Design e drink, un incontro che funziona

Tendenze –

I designer fanno incursione tra coppette e ricette. Complici dell’invasione alcune firme del beverage e i barman con stile. Ne nascono creazioni fuori schema e con una marcia in più

Prendete un barman, uno di quelli tutto cervello e shaker e mettetelo al lavoro. In un momento tranquillo però, noterete che l'attenzione del nostro barman nel confezionare il drink è quasi maniacale. Non prende la prima coppetta. La seleziona, la analizza in base alla forma e la pulisce fino a farla brillare. Poi dà uno sguardo al bottigliere. In una frazione di secondo studia liquori, distillati, succhi di frutta, guarnizioni, cannucce, stirrer. E parte. Shakera con gli occhi puntati sul cliente, mentre il ghiaccio fa il suo insieme agli ingredienti. Poi appoggia delicatamente il tovagliolino sul banco, completa l'opera con una guarnizione su misura e infine, appena prima che il cliente sorseggi, si mangia con gli occhi la sua creatura. È un attimo ma è la realizzazione di un prodotto che coniuga estetica e qualità, bontà del contenuto e del contenitore, bellezza e funzionalità. Proprio come un oggetto di design. Forse, se c'è una differenza tra design e drink, è proprio il fattore tempo. La poltrona o la lampada sono fatte per durare, il Mai Tai no. Per il resto i punti di contatto tra il mondo del progetto e quello del bancone, sono diversi. A cominciare dagli stessi designer che sono stati coinvolti in progetti che hanno riguardato la realizzazione dapprima di bicchieri e altri oggetti da cocktail e in un secondo momento nell'ideazione di vere ricette. Riconosciamo a Cesare quel che è di Cesare. A dare il primo stimolo, a realizzare la prima iniziativa organizzata, è stato un premium brand di gin, Bombay Sapphire, che venti anni fa ha dato impulso alla ricerca. Ma facciamo un passo indietro, verso la fine degli anni Ottanta. La coppetta, regina dei bicchieri, e il suo Martini Cocktail erano diventati un po' demodè. Quel gioiello dell'Art Deco presentato per la prima volta a Parigi nel 1925 all'Esposizione di arti decorative e industriali, la diva alta 10 centimetri baciata da Clark Gable, Mae West e James Bond stava entrando in un periodo buio.

Una sfida per rilanciare la coppetta
Nei primi anni Novanta Bombay Sapphire decise così di lanciare la prima sfida ai designer per rilanciare il mito. Dal 1992, alcune figure della progettazione si sono confrontate con la coppetta per ridefinirla e darle nuovo slancio. Restituendo al bicchiere, e al drink Martini, la sua voce e la sua creatività. Sono nate coppette che sono vere opere d'arte. La coppetta biconica “Perfect Balanced” di Tom Dixon, realizzata in vetro opaco blu notte e ispirata alla sua famosa lampada Cone Light, oppure quella di Karim Rashid con uno stelo appuntito che entra nel bevante per infilzare, come un trofeo di caccia, l'oliva o il lampone. Si tratta di modelli di creatività e funzionalità, in sintonia con quello che dovrebbe essere un qualsiasi prodotto di design. Basti pensare al tumbler di Marcel Wanders, elegante, geometrico, ma estremamente stabile intorno al suo “piede-perno” per non perdere nemmeno una goccia.

Pionieri dei progetti da bar
«Design e cocktail - commenta il designer e scrittore Gianluca Sgalippa - sono da tempo legati a filo doppio. Nel '95 ero assistente al corso di Design Industriale. Era stato dato l'input di riprogettare stirrer, boston e tutta l'attrezzatura da bar. È stato un lavoro interessante, una sfida in cui oltre agli studenti sono stati coinvolti grandi esperti del bar come Dario Comini, Franco Gasparri e l'inglese United Distillers come partner del progetto. Oggi le iniziative si sono moltiplicate, ma dieci anni fa in Italia, ci sentivamo pionieri». Se su bicchieri e attrezzi il lavoro è iniziato da tempo e ha portato, come abbiamo visto, a ottimi risultati, oggi la nuova sfida per i progettisti è la realizzazione non solo dei bicchieri ma anche dei cocktail. Insomma, dopo il contenitore si passa anche al contenuto. A Milano durante l'ultima Settimana del Mobile, nel corso degli eventi Fuorisalone, sono stati presentati i drink dei designer Dixon, Rashid e Wanders. Ricette inedite come il Kartini Sapphire, mix rosso intenso a tutto bitter e crème de cassis, dal gusto spiccatamente dolce in linea con la tendenza della mixability americana (Rashid vive a New York). Un sapore morbido che abbiamo ritrovato anche nel Sapphire Wanders, aperitivo pomeridiano in cui spicca la presenza del gin Bombay aromatizzato con infuso di rosmarino e gli aromi di frutti di bosco che emergono dal frullato di otto lamponi. Più innovativo è Tomtini, il martini proposto dal britannico Tom Dixon, dove la dolcezza del succo di mela è bilanciato, dal gin, dal tè verde e dallo sciroppo di zenzero. Un mix tonico, corroborante, speziato, che sembra preso in prestito dalla scuola Soho (Londra).

Ricette create con stile e a quattro mani
Ovviamente si tratta di specialità create a quattro mani con i bartender.. La proporzione tra basi, coloranti, aromatizzanti è da manuale. Si nota il grande lavoro fatto sul bilanciamento dei sapori e profumi, sulle infusioni di distillati, sulle guarnizioni che danno quel tocco in più senza per questo disturbare l'alchimia del miscelato. «Non conoscevo il mondo del cocktail. Per me è stata una sorpresa scoprire tutto il lavoro che ci sta dietro, le ore di studio sugli ingredienti e sulla presentazione. Ero uno che al massimo conosceva il vodka tonic», esordisce così Konstantin Grcic, grande firma del design, che oltre a Absolut Grcic, originale set di bicchieri realizzato per Absolut Vodka, ha ideato quattro ricette inedite.

Ispirazioni dall'aperitivo
«Ho iniziato - continua Grcic - a fare attenzione al mondo del drink quando sono entrato in contatto con i locali milanesi. Milano pullula di locali da aperitivo dove ho conosciuto la varietà degli ingredienti e delle preparazioni. L'interesse per i cocktail nato in Italia si è poi trasformato in vera fascinazione quando ha visto all'opera in Svezia un giovane e talentoso barman che gli ha spiegato molte curiosità e trucchi. Con Absolut Vodka ha avuto di recente la possibilità di confrontarsi con l'ideazione di bicchieri pensati per la mixability. Il suo punto di riferimento, quasi inevitabilmente, è stata la bottiglia-icona di Absolut disegnata da Carlsson & Brossman alla fine degli anni Settanta. «È così semplice, ma allo stesso tempo distintiva. Così ho cercato di trasferire ai bicchieri la stessa linea essenziale». Sono nati tumbler, coppette e shot equilibrati nei pesi e nelle forme, che quando si stringono tra le mani o ci si appoggia le labbra, danno una sensazione di eleganza naturale. E per completare l'opera Konstantin Grcic ha pensato anche al contenuto creando, quattro ricette presentate alla Triennale di Milano durante l'ultima Design Week.

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