Calici sudafricani a New York

Wine bar –

A Manhattan il primo e unico wine bar dedicato al Sudafrica e alla sua cultura. Si presenta così Xai Xai, tra arredi etnici, 80 etichette indigene e mini piatti della tradizione locale Un caso di successo decretato dalle recensioni dei visitatori

Xai Xai - si pronuncia sciài sciài - è un wine-bar sudafricano di Manhattan, New York, quartiere Hell’s Kitchen. «Il locale è un inno alla mia nazione e al suo vino», dichiara Brett Curtin, designer sudafricano, proprietario del locale con Tanya Hira, indiana, e Dorian Gashi, albanese, questi ultimi esperti di marketing enologico. Il vino è presente in Sudafrica dal 1655 grazie “all’importazione” da parte del Governatore olandese Jan Van Riebeck e al suo perfetto inserimento in un terroir subito rivelatosi privilegiato. I proprietari di Xai Xai hanno pensato di proporre quello straordinario pezzo d’Africa a New York. Dall‘inaugurazione, a fine 2007, è l’unico locale sudafricano monotematico della città: nei vini, nel menu, negli ambienti. Tale scelta nasce per offrire qualcosa di originale in una Manhattan in cui convergono tutte le culture mondiali, ognuna portatrice della propria enogastronomia.
I consumatori americani sono abituati a questa vasta offerta nella ristorazione. Come prassi consolidata, recensiscono quotidianamente via e-mail, i locali che frequentano: caffè e ristoranti, negozi, esercizi commerciali in genere.
Tali recensioni, pubblicate nei siti dei vari Zagat, Citysearch, Menupages, decretano il successo o meno dei posti. Spesso, a causa di tali recensioni, locali appena aperti chiudono dopo poco tempo solo perché non hanno avuto un riscontro positivo. Quelli che in cambio ricevono il massimo gradimento fanno il “sold out” senza dover ricorrere a un’ulteriore campagna pubblicitaria. Xai Xai funziona e non c’era prima. Piace l’autenticità e la coerenza. Negli arredi tutto ricorda l’aspetto “selvaggio” del Sudafrica, con motivi etnici nelle pareti di pietra, il legno cipresso dei tavoli e gli sgabelli fatti con tronchi tagliati irregolarmente. Il personale in sala è composto da nativi sudafricani in grado di poter creare un ambiente familiare per i cosiddetti “Bokke” (slang per “sudafricani”, ndr). Il nome, Xai Xai, è l’unica cosa non sudafricana: si ispira infatti a una spiaggia del Mozambico, di cui piaceva il suono accattivante, «un po’ africano e un po’ chic».

Nel bicchiere 80 tipologie (di vino)

I vini sudafricani in carta, in un momento di recessione economica, rappresentano un’alternativa valida in termini di qualità-prezzo. L’orientamento è verso produttori come Rudi Schultz, Thelema, Foundry, Clos Malverne, Klein Constantia e Boekenhoutskloof, che offrono buoni vini, ma a prezzi sopportabili. Nella carta si contano 80 tipologie tra spumanti, bianchi - Chenin Blanc in primis, Sauvignon Blanc e Chardonnay -, rosé, rossi - tra cui ovviamente l’autoctono Pinotage, ma anche ben riusciti blend di Cabernet Sauvignon e Shiraz -, vini dolci e riserve. Nel menu, curato dallo chef sudafricano Chris Van de Walt, sono presenti piatti in mini porzioni. Nella carta ci sono specialità come manzo stufato, “biltong saamies”; frittelle di pane ripiene di carne, “vetloek”; salsicce “pap & boerewors”; pesce “snoek” (sorta di luccio di mare); salmone e asparagi con cous cous e, per chiudere in dolcezza, il malva pudding, una torta dal colore giallo a base di marmellata di albicocche.

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