Insegne, miniguida al risparmio

Professione –

Come districarsi tra le numerose regole relative all’imposta sulla pubblicità e quando il canone non va pagato

Sappiamo tutti che cos'è un'insegna, ci mancherebbe. Eppure il legislatore italiano si è sentito in dovere di precisare che cosa s'intenda con questo termine. Come indicato dal comma 6, dell'articolo 2-bis della legge 24 aprile 2002, n. 75, si definisce insegna di esercizio “la scritta in caratteri alfanumerici completata eventualmente da simboli o da marchi, realizzata e supportata con materiali di qualsiasi natura installata nella sede dell'attività a cui si riferisce o nelle pertinenze accessorie alla stessa”. Sgombrato il campo da dubbi, diciamo subito che sono esenti dal pagamento dell'imposta comunale sulla pubblicità le insegne di esercizio che si estendono su una superficie inferiore a 5 metri quadrati.
Già, ma come è calcolata la superficie di un'insegna? Come vengono considerate, ai fini della liquidazione dell'imposta, le frazioni di metro quadrato? Domande alle quali occorre dare una risposta prima di decidere che tipo di insegna installare. Ricordiamo che la superficie tassabile è determinata in base alla minima figura piana geometrica (ad esempio: un rettangolo) in cui è circoscritto l'intero mezzo pubblicitario indipendentemente dal numero di messaggi in esso contenuti. La superficie complessiva è riferita a tutta l'installazione pubblicitaria comprensiva delle cornici salvo che queste ultime svolgano una funzione di mero sostegno. Così un cartello di 6 metri quadrati contenente un'iscrizione pubblicitaria estesa su due metri quadrati è soggetto ad imposta comunque per 6 mq.

Ancora: le superfici inferiori a un metro quadrato, ai fini tariffari, si arrotondano a un metro quadrato; le frazioni di metro quadro oltre il primo, invece, si arrotondano per eccesso a mezzo metro quadrato (un insegna di 5,75 mq è soggetta a un'imposta per 6 mq).
Non finisce qui. Esistono delle maggiorazioni tariffarie che vale la pena conoscere: per esempio le insegne di superficie compresa fra 5,50 mq e 8,50 mq sono soggette a una maggiorazione del 50%, mentre quelle superiori a 8,50 mq sono soggette a un imposta maggiorata del 100%. La stessa maggiorazione è prevista per le insegne luminose. A questo proposito ricordiamo che se presso un bar è esposto un cassonetto luminoso con il logo di una marca di caffè o birra, è obbligato al pagamento dell'imposta il titolare del bar in quanto “ha il possesso” del mezzo. Nel caso in cui l'esercizio sia chiuso o il titolare irreperibile, solidamente responsabile al versamento è il produttore. Vero è che, spesso, lo stesso produttore si sostituisce spontaneamente al titolare nel pagamento del tributo.
La domanda sorge spontanea: le insegne che recano marchi possono beneficiare dell'esenzione o sono considerate pubblicità tassata senza speranza? Anche in questo caso il legislatore italiano ha voluto sgombrare il campo da ogni dubbio: sono soggetti a tassazione i mezzi pubblicitari che contengono esclusivamente simboli e marchi dei prodotti venduti qualora siano esposti in aggiunta all'insegna di esercizio (mentre è esentata l'insegna recante marchi di prodotto qualora sia l'unica dell'esercizio). Non rimane che mettersi a tavolino e fare i conti.

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