Conferme e nuovi arrivi al vertice AssoDistil

Vita sociale –

All’assemblea romana è stato confermato presidente Antonio Emaldi; Italo Maschio è stato nominato presidente onorario; Cesare Mazzetti è ora presidente del Comitato Acquaviti. Produzione ridotta di superalcolici, ma export in crescita. Il fiscal drag minaccia soprattutto i piccoli produttori.

In occasione dell'ultima assemblea dell'Associazione nazionale degli industriali distillatori di alcoli e acqueviti (AssoDistil) è stato riconfermato presidente Antonio Emaldi, direttore generale di Alcoplus (gruppo Caviro). Dopo oltre venti anni di presidenza del Comitato nazionale acqueviti, Italo Maschio è tornato a lavorare a tempo pieno nell'azienda di famiglia (Dist. Bonaventura Maschio), non prima di aver avuto la soddisfazione di essere eletto presidente onorario accanto a Giuseppe Bonollo, per “lo straordinario impegno profuso nell'attività associativa”.
A suo posto, alla guida del Comitato Acquaviti è stato eletto Cesare Mazzetti, già presidente dell'Istituto nazionale Grappa e amministratore delegato dell'azienda di famiglia di Altavilla Monferrato (Al). Confermata anche la squadra di presidenza con Antonina Bertolino e Giuliano Sacchetto (presidenti degli omonimi gruppi industriali) alla guida rispettivamente della Sezione alcol da vino e di quella da alcol da cereali, melassa e frutta, mentre Luciano Grilli (consigliere delegato di Mazzari) va alla guida della Sezione acido tartarico.
Durante i lavori dell'assemblea, il direttore AssoDistil, Lara Sanfrancesco, ha dichiarato: «Per AssoDistil l'anno appena concluso è stato ricco di soddisfazioni, perché siamo riusciti a ottenere risultati importanti come lo stop alle attività illegali della Francia nella produzione di acquaviti e l'accoglimento delle nostre richieste di conferma dei dazi antidumping sull'acido tartarico proveniente dalla Cina. Dietro i nostri prodotti - ha proseguito - c'è una storia fatta di anni di esperienza e di cultura che vorremmo tornasse ad essere patrimonio comune degli italiani». AssoDistil ha inoltre diffuso alcuni importanti analisi e dati di mercato, a cominciare dallo studio dell'Osservatorio congiunturale AssoDistil, realizzato da Format Research sullo stato di salute del settore. Presieduto da Pierluigi Ascani, Format è un importante istituto di ricerca a livello europeo, con sede a Roma dal 1992.
Le linee di tendenza

Alla crescente importanza delle esportazioni, si contrappone il calo di produzione e di consumi sul mercato nazionale (-10% nel 2011). La riduzione dei volumi 2011 si deve alla vendemmia dello scorso anno, tra le più scarse degli ultimi decenni. «Il mondo è cambiato - ha precisato il presidente Antonio Emaldi - e oggi l'industria italiana dei distillati deve confrontarsi con un sistema globale aggressivo». Nel complesso, nel 2011 sono stati prodotti 833mila ettanidri di alcol (-16% sul 2010) e 192mila ettanidri di acquaviti (ancora -16%).
Leader europeo insieme alla Spagna, l'Italia con l'acquavite di vino si conferma prima voce in termini di export e volume (-30% sul 2010), di particolare valore invece l'incremento di produzione delle acquaviti di frutta (+67%).
Nonostante la riduzione dei volumi (-11%), la grappa è ormai entrata a pieno titolo nella cerchia dei distillati “nobili” internazionali, con un incremento export della grappa in bottiglia del 18% , mentre il prodotto sfuso è cresciuto del 37%. Tra i mercati più interessanti, Stati Uniti, Brasile, Cina e Russia. Sul piano della produzione, il 10% delle aziende detiene il 64% delle quote, con tante piccole distillerie anche sotto i mille ettanidri annui.

“Inutile, ingiusta, ipocrita”: questo il giudizio del presidente Antonio Emaldi riguardo alla ventilata istituzione da parte del Ministro della Salute di una junk food tax a carico di cibi ritenuti “spazzatura” per l'alto contenuto di grassi, sale e alcol. «Negli ultimi dieci anni - ha proseguito Emaldi - c'è stato un calo inesorabile del consumo dei superalcolici pari al 4% annuo. Poiché è diminuito l'imponibile, anche il gettito fiscale si è progressivamente ridotto. Inoltre anche l'aumento dell'Iva al 21% si è scaricato sulle spalle dei produttori, così come l'obbligo di anticipare l'accisa entro il 16 di ogni mese. Una situazione che richiede in molti casi di aumentare il ricorso al credito bancario il cui costo è diventato elevatissimo, oltre che di difficile reperimento».

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