Indoor di Electrolux, in Italia gli apparecchi professionali hanno un consumo di acqua ed energia pari a quello di 65 milioni di frigo domestici. «Anche se in realtà - dice Pierfrancesco Fantoni, esperto frigorista e creatore del portale www.interfred.it - esiste a livello europeo una certificazione volontaria, Eurovent, che definisce determinati standard energetici per i refrigeratori commerciali».

Attenzione alla componentistica

Nel frattempo come fa un gestore a capire se il prodotto che sta acquistando sia qualitativamente all'altezza e garantisca consumi efficienti? «Uno dei criteri di valutazione più efficaci è verificare la provenienza della componentistica - spiega Giuseppe Bisagno, ingegnere e docente dei corsi di formazione del Centro Studi Galileo, cui fa capo l'Associazione italiana dei tecnici del freddo -. Se compressore e condensatore sono prodotti in Cina è probabile che siano di qualità inferiore, realizzati con materiali di seconda scelta riducendo al minimo i costi industriali». Il compressore, per esempio, può essere prodotto con cinque tipi diversi di avvolgimenti elettrici. Un avvolgimento di minor qualità è testato per picchi di temperatura fino a 105° C, quelli migliori arrivano a 185° C. Ora, siccome il compressore è la parte dell'impianto di refrigerazione che più si riscalda, è ovvio che una temperatura di esercizio di 185° C garantisce un'affidabilità di gran lunga maggiore.
Sì, ma dato che anche il più scafato dei gestori non ha le competenze di un tecnico, come fa a verificare questi particolari? «Lo può capire - spiega Bisagno - dai dati forniti dal costruttore o dal rivenditore, a cui deve sempre chiedere almeno due cose: la temperatura di compressione e la temperatura di esercizio di un apparecchio». La prima è indicativa dei consumi: se il fluido frigorifero impiegato nell'impianto viene fatto per esempio espandere a una temperatura di -10° C il consumo energetico sarà molto superiore rispetto a un altro apparecchio con temperatura di espansione a -5° C. «Per la temperatura di esercizio pensiamo ai frigoriferi domestici a una, due o tre stelle - dice Bisagno -. I primi hanno un funzionamento ideale a una temperatura ambiente di 27° C, i secondi a 33° C e quelli a tre stelle a 42° C. In un ambiente come quello della cucina che tende a surriscaldarsi, quelli a tre stelle garantiscono quindi una migliore efficienza. La stessa cosa vale per i frigo professionali: i produttori devono indicare la temperatura ideale di esercizio, e più questa è bassa minori saranno le performance della macchina».
Un altro criterio è verificare le certificazioni. La sigla CE sulla macchina garantisce la rispondenza alle normative europee in fatto di sicurezza, consumi e affidabilità. I marchi più importanti, che esportano in tutto il mondo, sono obbligati a certificare i loro prodotti anche per i mercati extraeuropei, con una garanzia in più di qualità. Ifi, per esempio, ha ottenuto per tutti i prodotti la certificazione Gost Standard per la Russia e Etl per il Nord America. E Irinox ha sottoposto i suoi prodotti alle verifiche di importanti enti certificatori mondiali, come Ul, Nf e Vision 2000.

La manutenzione, aspetto chiave

Il compressore va pulito una volta al mese applicando l'aspirapolvere alla bocchetta di aerazione per rimuovere lo sporco che, se si accumula, può surriscaldare e alterare le prestazioni della macchina, fino al rischio di rottura. E poi occorre lasciare libere le bocchette di aerazione: la loro dimensione è calcolata dal produttore secondo le necessità di ventilazione della macchina. Se vengono ostruite, si ha una perdita di efficienza, che si traduce in più energia elettrica consumata e in bollette più salate. «Il fatto è - dice Fantoni - che c'è poca conoscenza da parte degli utenti. Pochi sanno che, con spesa minima e zero manutenzione, in un bar si può sfruttare l'energia termica prodotta dal frigo per riscaldare l'acqua, anche a 45 e perfino a 60° C, per alimentare la macchina del caffè». Basterebbe chiedere al proprio installatore e trasformare in un risparmio quella che di solito è una spesa.

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome