Caffetterie in catena, una realtà in crescita

Così come all'estero, anche in Italia si stanno diffondendo le catene di caffetterie a un ritmo del 2,6% all'anno. Coinvolti non solo multinazionali come Starbucks ma anche medi e piccoli operatori.

Caffetteria per ricerca TradeLab

Sono quasi 2mila i punti vendita presenti in Italia nel 2017. Secondo la società di analisi e consulenza TradeLab, è una tendenza destinata a rafforzarsi nel futuro, in linea con l'incremento del 2,6% dell'anno scorso.

Nel grande mare del mercato del fuori casa italiano, c’è una corrente che si muove piano piano, quasi sottotraccia: è il segmento delle caffetterie in catena. Un mondo ancora piccolo, ma la cui lenta emersione rappresenta un elemento di novità per il panorama dei pubblici esercizi del nostro Paese, storicamente caratterizzato dalla presenza di tantissime realtà indipendenti e dove la diffusione della formula “in catena” è ancora ben distante dai livelli raggiunti negli altri Paesi europei. A dare consistenza numerica a questo comparto è TradeLab, società milanese di analisi e consulenza, che ha censito circa 1.960 bar caffetterie in catena presenti alla fine del 2017 e operanti nella Penisola.

Reti e nuovi progetti
Un numero in crescita del 2,6% rispetto all’anno precedente, quando il totale di tali punti vendita in catena si era attestato intorno alle 1.900 unità.
E, soprattutto, che sembra delineare una tendenza destinata a proseguire e consolidarsi nei prossimi anni. Per diversi motivi. «Innanzitutto, perché si tratta di un trend che procede con costanza negli ultimi anni, sebbene con andamenti diversi per i vari operatori - spiega Angela Borghi, responsabile sviluppo di TradeLab - poi perché registriamo un interesse sia degli operatori già presenti in questo mercato a proseguire lo sviluppo delle loro reti di locali, sia da parte di altre realtà ad entrarvi: basti pensare ai progetti Starbucks, che aprirà il suo primo store in Italia a Milano quest’anno. Il tutto considerando che il mondo in catena in Italia è ancora poco sviluppato rispetto agli altri Paesi, per cui potenzialmente offre ancora molti spazi per crescere».
Nella grande varietà di realtà che caratterizzano il comparto, TradeLab ha individuato tre principali segmenti: i grandi player nazionali e internazionali, i piccoli player nazionali e gli integrati.

In fermento anche le piccole insegne
Il primo gruppo, quello dei grandi player, che gestisce quasi il 60% dei punti vendita comprende operatori nazionali e internazionali che hanno una presenza ormai consolidata sul mercato italiano. Per fare solo qualche esempio, Mc Donald’s con l’insegna McCaffè, Areas, con le insegne Gran Caffè e Briciole, Airest Lagardère con Briccocafè e Culto, il gruppo Autogrill con ACafè, Bar Snack, Puro Gusto, e Tentazioni, Cibiamo Group con i marchi La Bottega del Caffè, Virgin Active Cafè e i format cafè di Camst e del Gruppo Cremonini. «Un segmento che cresce del 3% in media, soprattutto ad opera di alcuni specifici operatori, ma dove le posizioni sembrano più attestate», commenta Angela Borghi. Il segmento degli integrati, che pesa nel complesso il 36% dei punti vendita, comprende le aziende di produzione che si sono integrate a valle. In questo gruppo si trovano sia gli Eni Café, sia i punti vendita di produttori di caffè che hanno aperto i primi flagship store e le prime catene. Tra gli esempi troviamo Caffè Vergnano, che ha decisamente aumentato il numero di punti vendita negli ultimi anni, Caffè Pascucci, Segafredo, Lavazza, illycaffè. La numerica dei punti vendita di questi cosiddetti operatori integrati è ancora ridotta, ma rispetto all’anno scorso si è registrata una crescita del 10%. Infine, i piccoli operatori italiani, attivi soprattutto a livello locale. Si tratta di un segmento ancora piccolo (il 5% dei punti vendita) ma decisamente vivace (+14% dei punti vendita rispetto al 2016), che ha visto negli ultimi affacciarsi sul mercato diverse realtà di differente spessore economico come Botega Caffè Cacao, Hopera Cafè, Ca’puccino, We Love Puro, Vyta, Bacio Nero, oltre a una miriade di tanti piccoli operatori che pian piano stanno costruendo le loro reti.

4 Commenti

  1. E’ possibile avere la ricerca dal quale sono stati presi questi dati?
    Il 2.000 di cui si parla all’inizio si limita alle caffetterie in catena e non a quelle in generale, giusto?

    • Buongiorno Giulia,
      l’articolo è tratto da una ricerca presentata da TradeLab. Le 2.000 caffetterie sono quelle appartenenti a una catena.

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