La nostra star è il bar

Aziende –

Un luogo del cuore, una specie di seconda casa: è l’immagine dei locali che emerge dai documentari del concorso lanciato da Pampero Fundación

Far raccontare per immagini come i frequentatori vivono il proprio bar: è la sfida lanciata sulla rete da Pampero Fundación Cinematografica con il concorso “Film your bar”, riservato a brevi documentari (tra i 2 e gli 8 minuti). «È un contest online nato per offrire a giovani filmaker italiani l'occasione per mettersi in luce» spiega Federica Clerico, category marketing director di Diageo Italia. All'appello hanno risposto in 89: tanti sono stati i video caricati sul sito www.pamperofundacion.it.
Storie di donne, uomini, quartieri e imprese, da cui emerge l'immagine del bar come luogo che essenzialmente si anima di sera ma senza particolari contenuti di trasgressione. Al contrario, è considerato una specie di seconda casa, un luogo sereno e distensivo dove trovare amici, musica, buon bere e, perché no, suggerimenti culturali.
«I documentari hanno raccontato soprattutto l'epopea del bar e in particolare l'eroismo di quanti tengono aperto il loro locale contro la burocrazia, l'impoverimento demografico, il succedersi delle mode - afferma Tim Small, direttore del mensile Vice e membro della giuria -. Quello che esce è fondamentalmente un gesto d'amore e un'evidente sintonia tra il bar e i suoi avventori». I filmati raccolti dal concorso mostrano un'Italia da bere, da mangiare ma soprattutto da far festa. Chi è dietro al banco è vissuto come il custode di momenti di quotidiana (o stagionale) evasione; nel suo lavoro è sorridente e sornione, lieve, disposto ad ascoltare e soprattutto a sdrammatizzare. «Si entra in un bar per liberarsi di una cattiva giornata - dice Sebastiano nel filmato “Lo sai del Soho” - e, quando questo accade, ti fa sentire una bella persona». Lo scambio tra cliente e gestore spesso crea un rapporto più che amicale, simbiotico: «Prima di essere gestori siamo stati clienti - spiega Emanuele Stella nel documentario “L'altro Vinota” - e ci siamo chiesti qual è di il tipo di locale che vorremmo avere nella nostra città per valorizzare il luogo e le persone che ci abitano. Da noi vengono soprattutto studenti universitari, ma anche i nostri collaboratori e i dj che lavorano da noi li consideriamo clienti. E questo fa sì che siamo in completa sintonia». Emblematica anche la storia di Caterina, raccontata nell'omonimo documentario: apre un bar nel centro di Palermo affermando la sua personalità e professionalità contro i pregiudizi che possono condizionare il lavoro di una donna che gestisce un locale. Ne viene fuori una vicenda fatta anzitutto di accoglienza, un bar come fulcro di una socialità in cui tutti si sentono accolti e proprio per questo sono pronti ad accogliere gli altri.

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