Fantasia anticrisi

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Personalizzare l’offerta partendo dai semilavorati. I consigli di Forno d’Asolo ai professionisti del bar. Ne parliamo con Fabio Gallina, presidente dell’azienda

Asolo, profondo Nord-Est. A Nord il monte Grappa, verso Sud Treviso e una pianura su cui si è sviluppato uno dei distretti industriali più prolifici d'Italia. Aziende che nascono spesso con un piede, anzi con entrambi i piedi, ben ancorati nelle attività di famiglia e senza mai dimenticare le tradizioni e il proprio territorio. È questa la base da cui è nata Forno d'Asolo, sede a Maser e una produzione che oggi entra in circa 20mila bar italiani e in numerosi locali all'estero. La Forno d'Asolo nasce nel 1985 quando Fabio e Paolo Gallina decidono di proseguire l'attività di fornai e pasticceri dei genitori dando però un'impronta più moderna all'azienda. Decidono così di avviare una produzione, per i tempi, innovativa. Ovvero quella dei semilavorati surgelati, in particolare cornetti e prodotti per la prima colazione. Il tutto, con un approccio preciso, unendo necessità industriali e lo stile artigianale che, tradotto, significa attenzione alla materia prima, cura nelle fasi produttive, ricerca continua nella creazione del prodotto e una gamma in grado di soddisfare bar e ristoranti e il cliente finale, cioè il consumatore. Un approccio testimoniato, tra l'altro, anche nella linea Cornaretto, ultima nata in casa Forno D'Asolo e dedicata a Caterina Cornaro, signora d'Asolo che nel Cinquecento diede vita a una delle corti più vive del Rinascimento. Storia e innovazioni che si seguono e si intersecano.

Fabio Gallina, un'azienda giovane, che ha dimostrato lungimiranza nelle scelte?

Sì, abbiamo puntato da subito su una categoria di prodotti nuovi, non stanchi, capaci di seguire le evoluzioni del gusto. E così è stato vista l'ampia diffusione dei semilavorati surgelati.
E oggi, qual è la situazione e su cosa punta Forno d'Asolo per soddisfare i propri clienti?

Per offrire un plus ai professionisti stiamo suggerendo loro la possibilità di personalizzare il prodotto.

Offrite una gamma di 500 referenze. Il gestore ha davvero bisogno di personalizzare prodotti che, volendo, può semplicemente e servire tali e quali?


Perché no? Soprattutto oggi, in un momento di crisi dei consumi e standardizzazione del mercato, il bisogno di distinguersi, per un bar, dovrebbe essere al centro dei pensieri del gestore. Senza contare che partendo da un certo numero di referenze che acquista può arrivare a offrire una gamma di croissanteria molto più ampia al proprio cliente. Oggi il cliente sceglie il luogo dove consumare in base a sensazioni personali. E la prima esigenza è spesso quella della gratificazione, nel gusto e nelle attenzioni che riceve dal professionista.

Come diffonderete questa idea?

Stiamo preparando dei minivideo, dei mini corsi di formazione che possano suggerire ai baristi italiani come operare se parliamo di personalizzazione. E poi ovviamente un ruolo importante lo avrà il web e le nuove tecnologie. Stiamo pensando anche a poter dare la possibilità a chi lo desidera di caricare dei propri video in cui suggerire nuove idee.

Come reagiscono i gestori davanti a questa proposta?

Molti apprezzano, altri fanno più fatica a recepirla. Ma sappiamo che chi lavora bene anche in tempi di crisi sono coloro che dimostrano di essere dinamici e che si adoperano per fidelizzare il cliente con nuove proposte, prodotti in grado di stimolare la fantasia e la gola. Per esempio farcire in maniera fantasiosa un cornetto salato non è un grande sforzo, però può contribuire a ingolosire il cliente e realizzare una vendita in più. Sono passi da compiere se si vogliono far rialzare i fatturati nei bar.

E per quanto riguarda l'offerta classica?

In catalogo abbiamo prodotti classici e innovativi, prodotti centrati sull'innovazione o sulla tradizione. Lo stesso prodotto, può venir declinato in varie pezzature. E poi abbiamo molte ricette delle regioni, così da offrire nelle varie zone italiane i dolci tipici delle specifiche tradizioni.

Sono cambiate le abitudini dei clienti finali negli anni?

Sì. In particolare nelle città del Sud, il cliente chiede prodotti più leggeri in termini di grammatura preferendo spesso il cornetto da 75 grammi invece che quello da 90. Una tendenza anche salutistica che tocca meno le campagne, dove rimane più forte una richiesta tradizionale ed energetica. E poi, strano a dirsi, i consumi maggiori li registriamo dove i redditi sono mediamente più bassi. Probabilmente perché, trattandosi comunque di prodotti dal costo contenuto, le persone gratificano altre mancanze con un prodotto goloso.

C'è un re della prima colazione?

Abbiamo circa 35 cornetti in catalogo declinati in varie pezzature e ingredienti, ma è sempre il cornetto classico alla marmellata il leader della prima colazione. In particolare sta riscuotendo un notevole successo il Cornaretto, top della nostra gamma che presentiamo nei bar nelle versioni ripiena all'albicocca o alla crema, vuoto e ripieno alla ciockocream e decorato con scaglie di cioccolato.

Come si prospetta l'anno appena iniziato?

Il 2012 sarà un anno critico, ma credo che chi lavorerà con professionalità e fantasia potrà affrontare le difficoltà e superarle.

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