L’Italia deve puntare di più sulle Strade del Vino

Turismo –

Il nostro paese sconta un ritardo nella promozione dei suoi percorsi, al contrario dell’esperienza californiana e spagnola

Che sia il treno in Cile, la mongolfiera in Baden Württemberg o il binocolo in Sud Africa - serve per avvistare le balene nell'oceano poco lontano dalla zona vinicola - la creatività e l'originalità dell'offerta enoturistica non conosce confini. Il caso più istruttivo arriva dalla California, che ha già 20 milioni di enoturisti, ma ha deciso di sostenere il settore affidandosi a una campagna di comunicazione che arruola nientemeno che Arnold Schwarzenegger, il governatore più muscoloso del mondo.

L'esempio della California
Scippando lo slogan di un noto gruppo vinicolo italiano, potremmo dire che “il successo della California invita a riflettere”. Con quasi 2.300 cantine e il 90% di tutto il vino prodotto negli Usa, la California è anche lo stato più visitato per attività legate al cibo e al nettare di Bacco. Qui operano decine di piccole agenzie, tour operator e cantine che propongono pacchetti personalizzati, flessibili nei prezzi e nei programmi, anche last minute. Ci sono viaggi in mongolfiera, wine&bike, escursioni a cavallo, formule “lancio con paracadute” o con limousine che ti aspetta tra i vigneti.

In tutti gli Stati Uniti sono oltre 27 milioni gli enoturisti (fonte Mkf research, anno 2006). Cifre da far diventare davvero piccola l'Italia (5 milioni secondo le stime dell'Università Bocconi di Milano) o paesi emergenti come la Nuova Zelanda, dove gli enoturisti sono passati da 80mila a 180mila negli ultimi sei anni.

Per l'Italia un problema di promozione
«Al di là dei numeri e del dato quantitativo, per l'Italia è giunto il momento di pensare alla qualità - commenta Magda Antonioli Corigliano, docente alla Bocconi ed esperta di enoturismo - Da noi c'è stata una forte crescita nel numero di Strade del Vino, oggi 140, però tante sono inefficienti. Abbiamo strutture valide e belle, e il vantaggio di poter collegare gli itinerari con arte, cultura e gastronomia del territorio. Però c'è una debolezza diffusa nella cultura del marketing e nella cura del cliente».

In Spagna più qualità e investimenti
I nostri concorrenti stanno puntando su un numero più basso d'itinerari: 17 strade in Spagna, con la Rioja che fa la parte del leone, 10 in Francia, 13 in Portogallo, 11 in Grecia, 9 in Nuova Zelanda, 8 in Cile, 13 in Sudafrica. In Spagna quasi tutte le vie sono certificate secondo standard minimi di qualità; la certificazione è un passaggio fondamentale per accedere ai programmi di promozione di Turespaña, l'Istituto del turismo spagnolo. In Italia un forte impulso al settore è arrivato alla fine degli anni '90 con la legge che ha istituito le Strade del Vino (legge 268/99). Oggi però, a parte casi virtuosi, il quadro italiano è in chiaroscuro.

La Spagna, invece, è riuscita a investire qualche risorsa, seppur poche, sulle Rutas del Vino in questi anni. In tre distinte fasi, 465mila euro più altri fondi previsti dall'accordo di giugno 2006 che impegna i ministeri dell'Agricoltura e del Turismo a sviluppare la promozione enoturistica sui mercati internazionali.
Una nota dolente dell'Italia riguarda proprio il capitolo promozione, se è vero che a oggi non c'è ancora un portale unico sul turismo enogastronomico. La Spagna ha optato per una sezione wine route nel portale turistico, e anche la Grecia ha puntato su un sito dedicato all'enoturismo. Portogallo e Nuova Zelanda hanno prodotto efficaci guide e pubblicazioni sui loro itinerari.

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