Coca Cola sfida Starbucks e acquista Costa Coffee

Coca Cola sfida Starbucks entrando nel mondo del caffè e compra la catena Costa Coffe per 4,4 miliardi di euro.

Costa Coffee è la seconda catena al mondo dopo Starbucks.

 

I tratti principali che descrivono la complessa realtà di Costa Coffee.

Assume dimensioni sempre più globali la guerra tra i colossi del caffè. Coca Cola risponde all’accordo tra Nestlé e Starbucks, espandendo il suo business e accedendo al mercato delle bevande calde grazie all’acquisto della compagnia britannica Costa Coffee (la seconda catena di caffè più grande al mondo dopo il colosso di Seattle), presente in 32 paesi con oltre 3800 sedi. Così James Quincey, amministratore delegato di Coca Cola, ha spiegato le ragioni di questo investimento: «le bevande calde sono uno dei pochi segmenti di beverage nel quale non abbiamo un brand globale. Costa ci permette di accedere a questo mercato con una piattaforma del caffè davvero potente». La nuova collaborazione presenta attività complementari e sinergie comuni: Costa con la divisione Costa Express ha più di 8000 macchine self service e fornisce bar e ristoranti; Coca Cola con i suoi potenti canali di distribuzione rappresenta una possibilità di espansione dell’offerta di prodotti con il caffè come protagonista principale, anche in Europa, Asia, medio oriente e Africa con l’obiettivo futuro sul mercato cinese, in cui il consumo della bevanda incomincia a pareggiare l’uso tradizionale del te.

James Quincey, amministratore delegato di Coca Cola.

James Quincey specifica inoltre che questa alleanza non è una strategia per tagliare i costi o effettuare tagli, ma un’opportunità per incrementare un business già consolidato. L’acquisizione è inoltre in linea con la tendenza in atto da parte dei produttori di soft drink, in cerca di opportunità per diversificare la propria offerta e rispondere all’ondata salutista che sta portando a un calo generalizzato delle bevande che contengono zuccheri.

Whitbread acquistò nel 1995 il marchio Costa per 19 milioni di sterline quando aveva solo 39 punti vendita, e ha venduto la catena per un valore di 3,9 miliardi di sterline (circa 4,4 miliardi di euro), un prezzo 16 volte più alto dei guadagni lordi – prima di interessi, tasse, svalutazione e ammortamenti – realizzati quest’anno.

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