Banco del caffè, prove di futuro per Simonelli Group

Anno 1936: mentre Orlando Simonelli costruisce la sua prima macchina da caffè, la Fiat presenta la 500 A, prima vettura italiana di piccola cilindrata prodotta in serie. In quegli anni osterie, cantine e circoli si trasformano in bar, mentre ai bordi delle strade le stazioni di servizio diventano luoghi dove mangiare e bere un caffè. A quei gestori si rivolgono le prime macchine della piccola azienda marchigiana. Con gli anni i brevetti si moltiplicano: nel 1959 la macchina Eureka monta una pompa con moltiplicatore di pressione ed eroga “Crema caffè naturale”. Nel 1971, a seguito della scomparsa del fondatore, un gruppo di dipendenti rileva l’azienda che da allora diventerà Nuova Simonelli, proseguendo la ricerca e introducendo l’elettronica (1975) e la sua prima superautomatica (1984). Il mix di tecnologia e design permette al marchio di espandersi sui mercati europei e d’oltreoceano, dagli Stati Uniti (dove nel 1993 nasce la Nuova Distribution Usa) al Canada, dalla Nuova Zelanda all’Australia, al Giappone. Il nuovo secolo si apre con l’acquisizione della Victoria Arduino, brand ricco di storia: dal 1905 produce macchine definite le Rolls Royce del settore, con la carrozzeria dorata sormontata da un’aquila. La crescita aziendale ha costretto più volte allo spostamento in sedi adeguate alle maggiori esigenze produttive, fino all’attuale complesso industriale di Belforte del Chienti (Mc) che sorge su un’area di 20mila mq e ha una capacità produttiva di 120 macchine al giorno.

Eccellenza e territorio

Nel 2003 l’azienda firma la prima macchina certificata ergonomica, l’Aurelia, con la quale, nel 2009, fa il suo ingresso quale partner tecnico e fornitore ufficiale nel circuito delle finali mondiali del Campionato Baristi (WBC). Impegno che prosegue ancora oggi con la Victoria Arduino VA388 Black Eagle.

Ed eccoci a oggi, al 2016: quest’anno l’azieda festeggia gli 80 anni di attività e assume la denominazione di Simonelli Group, mentre viene aperta a Singapore una nuova sede commerciale. Da sempre l’azienda è profondamente legata al territorio e oggi coordina un progetto che coinvolge altre realtà della Marche. Si tratta del Ghec - Green Healthy and Easy to clean Coffee-Machine, che mira allo sviluppo di una macchina di nuova generazione. Tra i suoi tratti salienti la possibilità di venire realizzata per le parti metalliche attraverso la stampa 3D, permettendo di “costruire” i pezzi di ricambio presso i rivenditori con risparmi di tempo e di inquinanti legati al trasporto. Altri obiettivi sono l’utilizzo di biopolimeri al fine di ridurre le parti prodotte da fonti non rinnovabili e l’impiego di nanotecnologie per la pulizia e l’igiene. È recentissima anche la fondazione dell’International Hub for Coffee Research and Innovation, condotto in collaborazione con le università marchigiane.

 

 

Intervista a Maurizio Giuli, direttore marketing di Simonelli Group: «Macchine sempre più ecocompatibili»

Cosa ricerca in una macchina espresso l’acquirente professionale?
In termini generali, tutto: la migliore tecnologia, il migliore design e il massimo dei servizi. Ad esempio, la Black Eagle dimostra come tecnologia e design possano convivere senza problemi. È chiaro poi che vi sono vincoli di budget che impongono delle scelte, delle priorità. Direi, comunque, che il servizio è una parte imprescindibile: la macchina da caffè è il cuore dell’attività di un bar ed eventuali noie tecniche possono causare danni economici rilevanti. Alla nostra azienda è riconosciuta la garanzia di uno standard tecnologico elevato anche in prodotti di livello di prezzo più contenuto. Vogliamo infatti rendere accessibile ai clienti la migliore tecnologia per garantire, allo stesso tempo, un elevato livello di servizio.

Come sarà la macchina del futuro?
Sarà molto più ecologica ed efficiente nei consumi energetici, dando al barista il vantaggio di un abbattimento dei costi della bolletta elettrica e rendendo l’esercizio più eco-friendly. Sarà anche molto più leggera e, soprattutto, permetterà di abbattere il “carboon footprint” del trasporto. Un altro fronte su cui stiamo lavorando è la facilità di pulizia attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie e di materiali, limitando gli interventi di pulizia del barista.

Quali tendenze sono in atto nel mondo del caffè a livello internazionale?
Il settore è particolarmente dinamico. Oggi il caffè è sempre più un prodotto universale e l’espresso è un’icona del nuovo lifestyle. E il forte sviluppo degli specialty coffee shop ha trasformato un’abitudine in un rito. Il nostro Paese è ai margini di queste dinamiche, ma si colgono diversi segni di cambiamento. L’auspicio è che l’Italia del caffè stia veramente cambiando pelle.

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