La piantina del biologico resiste ai venti della crisi

Good food –

Privi di Ogm e residui chimici e certificati, i prodotti biologici si stanno ritagliando un’immagine trasversale di funzionali “naturali”. E, alla faccia della crisi, guadagnano consensi

La notizia è che il biologico continua a “tirare”. A dispetto della crisi economica e della sindrome della quarta settimana, un italiano su cinque dichiara di comprare alimenti bio e nel 2007 gli acquisti di prodotti bio confezionati hanno fatto registrare un incremento del 10% rispetto all’anno precedente, superando i 300 milioni di euro (dati Ismea-AcNielsen). Complessivamente il mercato è stimato tra i 2.650 e i 2.700 milioni di euro, con circa 1.650 milioni di vendite al dettaglio in negozi specializzati, supermercati, vendite dirette delle aziende agricole (particolarmente per olio, vino e ortofrutta), consegne a domicilio e gruppi d’acquisto. Quanto all’horeca, secondo l’Annuario Tuttobio 2008 in Italia ci sono 174 ristoranti biologici (ossia che utlizzano almeno il 70% di alimenti bio) e sono cresciuti numericamente dell’1% tra 2005 e 2007. Macerata è al primo posto per densità di ristoranti (2 ogni 100.000 abitanti) anche grazie alla presenza di una catena di locali macrobiotici aperti in diversi centri minori specialmente nelle Marche.

Non solo bio, anche macrobiotici e tipici

Nel mondo dei ristoranti bio c’è di tutto: dalla cucina vegetariana e vegana a quella macrobiotica o etnica, ma non manca quella tipica e tradizionale. E fuori da ogni classificazione statistica sono le migliaia di bar e locali che hanno introdotto succhi di frutta e vini, frutta e verdura, pane e pasta provenienti da agricoltura biologica. Va segnalato inoltre l’emergente segmento dei menu per allergici e intolleranti, diventati ormai una necessità considerato il numero crescente di persone per le quali pranzare fuori casa è diventato un percorso ad ostacoli più che un piacere. Stili che spesso coesistono nello stesso locale. Da rilevare anche la grande diffusione dei prodotti bio nella ristorazione collettiva: in circa 7590 Comuni italiani, infatti, le mense scolastiche utilizzano alimenti biologici per un totale di oltre 1 milione di pasti al giorno generando un business di 200-250 milioni di euro. Lo zoccolo duro dei bio-consumatori è composto da persone di istruzione superiore, che vivono nei piccoli centri e nelle regioni del Nord-Est. Lo rivela la seconda edizione dell’Osservatorio permanente sui consumi curato dal professor Gianpaolo Fabris per conto di Sana, da cui emerge che il biologico non è più un prodotto di nicchia ma si sta diffondendo in modo trasversale in segmenti diversi di popolazione. L’attenzione verso il biologico cresce per vari motivi, il principale dei quali è la centralità che gli italiani assegnano all’alimentazione nelle strategie per mantenersi in salute.

Componente salutistica da valorizzare

Mangiare cibi sani, insieme al limitare l’uso di alcolici e consumare frutta e verdura, vengono indicati come i comportamenti più virtuosi per stare bene. All’opposto sono considerati negativi fast food e Ogm. «A livello di marketing - spiega Flavio Paoletti, ricercatore dell’Inran e coordinatore di Bioagribio - le aziende del biologico non stanno ancora sfruttando il potenziale salutistico di questi prodotti, che potrebbero essere presentati come alimenti “funzionali naturali”, perfettamente in linea con i nuovi trend di consumo e capaci di conquistare anche quelle fasce di consumatori che finora non si sono interessate al bio».

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