Etichetta d’origine, leva di marketing

Norme –

Approvato il disegno di legge sull’etichettatura degli alimenti che introduce l’obbligo per le aziende aderenti al sistema di qualità nazionale di segnalare la provenienza dei prodotti

La strada è tracciata: si va verso una sempre maggiore trasparenza per quanto riguarda l'origine dei prodotti alimentari. E anche il barista dovrà tenerne conto sempre di più. Non solo: rendere esplicita alla clientela la propria politica di approvvigionamento delle materie prime, e rassicurare sulla genuinità di salumi, formaggi, ma anche di insalate, pane e altri ingredienti, diventa una strategia di marketing vera e propria, vincente e obbligata al tempo stesso.

Sistema di qualità

A ribadire il fatto che la trasparenza è il futuro dell'agroalimentare è stata l'approvazione definitiva in Commissione Agricoltura della Camera, a fine gennaio, del disegno di legge 2260 sull'etichettatura degli alimenti. All'articolo 4 il dispositivo istituisce un “sistema di qualità nazionale di produzione integrata”, che fissa una serie di parametri di filiera per ogni tipologia alimentare e a cui le aziende alimentari possono aderire liberamente, indicando anche in etichetta questa loro scelta. Cosa significa? In sostanza che lo Stato italiano garantisce con un suo sistema di controllo le produzioni di pregio e che i produttori che aderiscono possono comunicarlo ai consumatori. In etichetta, d'ora in avanti, sarà chiaro che avremo di fronte un prodotto italiano e, come tale, di qualità superiore. L'articolo 6 poi introduce l'obbligo di segnalare in etichetta l'indicazione del luogo di origine o di provenienza dei prodotti, trasformati, parzialmente trasformati o non trasformati. La legge non è completa, nel senso che prevede l'emanazione di una serie di decreti interministeriali che, in base alla filiera, definiranno le modalità di indicazione in etichetta e i prodotti soggetti alla norma.

Le critiche dell'Ue
In realtà la legge italiana ha attirato le critiche dell'Unione Europea. Non per i contenuti, ma per la fuga in avanti che provoca nella politica agroalimentare comunitaria. L'Europa sta infatti lavorando a un riassetto della normativa che, entro due anni, dovrebbe comprendere gran parte delle innovazioni introdotte dalla legge italiana. E proprio per questo contesta al nostro Governo di essersi mosso al di là dell'ambito normativo comunitario. Ma al di là delle critiche sull'opportunità politica dell'iniziativa, che potrebbe sfociare perfino nella non approvazione del provvedimento da parte della Commissione Europea, l'approvazione della norma è un fatto positivo. Ancora non è possibile sapere quali saranno gli eventuali obblighi di comunicazione per chi effettua la somministrazione. La norma va per ora interpretata come un segnale, che indica la strada futura: essere sempre più trasparenti nel comunicare la composizione e l'origine degli alimenti, mettere in evidenza i pregi e le tipicità dei prodotti serviti, puntare su prodotti nazionali o locali.

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome