Luxardo Cocktail Campione: al Caffè Pedrocchi vince Toffoletto

Luxardo 2015 Ciocktail Campione

Nel suggestivo scenario del rinnovato Caffè Pedrocchi di Padova è stata organizzata dall'azienda Luxardo e bartender.it la "storica" competizione per l'utilizzo di specialità patrimonio della liquoristica italiana.

"Maria credo che esser più nobile. Abil arte prese ispirazione. Tu che nobil d’animo e rango di delicato. Lo sguardo attento posi su quanto interesse crea. Lo spirito come erbe selvatiche si adattano ad ogni nobil contesto. Nel calar del sole rosso si tinge l’orizzonte. Le lunghe pause le dedico al tuo pensiero. Tu che sei fiera marchesa e delle ciliegie se la regina. Di Luxardo mi innaffio è vivo nell’incanto". Parole, musica e “cantica” di Loris Melis, Braccio di Ferro dal cuore di panna, del Backdoor 43 di Milano.

Lettera d’amore
È con questa appassionata introduzione autografa, dal titolo “Nobil Donna”, che Melis ha aperto la Storica Gara Liquoristica di Luxardo organizzata da fgruppo di barman che fanno riferimento al sito bartender.it. “Storica”, non per il numero di edizioni, visto che siamo solo alla seconda, ma per altri motivi. È “storica” per lo scenario in cui si è svolta: il monumentale Caffè Pedrocchi, nel cuore di Padova dal 1831. È storica perché mirava a riportare a galla vicende, tradizioni e bottiglie di una delle più antiche case liquoristiche del Vecchio Continente. È storica perché i bartender che hanno partecipato hanno usato un ampio bouquet di ingredienti di casa Luxardo. Oltre a icone internazionali come Maraschino Luxardo e Sangue Morlacco sono state utilizzate specialità come l’Amaretto di Saschira, Luxardo Kirsch (distillato di ciliegie), Amaro Abano e Liquore Sant’Antonio. Comune denominatore di tutte le undici ricette l’utilizzo di pochi ingredienti a rimarcare ancora una volta un concetto sempre più diffuso nella comunità dei bartender italiani, ovvero less is more, il troppo stroppia. In altre parole, un modo di miscelare che affonda le radici agli albori quando ai grandi barman erano sufficienti pochi ingredienti per creare dei capolavori.

Un nuovo Hanky Panky
È il caso dell’Excellent Hanky Panky con cui il vicentino Michele Toffoletto ha trionfato. Si tratta di una rivisitazione, presentata all’interno di una cassa Luxardo d’antan, del classico che Ada Coleman, l’antenata di tutte le barlady, mise a punto nei primi anni Venti all’American Bar del Savoy Hotel di Londra in omaggio al divo Charles Hawtrey. Rispetto all’originale (Dry Gin, vermouth italiano, gocce di Fernet-Branca) il drink di Toffoletto è una variante più morbida, rotonda, da dopo cena, con liquore Sant’Antonio, Maraschino Luxardo, Gordon’s London dry Gin e Carpano Classico e menta glaciale che viene prima massaggiata (per rilasciare gli oli essenziali) e poi filtrata con cura per non finire in coppa. Excellent Hanky Panky, accompagnato da bocconcini di pera con cioccolato e granella di noce, ha conquistato il palato della giuria composta dal presidente Piero Luxardo, da Gareth Franklin, brand ambassador Luxardo del Regno Unito, dal noto bartender padovano Michele Birtig e dal sottoscritto per Bargiornale. Un giudizio davvero difficile perché, come dimostrano anche i tre ex aequo al secondo posto (Loris Melis, Nicola Ometto, Teo Stafforini) è stata una delle cocktail competition più interessanti degli ultimi anni. Dietro al banco di gara nessuno degli undici concorrenti ha dato l’impressione di essere a Padova in gita scolastica. Tutti hanno messo il massimo impegno e ricerca lavorando non solo sulla storia, ma anche sulla contemporaneità. È il caso del Girolamo Sling di Federico Volpe, parte del super trio con Filippo Sisti e Luca Vezzali, di Carlo e Camilla in Segheria a Milano. Volpe, conosciuto anche come “Il Bei”, ha lavorato su una miscela composta da Sangue Morlacco, succo di limone e un’infusione a freddo di ananas e zucchero allungata con aceto di grano per rendere il tutto agrodolce. A completare il tutto una soda analcolica ispirata al gin con elementi botanici come fico, mela verde, cetriolo, rosmarino, arancia candita che sono stati impiegati anche per la decorazione. Una prova da vero esperto di cucina liquida, di personalità e carattere. Proporre un drink dai marcati aromi di aceto è un azzardo, ma se nessuno in questi anni avesse avuto il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo saremmo ancora qui a guardare delfini e gabbiani da cocktail (luxardo.it).

Nuova comunicazione
Non solo il modo di realizzare drink, ma anche la maniera di comunicarli sta cambiando. Nelle competizioni i tempi sono dilatati rispetto a quelli di una normale interazione barman-ospite al banco bar. Per colpire nel segno bisogna essere efficaci, dinamici, diretti. Eppure chi siede in giuria, ma soprattutto il pubblico delle cocktail competition, rischia troppo spesso di entrare nel tunnel della depressione a causa di presentazioni stentate, nozionismo da Wikipedia, false lezioni di umiltà. Il consiglio è fare come Yuri Gelmini del Surfer’s Den di Milano che per presentare il suo “Ora Tonda” ha raccontato del detto popolare su Sant’Antonio e sull’ora tonda, ma anche del suo passato da rugbista quando in un match col famigerato Petrarca Padova incontrò un “pilone” che sciacquava il suo paradenti nella grappa per sterilizzarlo. Il tutto in sei minuti netti. Vuoi mettere con le solite zuppe?

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