La nuova vita della gavetta

Pausa pranzo –

Il famoso contenitore in metallo ritorna ma non è più in versione operaia. È quasi chic e dà il nome a un locale che rivoluziona la pausa pranzo all’insegna dell’alta gastronomia e di una gestione low cost

Rinnovare la pausa pranzo è possibile. L’ennesima dimostrazione viene da una nuovissima formula, appena inaugurata nel centro di Milano a pochi passi dal Palazzo di Giustizia. Stiamo parlando de La Gavetta e il nome dice già tutto. O, almeno, quasi tutto. Il nucleo della proposta ruota infatti intorno a una gavetta postmoderna in acciaio che viene utilizzata come piatto di portata e ha lo stesso effetto scenografico di una tradizionale cloche. Una volta aperta l’ospite si può ritrovare un primo piatto come delle lasagnette di patate o una vellutata di ceci, un bicchierino di cibo (si va dalla crema di pisellini al salmone fumè) e, come dessert, una mini panna cotta al frutto della passione. Prezzo della proposta? 10 euro (escluso bevande e coperto). Beh, per essere a Milano, il ticket richiesto dalla Gavetta è certamente concorrenziale. Al di là della proposta gastronomica, sicuramente fuori dagli schemi tradizionali, l’originalità della formula sta soprattutto nella catena di approvvigionamento. Sì perché il locale è privo di una cucina e tutto il cibo, già preporzionato e in confezioni termosigillate, arriva direttamente dai laboratori della food division della società Avalon di Borgo d’Ale (Vc) che già fornisce importanti nomi della ristorazione tradizionale e alberghiera. Attenzione, però, si tratta di preparazioni fresche (shelf life media di 5 giorni) realizzate artigianalmente senza conservanti e senza esser sottoposte a procedimenti di surgelazione o congelazione. Inoltre, ingredienti e materie prime sono prevalentemente di origine biologica. Monoporzioni e bicchierini, una volta consegnati al punto vendita, vengono semplicemente conservati in frigorifero e, nel caso di primi piatti e creme, scaldati in forni a microonde o a convenzione. In termini imprenditoriali l’idea risulta attraente: l’investimento non è esagerato (siamo sotto i 200mila euro) e i costi operativi sono bassi e dovuti appunto dall’assenza di una cucina e di tutti gli annessi e connessi (pensiamo solo al personale o agli oneri di natura gestionale e burocratica). Il tutto calato in una proposta gastronomica di alta qualità che si smarca completamente dal panino o dal classico “piattino” del mezzogiorno.

Una proposta formato export

«La nostra è una formula alternativa - spiega Paolo Dalle Vacche, imprenditore e managing director de La Gavetta - e nasce da una riflessione sulla recessione che ha investito pesantemente anche il fuori casa: noi crediamo che la crisi si possa sconfiggere non tagliando i costi o licenziando, ma creando nuovi modelli di business. E La Gavetta - prosegue l’imprenditore - non solo si differenzia dai format di somministrazione tradizionali, ma soprattutto funziona: a solo circa due mesi dall’avviamento stiamo già lavorando quasi senza sprechi o rimanenenze: in pratica tutto quello che ordiniano (il food viene consegnato in media ogni 2/3 giorni, ndr) viene consumato. Non solo, stiamo allargando la clientela, composta soprattutto da professionisti che hanno il proprio studio nel quartiere, e abbiamo in progetto di creare una proposta anche per la cena con un menu ad hoc e una carta dei vini appropriata». Dalle Vacche è affiancato nell’impresa dallo chef Gabriele Enrico, già imprenditore con la società Avalon che rifornisce il punto di somministrazione milanese, e da Edoardo Moretti, ceo de La Gavetta e affermato top manager. «Siamo un concept completamente made in Italy: dal capitale al know-how fino alle materie prime e al menu - aggiunge Dalle Vacche - e abbiamo una grande ambizione: espanderci anche oltreconfine».

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