Occhio a servire liquori contraffatti

Norme&Fisco –

Etichette false, marchi taroccati, sofisticazioni e via dicendo: la fantasia non sembra mancare agli agropirati. Una piaga che non lede solo l’industria. Per la frode in commercio si rischia anche la sospensione della licenza

A riportare il problema all'attenzione del pubblico ci ha pensato Borsci Liquori, che in Puglia produce dal 1840 l'Elisir San Marzano. Un amaro diffuso e noto, tanto da stimolare l'interesse di contraffattori che hanno messo in circolazione bottiglie con etichette false e il marchio taroccato. Il fenomeno sembra così diffuso che l'azienda ha deciso di istituire un filo diretto con i consumatori, con un numero di telefono e un indirizzo email dedicati. Lo scopo è invitare coloro che hanno il sospetto di essere serviti con un'imitazione a contattare l'azienda per segnalare il caso. Il direttore commerciale Giuseppina Borsci, in una dichiarazione ripresa anche dal Corriere della Sera, ha consigliato i consumatori di pretendere che l'amaro della casa si versato davanti a loro «e di accertarsi che la bottiglia si presenti integra, cioè con il tappo non manomesso».

Un fenomeno in crescita

L'episodio richiama un problema che va oltre il singolo caso, quello della contraffazione alimentare. Una serie di dati significativi sono stati raccolti nel 2009 dalla Camera di commercio di Torino che ha condotto un'indagine su 1.120 imprese locali dell'industria, 1.132 attività commerciali e 290 famiglie. I risultati parlano di un fenomeno in crescita. Le imprese, che pure soltanto in 12 casi hanno dichiarato di avere riscontrato una contraffazione dei loro prodotti, hanno però la sensazione, segnalata dall'85% degli intervistati, che il fenomeno sia cresciuto negli ultimi cinque anni.
La contraffazione vera e propria consiste nel creare un prodotto apparentemente e ingannevolmente simile al vero, per esempio usando marchi e nomi in modo fraudolento. Ma, con un'accezione più ampia, sotto il termine di contraffazione si classificano anche altri reati, come la frode commerciale, determinata dall'indicazione di false informazioni in etichetta; la frode sanitaria, che maschera difetti del cibo; la falsificazione, che dà a un prodotto un'identità non sua e, infine, la sofisticazione. Il barista che somministri un cibo o una bevanda contraffatta commette un reato, secondo il principio che non si può consegnare agli acquirenti una cosa per un'altra. A rigori, anche servire un bicchiere di Pepsi al cliente che ha chiesto una Coca Cola, senza avvisarlo, è una frode in commercio.

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