Alle radici del cocktail

Approfondimenti –

Nel 1798 un giornale pubblica per la prima volta il termine cocktail. Questa è solo l’ultima storia sul vocabolo più diffuso tra i barman…

Gli storici del cocktail Jared Brown e Anistatia Miller hanno portato alla luce un documento che contiene la prima testimonianza del termine cocktail. Si badi bene, non del primo cocktail, ma della prima apparizione pubblica su carta stampata della parola composta da “cock” (gallo) e “tail” (coda). Il debutto in società del vocabolo avviene il 20 marzo 1798 nel The Morning Post and Gazetteer. Nel giornale si parla dell’oste dell’Axe and Gate, una taverna all’angolo tra Downing Street e Whitehall a Londra, e della sua lista satirica di bevande dedicate a Lord Sheffield, Lady Gwider, Duke of Portland e ad altri politici del tempo. Al signorotto Mr. Pitt intitola il “cock-tail, volgarmente chiamato zenzero”. Da notare: al tempo lo zenzero era usato come stimolante per i cavalli da galoppo non purosangue, i cosiddetti cocktailed (coda legata). Serviva a dar loro la carica, a fargli drizzare la coda. Per estensione col termine cocktail s’indicava uno spirito adulterato, oggi useremmo un vocabolo più tranquillizzante come “miscelato”. La pubblicazione di questa versione nel volume dei due storici londinesi intitolato “Spirituous Journey: A History of Drink, Book Two”, ha scombinato le carte. Fino ad oggi, le versioni sull’origine etimologica del cocktail sono state altre. Alcune più verosimili delle altre.

Le altre versioni più o meno veritiere

A cominciare da un racconto popolare che fa risalire il nome cocktail alla coda variopinta di gallo cedrone (cock-tail), che era utilizzata come guarnizione per decorare alcune bevande dell’epoca coloniale, ma non è stata trovata testimonianza di questo genere di guarnizione in nessuna ricetta conosciuta. La teoria del gallo cedrone ritorna in un’altra storia, nella quale si racconta che l’enorme varietà di colori dei drink miscelati, ricorderebbe quelli della coda di un gallo. Questa teoria, data la varietà degli ingredienti che abbiamo a disposizione al giorno d’oggi, sarebbe piuttosto verosimile, ma agli albori della miscelazione i cocktail erano tutt’altro che variopinti. In “How to mix drinks or the bon-vivant’s companion”, la prima raccolta organica di bevande miscelate compilata nel 1862 dal pioniere americano Jerry Thomas, si fa riferimento per la prima volta ai cocktail, bevande che virano dai toni del rosso e del marrone (base brandy) alla trasparenza del gin. Il gallo ritorna anche in tante altre vicende. La pubblicazione britannica Bartender pubblica nel 1936 una storia nella quale si descrive l’esperienza di alcuni marinai inglesi, i quali molti decenni prima in Messico, s’imbatterono in singolari bevande miscelate. I drink erano mescolati con cola de gallo, una lunga radice che ricordava la forma della coda di un gallo. Ci sono poi i racconti folkloristici. Nella prefazione italiana del The Savoy Cocktail Book di Harry Craddock si narra, per esempio, di una principessa messicana di nome Xoctl (o Coctel)che, secondo la leggenda, offrì un drink a un ufficiale ospite di suo padre Axolotl VIII. Ne derivò un malinteso: i soldati pensarono che Xoctl fosse il nome della bevanda, e non quello della principessa. Tra le storie più diffuse c’è anche quella che fa derivare il termine cocktail dal francese coquetel, portauovo. Una vicenda legata a doppio filo con Antoine Amédée Peychaud, apotecario di origine francese di New Orleans, che serviva il suo rimedio per il mal di stomaco (Peychaud Bitters) nel portauovo. Gli americani storpiarono il termine coquetel in cocktail. Si tratta di una storia affascinante ma, per un evidente conflitto di date, poco credibile. Il “drink” di Peychaud risale agli anni ’ 30 dell’Ottocento, ma già tre decenni prima era stata pubblicata la prima definizione tecnica del termine cocktail. Così riporta il The Balance and Columbian Repository del 1806: “Il cocktail è un liquore stimolante, composto da spiriti di ogni genere, zucchero, acqua e bitters…Una pozione che rende il cuore forte e audace, mentre allo stesso tempo confonde la testa”.

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