The Barber Shop, secret bar anni Venti nel cuore di Roma

Joy Napolitano nel suo locale romano The Barber Shop

A Roma una sala da barba vintage è diventata l'anticamera di un secret bar, memoria dei tempi "gloriosi" del proibizionismo. The Barber Shop è il regno di Joy Napolitano e della sua miscelazione di ricerca.

Oggi impera la moda hipster e la barba è diventata un punto imprescindibile del look maschile. Voi chiederete ma tutto questo cosa c’entra con cocktail e mixology? Chiedetelo agli ideatori del The Barber Shop, secret bar che ha aperto da un anno, a due passi dal Colosseo, che strizza l’occhio alla moda newyorkese con serate barba&capelli, bartender rigorosamenti barbuti e un arredamento che richiama il Proibizionismo. La mente è Simone Menassè, architetto e socio principale del The Barber Shop, ma anche di molti altri locali della scena romana e disseminati nei quartieri più trendy della capitale: CoHouse al Pigneto, Hamburgeseria a San Lorenzo, Coffee Pot e Fish Market a Trastevere, Osteria delle Coppelle e Club Derrière in pieno centro. La mano di Menassè, grande appassionato di arredi vintage e di recupero, è riconoscibile anche al The Barber Shop allestito con mobili provenienti in gran parte da rigattieri o da mercati dell’antiquariato ai quali riesce a donare nuova vita. Uno stile che ricorda i salotti degli anni Venti e Trenta con tanto legno, anche alle pareti, e colori caldi e avvolgenti. Tuttavia il desiderio di creare un concept storico prevede anche qualche deroga negli arredi, negli accessori e anche nella proposta dei drink. Come spiega Joy Napolitano, che da maggio 2015 ha preso le redini del bancone: «Il Proibizionismo e gli anni Venti sono il tema chiave, ma ciò non deve diventare un un limite». Questo vale, ad esempio, anche per la musica - talvolta dal vivo - che vira dal jazz anni Venti all’electroswing quando la serata si fa movimentata. Ma come si accede a questo locale segreto? Per prima cosa si guarda se il “palo de barbiere”, tipica insegna luminosa contraddistinta da una spirale di strisce bianche rosse e blu, è acceso, Se sì significa che si può entrare.

La carta dei cocktail
Da fuori, infatti, The Barber Shop è proprio un salone da barbiere e sbirciando dalle vetrine si possono vedere i grandi specchi con le classiche poltrone in mordida pelle (salone che in occasione di eventi particolari si anima davvero con barbieri professionisti e servizio sartoriale di barba&capelli). Gli aspiranti clienti una volta varcato questo salone possono quindi accedere al bar vero e proprio che si trova al piano interrato. L’orario va solitamente dalle 22 alle 4 del mattino. La clientela è composta soprattutto da trentenni curiosi. Specifica Napolitano: «Si tratta in larga parte di professionisti e manager, senza dimenticare i molti stranieri mandati dai vicini hotel». Per loro Joy ha pensato a una carta moderna e stringata, suddivisa in tre parti: i “Batch” (classici e signature cocktail), “Un taglio fresco” (le specialità della casa) e “Un trattamento naturale” (creazioni caratterizzate dall’uso di erbe e fiori eduli). A tutti, all’ingresso, viene offerto uno shot di Punch, che cambia continuamente. Con il suo arrivo Joy ha iniziato a implementare anche il bottigliere, lavorando per portare il numero di referenze da 100 a 150. A queste si aggiungono gli home made, fra cui 5 sciroppi, un rum mix ottenuto mescolando due rum giamaicani e un agricole martinicano, e un gin aromatizzato alla rosa. Mentre il rum mix è utilizzato in tutti i drink di ispirazione caraibica, il gin alla rosa è alla base del drink Ply Boy, mix molto apprezzato a base di succo di limone, sciroppo al maracuja e vaniglia e side di Champagne.

Esperimento in terrazza
Recentemente ha fatto parlare molto anche la versione estiva del locale, che nei mesi caldi si è trasferito su una terrazza a due passi dal Gianicolo, prendendo il nome di Terrazza San Pancrazio. «Un’esperienza - dice Napolitano - che ha funzionato molto bene e che pensiamo di ripetere». Derogando alla regola del The Barber Shop, dove non si mangia ma si beve solo, il menu includeva tapas a base di sushi, carpacci, tartare, Pata Negra e burrata di Andria proposta con alici del Cantabrico.

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