L’energia vitale della tradizione

Imprese&mercati –

È quella che pervade la Bortolo Nardini, distilleria bicentenaria di Bassano del Grappa, impegnata a promuovere una cultura d’impresa responsabile e a creare nuovo sviluppo. A partire dal bar, con iniziative di formazione, il rilancio della liquoristica e la proposta di nuovi formati

Nardini di Bassano del Grappa produce grappe e liquori dal 1779. Stiamo parlando di uno dei brand più longevi e blasonati del nostro made in Italy. Una firma che sin dalla sua nascita è legata inscidibilmente all'omonima famiglia oggi guidata da Giuseppe Nardini, che ricopre la carica di presidente e amministratore delegato (in azienda lavorano anche la figlia Cristina e i nipoti Angelo, Antonio e Leonardo). Industriali illuminati, i Nardini, che nel tempo hanno saputo saggiamente coniugare tradizione e modernità, promuovendo una cultura d'impresa eticamente responsabile nei confronti del territorio e della collettività. Ne è un esempio il recente convegno internazionale “Benvenuti al Capodanno 2050”, organizzato lo scorso novembre dalla Fondazione Nardini presso il suggestivo scenario delle “Bolle” di Massimiliano Fuksas, dove si sono confrontati intellettuali ed esperti internazionali sulle prossime sfide, in termini di crescita e distribuzione della popolazione, che attendono il pianeta. «Come imprenditori - esordisce Giuseppe Nardini - abbiamo sempre lavorato per valorizzare non solo i nostri prodotti, ma anche per contribuire a iniziative che possono “aiutare” la comunità. Una missione per noi naturale e che fa parte del nostro “dna” aziendale con investimenti anche nei confronti dell'arte, sostenendo la Fondazione Guggenheim e creando Garage Nardini, spazio bassanese che funge da palcoscenico per la creatività di artisti provenienti da tutto il mondo.

Questa filosofia si trasferisce anche in campo produttivo?
Certo. Siamo la distilleria più antica d'Italia e, dunque, sentiamo una grande responsabilità: quella di garantire al consumatore un distillato di primissima qualità, rimanendo sempre fedeli alla nostra storia. Non dimentichiamo mai che il nostro primo lavoro è quello di distillatori: una cosa che sappiamo fare molto bene e che si traduce in prodotti leader come l'Acquavite di Vinaccia Nardini, meglio conosciuta come “Grappa Bianca”: un successo che dura ormai da secoli e che rappresenta circa l'80% della nostra produzione.

Non è un caso allora che siete sempre rimasti fedeli ai prodotti tipici.
Esatto. Tuttavia, non siamo stati fermi. Per celebrare il traguardo dei 225 anni dalla fondazione dell'azienda abbiamo aggiunto alla gamma dei prodotti Nardini la Riserva 15 anni. Si tratta di un prodotto esclusivo, ottenuto da un lungo invecchiamento di 15 anni in botti di rovere di Slavonia. Inoltre, stiamo studiando nuovi formati: alla classica bordolese da 100 cl, stiamo affiancando altri formati (es. 70 cl e 35 cl) più in linea con gli stili di consumo contemporanei. Nostra intenzione è anche quello di valorizzare la nostra gamma di liquori e amari come il Bitter Nardini o il Fernet Nardini che sono frutto della nostra ultrasecolare e poco conosciuta tradizione liquoristica.

Si tratta di azioni che comunicherete anche al canale bar?

La nostra produzione si divide quasi equamente tra largo consumo e fuori casa con volumi che nel 2010 hanno toccato un milione e mezzo di bottiglie da 100 cl. In particolare, il bar è per noi un fronte strategico: è lì infatti che i nostri prodotti dialogano con il consumatore. Abbiamo, a questo proposito, in serbo iniziative di formazione dirette a gestori e titolari di pubblici esercizi: ci rendiamo conto che la grappa, il distillato italiano per antonomasia, è ancora poco conosciuta dagli addetti ai lavori. Ad esempio, poco o nulla si sa delle sue strordinarie potenzialità nel campo della mixability.

Può fare un bilancio dell'anno concluso? E quali prospettive di crescita riserva il 2011?

Non ci nascondiamo dietro un dito. Il 2010 è stato duro per tutti: non solo la crisi economica, ma anche le norme anti-alcol hanno condizionato pesantemente i consumi di grappa. Abbiamo registrato una flessione del venduto di circa il 10% che contiamo già di recuperare entro l'anno in corso. E, comunque, abbiamo perso meno della media del mercato.

E l'estero che posto occupa all'interno delle vostre strategie di sviluppo?

Esportiamo il 12% della produzione, una percentuale che vorremmo aumentare. Siamo presenti in tutti i mercati più importanti, Cina compresa, ma purtroppo ci scontriamo con un'offerta di grappe di bassa qualità che danneggiano l'immagine del made in Italy. A tal proposito, stiamo collaborando con Federvini per creare un pool di aziende qualificate per promuovere più efficacemente qualità e unicità dei nostri distillati.

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